Siamo vicini al decimo anniversario della distruzione delle Trade Towers di Wall Street e dell’attacco al Pentagono. Un americano su sette, e tra questi uno su quattro fra i 16 e i 24 anni – lo dice un recente sondaggio commissionato dalla BBC -, crede che ci sia un grande complotto dove era coinvolto il governo degli Stati Uniti. Ma in questi dieci anni le prove di un “inside job“, termine preferito degli auto-proclamatisi “truther“, hanno ricevuto delle serie conferme?
La risposta è no.

Le Trade Towers caddero perché furono costruite male per via della corruzione, dell’incompetenza, del mancato rispetto della regolamentazione da parte della Port Authority e perché sono state colpite da un grosso aereo pieno di carburante. No, gridano i cospirazionisti, sono “crollate” perché gli agenti di Dick Cheney, a decine, nei giorni precedenti hanno posizionato metodicamente delle cariche esplosive nei piani giusti di tre enormi edifici, operando giorno dopo giorno in mezzo ai lavoratori degli uffici che non sospettavano nulla; poi l’11 settembre hanno attivato i detonatori. È stato un complotto di migliaia di persone e tutte, complici di un omicidio di massa, hanno tenuto la bocca chiusa.

Qual è stato l’obiettivo dei complottisti dell’11/9? Loro fanno domande, sì, ma non rispondono mai. Non hanno mai proposto uno scenario complessivo del presunto complotto. Dicono che non spetta a loro. E allora a chi spetterebbe? Chi si aspettano che risponda alle loro domande? Quando gli vengono date delle risposte, queste vengono licenziate come invenzioni o vengono rimbalzate da un’altra domanda. Come molte sette persuasive, invocano in maniera eccitata gente importante convertita alla loro fede e i “1500 architetti e ingegneri negli USA” che dicono che il rapporto ufficiale del NIST non è completo e che necessita un’altra indagine. Sono una piccola percentuale di tutti i membri di quella professione. Almeno l’80% degli economisti negli Stati Uniti crede fermamente alle teorie a lungo screditate che hanno rovinato la vita a milioni di persone nel mondo per decenni. Il loro numero non equivale ad intelligenza, senza contare le analisi conclusive.

I complottisti colgono al volo le coincidenze e le fanno passare in sequenze che ritengono essere logiche e significative. Il loro rapporto con i testimoni oculari e con le prove forensi è scostante. Le apparenti anomalie che sembrano avallare le loro tesi vengono animatamente brandite; i testimoni che minano le loro teorie, come i testimoni di un grosso aereo che colpisce il Pentagono, vengono respinti.

Molti cospirazionisti dicono che non era un aereo, ma un missile (altri la definiscono una stupidata). Le testimonianze oculari di un grande aeroplano che si schianta contro il Pentagono vengono rigettate con disprezzo. Ci sono alcune foto dell’impatto dell'”oggetto”, cioè del Boeing 757 volo 77, che sembrano mostrare un buco probabilmente fatto da un missile. Ergo, il Boeing 757 non ha colpito il Pentagono. ERA un missile. Non era fumo quello in certe foto che oscurava una crepa più grande nelle mura fortificate del Pentagono. Su questo ultimo punto, Chuck Spinney, ora in pensione dopo anni di brillante servizio governativo, che rese pubblici i budget oltraggiosi del Pentagono, mi ha detto che “ci SONO foto dell’aereo che colpisce il Pentagono, scattate dalla camera di sorveglianza dell’eliporto del Pentagono, che era giusto accanto al punto d’impatto. Ho visto sia il fermo immagine che il video. Non ho assistito dal vero, ma il guidatore del furgone da dove ero appena sceso nel Parcheggio Sud l’ha visto così da vicino che poteva vedere le facce terrificate dei passeggeri ai finestrini. Conoscevo due persone che erano su quell’aereo. Uno fu identificato dai resti dentali ritrovati nel Pentagono.”

