Ministro Intelligence iraniano, ecco perché l’accusa Usa contro l’Iran è falsa

Dall’11 Ottobre il mondo si interroga su una accusa rivolta dal governo degli Stati Uniti all’Iran, un presunto coinvolgimento nell’attentato contro l’ambasciatore saudita a Washington.
Giovedì però il Ministro dell’Intelligence iraniano ha esposto importanti concetti che confermano l’analisi della maggior parte degli esperti, il fatto che l’accusa contro il governo iraniano è infondata. Giovedì, in una lunga conferenza stampa, Moslehi ha spiegato uno per uno i difetti e le contraddizioni della ridicola accusa americana.

1)Moslehi ha spiegato che quello che gli americani definiscono “intercettazione telefonica” non è avvenuta prima dell’arresto del sospettato. Infatti, egli, dopo il suo arresto, avrebbe chiamato, dall’ufficio dell’FBI, qualcuno in Iran. Non c’è nessun documento su chi sia veramente la persona chiamata; si sostiene che la persona chiamata sia uno dei comandanti della forza Quds ma non c’è nulla che lo dimostri. Io voglio sapere da quando in qua una telefonata fatta dall’ufficio dell’FBI venga considerata come “intercettazione telefonica” e possa essere esibita come prova o documento. Moslehi ha spiegato che questa maniera di “generare” prove di fatto è una prova ed una conferma di ciò che sostiene l’Iran, e cioè la falsità dell’accusa.

2) “Mi chiedo quale agenzia o ufficiale d’intelligence in tutto il mondo abbia mai diretto una operazione, e sul suolo nemico per giunta, attraverso il telefono? Chi è così sprovveduto da dare via telefono l’ordine dell’assassinio della presunta vittima? Chi è che indica il luogo del delitto della vittima al telefono e poi dice addirittura che più persone vengono uccise e meglio è?”, si è chiesto Salehi che ha aggiunto: “Il bello è che la trattativa sul pagamento per l’attentato, secondo i documenti Usa, avviene ancora per telefono e si dice che per il pagamento di una somma aggiunta come premio verrà chiesto ai responsabili superiori. Moslehi ha spiegato:  “Noi usiamo questa stessa cosa che gli americani chiamano prova e diciamo al mondo ed alle persone sagge: “cosa è avvenuto al mondo intero e come mai accetta come documento d’intelligence la trama delle peggiori commedie e le porta persino al Consiglio di Sicurezza?”.

3) Moslehi si chiede ancora per via di quali caratteristiche l’Iran avrebbe dovuto scegliere l’imputato come agente? Secondo le stesse informazioni diffuse dai media occidentali, la persona in questione aveva condizioni pessime e pertanto nemmeno l’intelligence del paese più debole del mondo si sarebbe fidata di lui, figuriamoci poi se gli avrebbe affidato una missione così complessa sul suolo americano.

4) Moslehi ha spiegato che l’imputato si trovava da 20 anni in America ma che aveva ricevuto la cittadinanza solo 8 mesi prima. Perché? Moslehi ha spiegato che gli Usa, anche in casi precedenti, hanno ricattato cittadini iraniani chiedendo loro azioni contro la propria nazione o addirittura i loro famigliari per dare loro la cittadinanza. “Partecipare a questo complotto era la condizione per dare la cittadinanza ad Arbabsyar?”, si è chiesto Moslehi.

5) Il Ministro dell’intelligence ha spiegato che sotto un profilo tecnico, sarebbe assurdo usare narcotrafficanti messicani. E poi perché un gruppo che guadagna decine di miliari di dollari, come riferiscono i media americani, dovrebbe esporsi ad un pericolo così grande per un milione e mezzo di dollari? Ed infine, per quale ragione un gruppo di narcotrafficanti e terroristi così pericolosi, sono così spregiudicati da ricevere il pagamento per un assassinio attraverso una banca di New York?

da http://italian.irib.ir/