Siamo arrivati a Tunisi il 1° Ottobre, in tarda mattinata. Appena raggiunta l’Avenue Bourguiba, al centro della città, siamo rimasti colpiti dall’atmosfera rilassata e molto lontana da quella respirata a Marzo, quando ancora per le strade la gente pullulava, si riuniva, teneva piccoli comizi e ogni gruppo organizzava il proprio corteo a sostegno della Rivoluzione. Sembra che tutto sia tornato alla normalità, la gente ha ripreso la propria routine quotidiana, delegando ai partiti e movimenti l’onere della campagna elettorale, il cui primo giorno si è svolto al chiuso dei palazzi e degli uffici.
Siamo tornati in Tunisia per concretizzare il progetto avviato lo scorso Marzo, quando abbiamo visitato le località del Sud, Kasserine e Sidi Bouzid, dove sono iniziate le proteste che hanno innescato il processo rivoluzionario, con la conseguente cacciata di Ben Ali.
A Kasserine avevamo incontrato l’associazione Khayma (Tenda), con la quale abbiamo stabilito una collaborazione per sostenere la battaglia legale portata avanti dalle famiglie dei Martiri, per far chiarezza su chi ha massacrato i loro cari e ottenerne la condanna.
Prima di recarci a Kasserine, abbiamo ritenuto opportuno, per chiarirci le idee sulla attuale situazione, incontrare diversi soggetti politici. Fino ad oggi abbiamo parlato con il Partito Democratico Progressista-PDP, il Partito Comunista Operaio Tunisino-PCOT, il Movimento dei Patrioti Democratici-MPD, tutti coinvolti nella campagna elettorale per le elezioni dell’Assemblea Costituente che si terranno il prossimo 23 Ottobre.
La mattina del 2 Ottobre abbiamo parlato con Rached Chouchene, responsabile della campagna elettorale per il PDP, che ci è sembrato caratterizzato da posizioni ‘politicamente corrette’. Il PDP non aveva fatto parte del Fronte del 14 Gennaio, ciò nonostante aveva appoggiato il governo Gannouchi. Ha invece ritirato l’appoggio al governo Essebsi, perchè questi ha preso decisioni unilaterali, senza consultare le altre forze politiche. In particolare ha deciso di sciogliere l’RCD e di procedere alla formazione dell’Assemblea Costituente senza indire elezioni presidenziali. Il PDP è sostanzialmente un fronte che comprende panarabisti, islamisti progressisti e sinistra moderata e, a detta di Rached, senza alcun riferimento ideologico. Le richieste fondamentali che avanza consistono in uno stato laico, con separazione tra potere politico e religione, un sistema economico di orientamento ‘liberal’, il rispetto delle principali libertà (stampa, opinione), dei fondamentali diritti umani e il rilascio dei prigionieri politici. Rached ha anche dichiarato che il PDP non è assolutamente disposto a stringere accordi con il Partito islamista Ennahdah. E’ convinto di una buona affermazione elettorale del suo partito che stima oltre il 30%.
Nel pomeriggio abbiamo incontrato nella loro sede, alcuni dirigenti dell’organizzazzione giovanile del PCOT, l’Unione dei Giovani Comunisti Tunisini.
I giovani compagni hanno dimostrato una buona preparazione politica, esprimendo posizioni molto articolate sia sulla situazione interna che sulle rivoluzioni in corso negli altri paesi arabi.
Sulla situazione in Tunisia ci hanno riferito come le forze controrivoluzionarie stiano cercando di assumere il controllo della situazione. Ci è stato spiegato che i Comitati rivoluzionari di quartiere, nati per la difesa militare dei quartieri popolari, hanno progressivamente assunto un ruolo politico. Alcune forze della sinistra radicale, fra cui PCOT, organizzazioni Trotskiste e l’MPD, hanno lavorato per creare una direzione centrale con l’istituzione del Consiglio Nazionale per la Protezione della Rivoluzione. In contemporanea, su proposta di Essebsi, viene fondata l’Alta Istanza per la Transizione Democratica, che su volontà dello stesso Essebsi assorbe il Consiglio Nazionale, ed assume un ruolo meramente consultivo. Di fatto Essebsi ha sabotato il processo rivoluzionario, favorendo la controrivoluzione. Il PCOT sostiene che dopo l’approvazione della nuova costituzione, caratterizzata da un sistema parlamentare su base proporzionale e da magistratura indipendente dal potere esecutivo, dovranno tenersi le elezioni parlamentari e le amministrative.