Di fatto centinaia di persone hanno visto l’aereo, gente che sa la differenza tra un aereo e un missile cruise. Il relitto dell’aereo fu trasportato fuori dal sito. Perché bisogna provare l’ovvio? Forse chi è rimasto ferito o ha perso amici e colleghi quel giorno contribuisce a coprire un attacco missilistico? Perché rischiare con un missile, quando hai un aereo in cielo e, prendendo una bizzarra costruzione dei cospirazionisti, si è schiantato con successo (telecomandato!) contro due tra i bersagli più difficili, le Trade Towers?

Questo non preoccupa i complottisti. Sono immuni a qualsiasi controllo della verità; Spinney “ha lavorato per il governo”. Hanno cambiato le impronte dentali. Il Boeing 757 è stato mandato in Nebraska per un rendez-vous con il Presidente Bush che ha sparato ai passeggeri, ha bruciato i corpi sulla pista e ha dato i denti degli amici di Spinney a Dick Cheney che li ha fatti cadere da un buco nei pantaloni in mezzo alle macerie del Pentagono.

Di sicuro ci sono complotti. Le accuse che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa equivalgono a un complotto. Credo che ci siano prove forti sul fatto che Franklin D. Roosevelt sapesse che una nave giapponese nel Pacifico del Nord era pronta a lanciare un attacco a Pearl Harbor. È abbastanza probabile che Roosevelt pensasse che sarebbe stato un attacco relativamente mite e pensava che gli avrebbe dato il semaforo verde per portare gli Stati Uniti in guerra.

È del tutto plausibile ipotizzare che l’FBI, l’intelligence militare statunitense e la CIA, come è stato rivendicato in modo convincente da ultimo, si siano infiltrati nel team che ha organizzato l’attacco dell’11 settembre; pile di rapporti segreti indicano un assalto imminente e addirittura il modo in cui sarebbe potuto avvenire. La storia delle operazioni di intelligence è piena di esempi di successo nella raccolta di informazioni, ma anche di una lentezza mortale nell’agire, insieme all’intenzione di non compromettere la sicurezza e l’utilità futura degli informatori, che devono provare le loro credenziali spingendo addirittura i cospiratori a un’azione immediata. A volte un agente sotto copertura deve effettivamente proporre un’azione, sia per sviare gli sforzi da una grave minaccia, sia per mettere i cospiratori in una posizione che li possa far cogliere in flagrante.

Non c’è la minima necessità di postulare delle cariche esplosive piazzate preventivamente per spiegare il perché le torri siano collassate quasi alla velocità di caduta libera. Come mi ha detto Pierre Spray, un ex progettista di armi e aerei, con una grande esperienza di esplosioni:

1. Qualsiasi esperto di demolizioni che stia architettando un piano per colpire un alto edificio con un aeroplano e poi usare esplosivi piazzati precedentemente per garantire l’INOSSERVABILE collasso dell’edificio non avrebbe mai piazzato gli esplosivi 20, 30 e 60 piani sotto il punto di impatto. Ovviamente, avrebbe messo gli esplosivi su uno o più piani il più vicino possibile al punto di impatto pianificato“.

2. È inconcepibile che il nostro esperto in demolizioni avesse programmato la sua esplosione occulta ORE dopo l’impatto del velivolo. Non poteva essere sicuro che le fiamme dell’impatto potevano durare ore. Al contrario: per coprire l’innesco delle esplosioni, avrebbe dovuto programmarle subito dopo l’impatto“.

3. Garantire il collasso di un grande edificio richiede cariche esplosive maggiori, cariche grandi abbastanza da fare molto di più che emettere “sbuffi di fumo”, citati come prove per le ipotesi degli esplosivi. Ho visto le demolizioni di edifici con esplosivi dal vero e filmati. Ogni esplosione è accompagnata da una visibile doccia di macerie pesanti e da una densa nube di fumo e polvere. Solo questo fatto rende la teoria degli esplosivi inattendibile; nessun esperto di demolizioni al mondo sarebbe disposto a promettere al suo cliente di essere in grado di abbattere un alto edificio con esplosioni, garantendo di renderle indistinguibili dagli effetti di un impatto aereo.

