«Il popolo siriano ripudia il confessionalismo e ogni intervento straniero provocato dal regime». Intervista al Dottor Khaled Khoja

Khaled Khoja è un attivista e portavoce dell’opposizione siriana che risiede in Turchia. Appartenente alla corrente islamica è stato membro della “Dichiarazione di Damasco” — una coalizione degli oppostori siriani nata nell’ottobre 2005. Oggi fa parte del Consiglio nazionale siriano (SNC).


D: Qual è il tuo giudizio delle rivendicazioni democratiche e della loro massima espressione, l’Assemblea costituente?

R: Dandosi fuoco, il tunisino Mohammad Bouzizi, ha acceso la fiaccola della libertà in tutto il mondo arabo ed ha aperto una finestra di speranza tra l’opinione pubblica. Ha incoraggiato i giovani arabi a combattere per la libertà e la dignità che il mondo arabo ha sognato per decenni. Così, migliaia di cittadini siriani stanno sacrificando pacificamente la propria vita contro la macchina di morte del regime, per una Siria democratica e per istituire un sistema plurale basato sui diritti civili, rifiutando qualsiasi compromesso. I partiti di opposizione che si raggruppano sotto l’ombrello della Alleanza nazionale Siriana [Siria National Umbrella, Ndr] non dovrebbe discostarsi dalle richieste del movimento di strada. Essi sono infatti l’eco della loro voce, almeno fino a quando il popolo siriano guadagnerà tutti i propri diritti.

D: Come ti relazioni con le forze laiche e di sinistra da un lato e con la Fratellanza Musulmana, e coi salafiti più radicali? Quanto sono consistenti queste correnti?

R: Nessuno dei partiti menzionati erano preparati per un caso critico come quello che viviamo, ma il movimento di strada all’interno della Siria ha obbligato l’opposizione tradizionale ad unificare i suoi sforzi. Ci sono voluti 6 mesi per avere la maggior parte dei partiti che hanno un peso a sedersi attorno ad un tavolo e discutere per elaborare una road map per salvare la Siria dalla dittatura e gestire questa svolta storica. I Fratelli Musulmani sono diventati più pragmatici e meno ideologici in 30 anni in esilio, stesso dicasi per i gruppi di sinistra. Per quanto concerne i salafiti, almeno fino ad ora, non hanno alcun peso nell’opposizione. Siccome le correnti e i i gruppi citati hanno agito all’interno della Siria in maniera sotterranea, è difficile stabilire la loro effettiva consistenza; è tuttavia palese che il movimento di piazza animato dai giovani siriani, non ha alcuna relazione organica con una qualsiasi delle forze tradizionali, pur tenendo presente che le forze di opposizione principali della diaspora hanno un certo sostegno da parte degli attivisti all’interno della Siria.

D: Cosa pensi dello stato islamico e della sharia?

R: Prima di tutto devo dire che ci sono molti fraintendimenti sull’Islam: La parola “sharia” ha suscitato effetti spaventosi sia a causa degli “orientalisti” che da parte dei musulmani estremisti. Sharia significa semplicemente “percorso” o “legge”. Secondo l’Islam mentre c’è solo una “religione” ci sono diverse sharie. Infatti tutti i Messaggeri, da Adamo a Maometto, hanno difeso la stessa religione, ma hanno applicato diverse sharie. La parola “Islam” significa un’obbedienza basata su: 1) la percezione, 2) l’immaginazione e 3) l’amore. Mentre l’obiettivo dell’Islam è quello di proteggere: 1) il sé, 2) la religione, 3) la mente, 4) la vita 5) il patrimonio.
Quindi qualsiasi sistema o stato in grado di assicurare nel loro insieme questi 5 obbiettivi sarà compatibile con i principi islamici.

D: Quali condizioni devono essere soddisfatte affinché la rivoluzione vinca?

