La pianificazione del default greco in un articolo di Der Spiegel
Ieri, 13 settembre, la cancelliera Merkel ha dichiarato che bisogna impedire in tutti i modi un «default incontrollato della Grecia», lasciando così intendere l’inevitabilità del default e che l’importante ora è appunto il suo «controllo». In realtà i governi europei sembrano annaspare nel buio, mentre la confusione regna sovrana. In Italia, intanto, sia le aste dei Bot che quelle dei Btp hanno fatto segnare pesanti rialzi dei tassi di interesse. La sindrome greca si sta dunque dispiegando in tutti i suoi aspetti, compreso quello della richiesta d’aiuto alla Cina. Un intervento che ben difficilmente potrà essere sostanziale, a causa dell’opposizione degli Usa e dell’Ue alla penetrazione dei capitali cinesi nell’economia europea.
Ma torniamo alla Grecia, il Paese portabandiera dei Piigs, la cui insolvenza potrebbe creare serie conseguenze al sistema bancario europeo, con le banche francesi in prima linea. La Germania, dopo aver contribuito in maniera decisiva allo strangolamento del Paese sta ormai prendendo atto dell’impossibilità di mettere sotto controllo il debito di Atene. Ecco quindi i preparativi del Piano B, di cui da notizia Der Spiegel nell’articolo sintetizzato e tradotto dal blog Voci dall’estero, che pubblichiamo di seguito.
La Germania pianifica un possibile default della Grecia
Estratto da un lungo articolo di Der Spiegel – i Tedeschi si giustificano dicendo che l’hanno detto e ridetto, ai Greci bambini cattivi (non sto scherzando, lo dicono davvero: “Like Constantly Telling Children to Clean Up Their Room“), e ora sono costretti a prendere seri provvedimenti – ma traduco solo la parte interessante del discorso: la pianificazione del default.
La pianificazione per il giorno della resa dei conti è già in corso, nei dipartimenti del Ministero delle Finanze di Berlino, così come nei gruppi di lavoro presso l’UE a Bruxelles. I funzionari del Ministero delle Finanze Tedesco sperano che il fallimento greco potrà essere gestito, a patto che i politici europei mantengano la calma ed i fondi di salvataggio siano aumentati come previsto.
La motivazione è quella di inviare un segnale, non solo ai partners Europei di Berlino, ma anche ai politici scettici del governo di coalizione in Germania. Il messaggio è che l’Europa ha un’altra alternativa oltre agli aiuti: se necessario, può anche ritirarsi.
Il tema è stato discusso in una cena martedì scorso presso il Ministero delle Finanze Tedesco, alla quale il Ministro delle Finanze Schäuble aveva invitato i suoi omologhi Ministro delle Finanze Finlandese Jutta Urpilainen e Ministro delle Finanze Olandese Jan Kees de Jager.
Ufficialmente, i Ministri erano lì per discutere la garanzia che i Finlandesi vogliono ricevere dai Greci in cambio di ulteriori aiuti. Ma la vera questione era la escalation della crisi ad Atene. I partecipanti erano tutti consapevoli che la situazione in Grecia attualmente è senza speranza, e che il fallimento è probabilmente inevitabile. Le uniche differenze di opinione riguardavano le conseguenze.
Schäuble sosteneva che i greci dovrebbero rimanere nell’unione monetaria, anche dopo il cosiddetto “taglio di capelli”. De Jager, invece, non si opponeva alla loro uscita dall’eurozona. I partecipanti erano d’accordo che le conseguenze ultime dipendono dagli stessi greci: gli altri membri della zona euro non hanno la possibilità di espellerli dall’unione monetaria.
Calcolare le conseguenze
Schäuble è convinto che le cose non possono continuare così come sono. La scorsa settimana ha condiviso le sue preoccupazioni e le sue conclusioni in diverse conversazioni con i suoi più stretti collaboratori. Ogni volta, il suo messaggio era che lui non crede più che i Greci saranno in grado di soddisfare le condizioni previste, e che probabilmente saranno a corto di soldi già nel mese di Ottobre.
I funzionari del Ministero delle Finanze hanno già calcolato le conseguenze. La scorsa settimana, un inviato da Berlino ha presentato i risultati ai partners della Germania a Bruxelles.
Ci sono fondamentalmente due possibilità per una bancarotta Greca, ha detto il funzionario Tedesco: o il paese rimane nella unione monetaria, o si ritira.
Entrambe le opzioni comporterebbero una ristrutturazione, il che significa che la Grecia potrebbe rimborsare solo una certa quota del proprio debito, come il 50 per cento. Ciò si tradurrebbe in perdite significative per i creditori di Atene, come la Banca Centrale Europea (BCE), altri paesi dell’Unione Europea e banche, assicurazioni e istituzioni finanziarie di tutta Europa. L’inviato di Schäuble ha presentato al suo pubblico a Bruxelles i risultati delle simulazioni del Ministero delle Finanze Tedesco, e ha detto che l’obiettivo dovrebbe essere quello di contenere i danni causati da queste perdite.
Il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF) svolge un ruolo chiave nelle loro considerazioni. Il Ministero delle Finanze vuole che la struttura con sede in Lussemburgo, guidata dall’economista Tedesco Klaus Regling, sia fornita il più rapidamente possibile delle nuove competenze che sono state concordate al vertice della crisi a fine luglio. Una volta che ciò accadrà, ci sarà una buona possibilità di proteggere il resto della zona euro dalle perturbazioni provenienti dal default Greco.
Credito preventivo
I piani Tedeschi si concentrano su due strumenti. In primo luogo, i funzionari di Schäuble sostengono l’uso di linee di credito preventive, che coinvolga l’emissione di prestiti ponte da parte dell’EFSF verso i paesi finanziariamente deboli. In secondo luogo, intendono fornire iniezioni di liquidità alle banche per fermare le difficoltà.
L’uomo di Schäuble a Bruxelles ha sostenuto che interi paesi ed i loro settori bancari potrebbero essere protetti da questi due strumenti. I prestiti potrebbero aiutare l’Italia e la Spagna, ma anche piccoli paesi come Cipro, che potrebbero trovarsi in difficoltà a prendere in prestito denaro da parte degli investitori, timorosi dopo il fallimento della Grecia.
Le banche in molti paesi dell’eurozona potrebbero alla fine ritrovarsi dipendenti per miliardi da Lussemburgo, perché dovrebbero svalutare le proprie disponibilità di titoli di stato Greci. Le banche Greche soffrirebbero più di tutte le conseguenze di un fallimento nazionale. Per questo motivo, i funzionari Tedeschi sostengono, è abbastanza plausibile che le banche Greche potrebbero ancora beneficiare di un aiuto, anche dopo che il governo Greco venisse tagliato fuori dall’assistenza dell’EFSF. Come la crisi finanziaria ha dimostrato, le banche sono profondamente interconnesse attraverso i confini nazionali. Se una grande banca fallisce, le altre possono essere facilmente trascinate nel disastro.
Tali conseguenze sono prevedibili indipendentemente dal fatto che la Grecia mantenga l’euro o si ritiri dall’eurozona. In realtà, Atene non avrebbe scelta: il governo può sperare di far crescere la sua debole economia solo se la Grecia reintroduce la sua moneta e svaluta fortemente la nuova moneta nei confronti dell’euro.