Herman Soifer, un ingegnere strutturale in pensione, ha riassunto brevemente il collasso degli edifici 1 e 2 in una lettera inviatami, osservando che dal momento che aveva seguito i progetti e l’ingegneria delle torri durante la loro costruzione, fu in grado di spiegare i collassi a sua moglie dopo poche ore che gli edifici andarono giù.

Le torri erano fondamentalmente dei tubi, in sostanza vuoti. I tubi possono essere strutture molto efficienti, forti ed economiche. I tubi del Trade Center hanno efficacemente resistito ai carichi verticali, ai carichi del vento e delle vibrazioni e probabilmente potevano fare molto bene contro i terremoti. Comunque, la pelle relativamente sottile del tubo cavo deve essere rinforzata a intervalli regolari per prevenire che si deformi sotto vari carichi possibili, altrimenti il tubo stesso va fuori forma e perde la sua forza”.

Per il loro rinforzo interno, le sottili pareti dei tubi del Trade Center dipendevano principalmente dai pavimenti interni, costretti al guscio esterno. Queste strutture a travi del pavimento erano sostanzialmente delle reti di travicelli, adeguate per i carichi che un pavimento normalmente prevede. Queste travi terminavano appoggiate su clip di acciaio attaccati alle pareti esterne”.

Mentre i piani all’altezza dell’impatto aereo hanno preso fuoco, la rete di travicelli, che non si aspettava dovesse resistere agli incendi, si è ammorbidita con il calore, si è piegata ed è uscita dai suoi attacchi alle pareti. Il loro peso e il loro carico li ha fatti crollare al piano sottostante, che così sosteneva il doppio peso e si esponeva al calore. Poi quel piano è collassato, e così via. Ma mentre i piani crollavano, non hanno più fatto da rinforzo ai tubi principali. Questa perdita di sostegno ha permesso alle pareti di cedere nelle fasi successive e da questo l’effetto del castello di carte.

L’acciaio ad alta concentrazione può piegarsi in modo disastroso sotto un calore estremo. I tipi di acciaio usati nelle Twin Towers (carbonio semplice e vanadio) perdono metà della loro forza se portati a 570° C e addirittura di più se la temperatura sale a 1100° C, come per la WTC 1 e 2.
L’ultima carta dei complottisti è il collasso dell’edificio 7 del WTC avvenuto qualche ora dopo l’attacco. Ma anche qui, così come per le torri, le spiegazioni date dal National Institute of Standards and Technology (NIST) del governo sono più che adeguate. Il collasso fu causato dalla rottura della struttura metallica per via della dilatazione termica delle traverse del pavimento, scaldate da incendi incontrollati, dato che la rete idrica che riforniva il sistema antincendio era stata tagliata dal crollo del WTC 1.

La squadra del NIST disse che l’esplosione più piccola in grado di danneggiare la colonna portante avrebbe prodotto un “rumore di 130/140 decibel udibile a una distanza di mezzo miglio”, e nessun rumore così forte è stato sentito dai testimoni o registrato dai video. Suoni a 130/140 decibel sono il massimo che un uomo può tollerare, oltre questa potenza si va incontro a un’onda d’urto, uno sbalzo di pressione che fornisce una forza sensibile. Esempi di rumori e i loro effetti: il motore di un jet a 100 metri (110/140 dB), danni all’udito dovuti a una breve esposizione, come stare in prima fila ad un concerto rock (120 dB), la soglia del dolore (130 dB), un colpo di fucile ad un metro di distanza (140 dB).

Le travi di acciaio possono piegarsi tremendamente sotto un intenso calore. Come discusso nell’ottimo libro di Wayne Barrett e Dan Collin, “Grand Illusion” su Rudy Giuliani e l’11 settembre, alcuni piloti di elicottero avvertirono via radio nove minuti prima del collasso finale che la Torre Sud poteva crollare e, ripetutamente, fino a 25 minuti prima della caduta della Torre Nord.