Passando alla situazione internazionale, i compagni hanno espresso pieno sostegno al popolo siriano in lotta contro l’oppressione del regime di Assad, affermando di non credere assolutamente che la sollevazione sia pilotata dalle potenze imperialiste occidentali. Hanno inoltre espresso solidarietà al popolo libico, che si è liberato del regime di Gheddafi. Hanno condannato però l’intervento della Nato, in quanto sicuramente non umanitario, ma finalizzato alla realizzazione del progetto del Nuovo Medioriente, asservito agli interessi dell’occidente, specialmente degli USA.
Oggi, 3 Ottobre, abbiamo incontrato Chokri Belaid, Coordinatore generale del’MPD, e Zied Lakhdhar, Responsabile della comunicazione. I compagni hanno sottolineato come la rivoluzione abbia avuto origine nel 2008, quando nella regione mineraria di Gafsa, si tennero numerosi scioperi per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi più povere. La mobilitazione, sostenuta dall’Unione Generale dei Lavoratori Tunisini-UGTT, si protrasse per ben 8 mesi e fu duramente repressa dal regime di Ben Ali. Nonostante la repressione, da allora si sono verificati in tutto il paese, numerosi scioperi e manifestazioni di protesta, che fino al 17 Dicembre 2010 sono rimasti occasionali e non collegati tra loro, ma hanno progressivamente coinvolto strati sociali più agiati e molti intellettuali. Dal Dicembre 2010 in poi le proteste sono divampate radicalizzandosi: da generiche richieste di migliori condizioni di vita e di rispetto per i fondamentali diritti politici e umani, si è passati al più perentorio ‘Via Ben Ali’. Il 12 Gennaio 2011 ha avuto luogo lo sciopero generale, che ha provocato una durissima repressione. La popolazione non si è lasciata intimidire e, nonostante i massacri, ha proseguito la mobilitazione. Il 14 Gennaio, Ben Ali ha dovuto prendere atto che la sua dittatura era giunta al termine ed è fuggito. La sua cricca ha cercato di rimanere in sella, scatenando le forze dell’ordine contro i cittadini, che hanno tenuto duro organizzandosi militarmente e politicamente, dando vita a 2 presidi, Kasbah 1 e Kasbah 2, davanti al ministero dell’interno, simbolo della repressione e luogo di terribili torture. A questo punto, Gannouchi, già primo ministro di Ben Ali, si dimette lasciando il posto a Essebsi, a sua volta ministro di Bourguiba, predecessore di Ben Ali.
Fino ad ora non siamo riusciti a parlare con alcun esponente del Partito islamista Ennahdah, che è stato però argomento ricorrente in tutti gli incontri svolti. Il PCOT a riguardo, mostra un atteggiamento di apertura, mentre l’MPD, così come il PDP, ha manifestato un netto rifiuto a futuri accordi, in quanto ritiene che Ennahdah abbia uno stretto legame con i Fratelli Musulmani, funzionali, a loro dire, all’ imperialismo occidentale/statunitense.
Sia il PCOT che il Movimento dei Patrioti Democratici si sono molto interessati all’attività di Sumud e hanno dato la loro disponibilità per la realizzazione di comuni progetti. Intanto domani mattina partiremo alla volta di Kasserine dove siamo attesi da Khayma e dai referenti locali di PCOT e MPD. Incontreremo le famiglie dei martiri alla presenza degli avvocati che le assistono nella richiesta di giustizia, per consegnar loro i fondi raccolti. Per l’occasione è stata indetta una conferenza stampa congiunta Sumud-Khayma.
La Brigata di Solidarietà con la Rivoluzione Tunisina
da Sumud