R. La Rivoluzione siriana continuerà a battersi in maniera pacifica perseguendo le sue richieste legittime. Ultimamente ci sono state più defezioni dall’esercito siriano così come dai servizi di sicurezza, i disertori hanno protetto la gente innocente correndo il rischio di essere uccisi. Questo fenomeno è legittimo, ma ogni lotta intestina all’interno dell’esercito siriano insidia l’unità siriana e non sarà accettabile. La rivoluzione siriana ha vissuto per sette mesi con pazienza e ha bucato la bolla della propaganda menzognera del regime. Il regime ha cercato di provocare le masse al fine di spingerle verso una guerra settaria-confessionale, di gettarle nella disperazione affinché invocassero un intervento straniero. Il movimento popolare potrebbe superare tutti i giochi del regime facendo leva su una matura coscienza civile. Proseguendo in questo modo e rafforzando questa consapevolezza la rivoluzione giungerà fino alla vittoria.

D: Cosa pensa del ruolo della Turchia? Ankara non vuole intervenire? C’è qualcosa che può essere chiamato neo-ottomanismo?

R: La Turchia ha avuto un rapporto eccezionale con il regime di Assad. Erdogan ha sostenuto Assad a livello internazionale e lo salvò dalla messa in stato d’accusa molte volte, soprattutto dopo l’assassinio del Primo Ministro libanese Rafiq Hariri. Questo rapporto eccezionale ha consentito alla Turchia di svolgere un ruolo di mediazione tra l’opposizione e il regime di Assad. La Turchia ha sostenuto le rivendicazioni del popolo siriano sin dall’inizio e ha chiesto ad Assad di rispondere al suo popolo. Ma Assad ha ignorato tutte le richieste e bollato i cittadini che chiedevano la democrazia come “terroristi salafiti”, “collaborazionisti americani”, “vermi” ecc … e ha iniziato ad ucciderli. Questa situazione ha avvicinato la Turchia all’opposizione e ha portato Erdogan ad annunciare sanzioni contro il regime siriano. Neo-ottomanismo non è la parola esatta per spiegare i tentativi di riposizionamento geopolitico della Turchia in un mondo che cambia rapidamente. La Turchia vuole cambiare la sua posizione di ponte tra est e ovest per diventare un giocatore di primo piano nella zona. Il Sig. Davutoglu ha espresso la sua strategia come segue: «Tirando la corda fortemente verso est la freccia andrà più veloce ad ovest».

D: Cosa pensi della richiesta di un intervento militare straniero e dell’esperienza libica?

R: A differenza dei rivoluzionari libici, il movimento d’opposizione siriano non ha fatto appello ad un intervento militare straniero. Ultimamente i siriani chiedono alla comunità internazionale di proteggerli, ma c’è una grande differenza tra l’intervento militare e la protezione internazionale nel quadro del diritto internazionale.

D: E le sanzioni?

R: Sanzioni quali quelle finanziarie o sulle armi che potrebbero impedire l’uccisione di manifestanti innocenti e pacifici sono accettabili. Ma sanzioni che indeboliscano la Siria come stato non saranno accettate dal popolo siriano.

D: Quali diritti garantiresti ai curdi?

R: In una Siria democratica nessuno avrà il diritto di concedere questo o quello a nessuno dal momento che tutti i cittadini sono uguali per legge. La nuova Siria rispetterà il mosaico di cui è composta la società siriana.

D: Cosa pensi di Hezbollah e in che modo il rapporto sarà gestito in futuro dopo la caduta di Assad?

R: La storia può essere distorta, ma la geografia no. Le buone relazioni con i nostri vicini saranno mantenute. Sostenere il regime dittatoriale di Assad come Hezbollah ha fatto non è l’atteggiamento giusto. Ci auguriamo che i sostenitori della dittatura di Assad capiranno che i dittatori sono transitori e le nazioni sono durature.

D: Quale ruolo giocano Riyadh e le monarchie del Golfo?

R: All’inizio della protesta, l’Arabia Saudita, ha dichiarato il suo sostegno ad Assad, ma in seguito, quando Bashar al Assad ha iniziato i massacri in molte città, hanno smesso di sostenerlo. D’altra parte, la rivoluzione siriana inizialmente non godeva di alcun aiuto, ha iniziato passo per passo ricevendo la solidarietà e simpatia anche da parte dei paesi del Golfo.

da http://www.antiimperialista.org/
Traduzione a cura della redazione