Quello che Barret e Collins hanno brillantemente dimostrato sono le effettive cospirazioni di corruzione dei controlli di Giuliani: il favoritismo verso la Motorola che ha appioppato ai pompieri radio non funzionanti; l’abilità della Port Authority di lesinare sulla protezione antincendio, il fallimento catastrofico del sindaco negli anni precedenti l’11 settembre 2001 nell’organizzare una squadra d’emergenza unificata che avrebbe comportato una maggiore comunicazione tra polizia e pompieri; così molti pompieri non sarebbero entrati senza motivo nelle Torri, gli operatori d’emergenza del 911 non avrebbero detto a quelle persone nelle Torri di restare nel palazzo e quei pompieri avrebbero potuto sentire gli avvertimenti dell’elicottero e i messaggi d’aiuto che hanno spinto molti agenti della NYPD a evacuare le Torri.

Questo è il mondo della politica reale, in cui Giuliani e altri non sono mai ritenuti responsabili. I complottisti disdegnano il mondo reale perché volevano elevare Bush, Cheney e i Neo-Con ad Arcidiavoli della storia americana, invece di essere solo un altro gruppo alla guida dell’impero Americano, un gruppo più stupido e incompetente del solito (caratteristiche che favorisco nei leader imperialisti). In realtà, quello che Bush e Cheney non hanno mai dimostrato era il loro bassissimo grado di competenza per uscirsene con qualcosa del genere. Non potevano nemmeno costruire le armi di distruzione di massa una volta che le truppe americane invasero l’Iraq, quando ogni scatola con su scritto “armi di distruzione di massa” sarebbe stata felicemente fotografata dalla stampa embedded come testimonianza finale. L’Arcidiavolo Cheney e il suo seguito di neo-con non è neppure riuscito a inventarsi una provocazione sufficiente a giustificare la sua mira di dichiarare guerra all’Iran né dare ad Israele la luce verde per farlo. Ogni giorno digrignava i denti come Bush, Condoleezza Rice e lo Stato Maggiore Riunito mentre sventavano le sue macchinazioni.

Almeno quello che Obama può fare è ricordare alla sinistra, o a quelli disinfatutati, che Bush e Cheney non sono tanto differenti dai politici e dai signori della politica estera degli Stati Uniti che li precedevano e che li seguiranno.

Il complottismo dell’11 settembre, forse finalmente un po’ in declino, è penetrato a fondo nella sinistra americana. È anche diffuso nella destra populista e libertaria, ma questo non sorprende, da sempre la destra populista americana diffida istintivamente del governo molto più che la sinistra, trovando cospirazioni fra i suoi demoni preferiti, l’Internal Venue Service, l’Ente federale per la gestione delle emergenze (FEMA), gli Elicotteri Neri o gli Ebrei e ora i Musulmani.

In questi giorni sempre meno persone di sinistra imparano la politica economica da Marx. Nel vuoto di teorie e strategie si è insinuata una diffusa visione cospirazionista del mondo, che tende a localizzare la demoniaca classe dirigente, non nella crisi dell’accumulazione del capitale, nella caduta del saggio del profitto o nella competizione inter-imperiale, bensì in gruppi locali (Bohemian Grove, Bilderberg, Ditchley, Davos) o apparenti agenzie “canaglia”, con la CIA sempre in testa. Il “complotto” dell’11 settembre o l'”inside job” è la somma di tutte queste sciocchezze.

Facciamo un viaggio nell’idiozia fondamentale dei cospirazionisti dell’11 settembre, nel primo paragrafo delle pagine di apertura del libro di uno dei loro guru, David Ray Griffin, The New Pearl Harbor. “Sotto molti aspetti,” scrive Griffin, “la prova più grande portata dai critici della versione ufficiale riguarda gli eventi dell’11 settembre sotto la luce di procedure standard di gestione di aerei dirottati, nessuno di questi avrebbe dovuto raggiungere il suo obiettivo, figuriamoci tutti e tre”. La parola chiave è il condizionale. Una caratteristica centrale dei cospirazionisti è che hanno una devota, anche se assurda, credenza nell’efficienza americana. Molti di loro iniziano con la premessa razzista, spesso espressa nei loro scritti, che gli “arabi delle caverne” non erano capaci di svolgere la missione. Loro credono che il sistema militare dovrebbe funzionare nella maniera in cui i ciarlatani della stampa del Pentagono e i venditori aerospaziali dicono dovrebbe funzionare. Loro credono che alle 8.14 a.m., quando il volo AA11 ha spento la sua radio e il suo transponder, un controllore di volo FAA avrebbe dovuto chiamare il Comando Militare Nazionale e il NORAD. Loro credono, citando con riverenza (questo è il guru Griffin, che ha scritto non meno di dieci libri sull’11 settembre) “il sito web dell’US Air Force“, che un F-15 avrebbe potuto intercettare il volo AA11 “per le 8.24, e certamente non dopo le 8.30.” Sembra che non abbiano mai letto la storia militare, se l’avessero fatto saprebbero che le operazioni minuziosamente pianificate, a parte le risposte da manuale per un’emergenza senza precedenti, vanno in malora con regolarità a causa di stupidaggini, codardia, banalità e tante altre possibilità, compresi i cambiamenti improvvisi del meteo.

La storia è generosa di esempi del genere. Secondo i piani minuziosamente preparati dallo Stategic Air Command, un imminente attacco sovietico avrebbe spinto a aprire i silos di missili in Nord Dakota e lanciare gli ICBM verso Mosca e altri obiettivi. I quattro test di lancio per ora effettuati sono tutti falliti, perciò il SAC ha rinunciato ai test. Fu per via di apparecchiature progettate male, incompetenza umana, venalità degli imprenditori della difesa o per un complotto?

Il 24 aprile 1980 gli sforzi per liberare gli ostaggi nell’ambasciata statunitense di Teheran fallirono perché una tempesta di sabbia mise fuori gioco tre degli otto elicotteri, o perché gli elicotteri erano di scarsa qualità, o perché agenti di William Casey e del Republican National Committee hanno versato dello zucchero nei loro serbatoi per via di un altro complotto? I vari tentativi dei militari americani di spiegare il perché gli F-15 non hanno intercettato e abbattuto gli aerei dirottati sono dovuti al tentativo assolutamente prevedibile di coprire la solita incapacità, o per un complotto? Il signor Cohen nel suo negozio all’angolo ha aumentato i prezzi perché vuole fare qualche dollaro, perché il suo affitto è aumentato o perché gli Ebrei vogliono conquistare il mondo? Bebel disse che l’antisemitismo è il socialismo degli idioti.

Il virus della cospirazione è un vecchio film. I russi non avrebbero mai potuto costruire la bomba-A senza i traditori comunisti negli USA. I Russi sono troppo stupidi. Hitler non sarebbe stato sconfitto dall’Armata Rossa che marciava attraverso l’ Europa Orientale e mezza Germania. I traditori hanno fatto sì che accadesse. A JFK non avrebbe sparato Oswald, sarebbe stata la CIA. A RFK non avrebbe sparato Sirhan, sarebbe stata la CIA. Non c’è fine agli esempi che cercano di dimostrare che russi, arabi, vietcong, giapponesi, eccetera, non possono eguagliare la brillantezza e la cabala segreta dei bianchi Cristiani.

Michael Neumann, filosofo e collaboratore di CounterPunch, alla University of Trent, Ontario, in una nota mandatami, osservò:
Credo che il problema di questa follia del complotto sia peggiorata ed è parte di una tendenza generale. Ci sono stati davvero seri interrogativi sugli omicidi dei Kennedy, per un inusuale numero di loro, e non è troppo folle giungere a conclusioni sbagliate. Non c’è stato un singolo interrogativo serio sull’11 settembre. Il motore del culto del complotto dell’11/9 non ha nulla di politico; è la morte di qualsiasi concezione delle prove“.

Probabilmente tutto questo deriva dal declino della potenza occidentale. Nel profondo, quasi tutti, in tutto lo spettro politico, sono chiusi in un fanatismo che attribuisce questo declino a certi poteri irrazionali e supernaturali. Il risultato è l’ascendente della magia sul senso comune, lasciando da parte la ragione.”

Eppure qualcuno ha trovato un motivo di speranza nel complottismo del 11/9. Un sofisticato della sinistra di Washington DC, mi scrisse, in accordo con la mia ridicolizzazione dello scenario “inside job”, aggiungendo, “Per me, la cosa più interessante (negli Stati Uniti) è la quantità di gente che crede che Bush l’abbia progettato [l’attacco del 11/9] o che sapesse in anticipo e l’abbia lasciato accadere. Se questo o qualcosa che del genere fosse vero, c’è un’enorme base di persone che sono più ciniche dei loro rappresentanti eletti. Questo sarebbe una vera notizia, che i media non hanno trattato e sarebbe una grande notizia.”

“Non sono sicuro di vedere un motivo di speranza nel cinismo verso il governo”, ho risposto. “La gente diceva le stesse cose riguardo il complotto di JFK e non credeva alla Commissione Warren. In realtà, questo sembra smobilitare la gente da un’attività politica utile. Se i presunti colpevoli sono così efficientemente diabolici nelle loro trame, ogni resistenza è vana. Il complottismo sull’11/9 deriva dalla disperazione e dall’infantilismo politico. Non c’è energia utile da trasferire a sciocchezze del genere. È come dire che se qualcuno urlasse stupidaggini a un angolo di strada, questo sarebbe un grande oratore.

Chiunque abbia mai visto l’assassinio di JFK saprà che ci sono anomalie e questioni in sospeso. I testimoni oculari sono in conflitto, le prove forensi probabilmente fraintese, gestite male o semplicemente assenti. Ma per me, la Commissione Warren, come confermato in quasi tutti gli elementi essenziali dell’House Committee on Assassinations alla fine degli anni ’70, aveva ragione e Oswald sparò il colpo fatale dalla biblioteca scolastica. La catena di prove sulla sua colpevolezza è convincente e gli scenari cumulativi dei complottisti sono del tutto non convincenti. Ma ovviamente, mentre gli anni passano e anche se non c’è mai stata una confessione su letto di morte che abbia mai confermato questo vasto scenario legato alla CIA, i complottisti continuano a lavorare duro, e le loro ossessioni sono sempre instancabili.

Il libro di Richard Aldrich sull’intelligence britannica, The Hidden Hand (2002), descrive come un report diretto al Pentagono non più secretato raccomandava che “materiale desecretato interessante” come certe informazioni sull’omicidio di JFK “potrebbe essere rilasciato e addirittura postato su internet, come un diversivo” e usato per “ridurre lo sfrenato appetito del pubblico per i ‘segreti’, fornendo materiale di distrazione in buona fede”. Aldrich aggiunge: “Se i giornalisti investigativi e gli storici contemporanei vengono assorbiti dai fastidiosi, e stancanti dibattiti riguardanti la collinetta erbosa, probabilmente non sonderebbero aree dove non sono graditi.”

I complottisti si sono uniti per produrre un’enorme distrazione, proprio come fece Danny Sheehan con la sua Denuncia che ipnotizzò e distrasse dal Nicaraguan Solidarity Movement negli anni ’80 e che alla fine crollò in un tribunale della Florida quasi più velocemente delle Torri.

Ci sono un sacco di complotti in America, perché inventarsene di falsi?

(Questo scritto è preso dal mio contributo allo Special Report di CounterPunch: “Debunking the Myths of 9/11”, dove il fisico e ingegnere Manuel Garcia Jr ha presentato i tre report portati avanti da CounterPunch e dove JoAnn Wypijewski scrisse il suo saggio “Conversations at Ground Zero” dopo una giornata passata con la gente del posto).

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Fonte: CounterPunch The 9/11 Conspiracists: Vindicated After All These Years?
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO