Di quale patria stanno parlando?

Berlusconi venderà cara la pelle, ma alla fine la venderà. La pagheranno cara, fornendogli un “salvacondotto”, chiudendo un ciclo politico come fosse una commedia. Che fine farà la sua servitù, questa è un’altra storia. Trippa per gatti non ce n’è per tutti.

I badogliani, di cui Napolitano è regista, salveranno solo quelli che chineranno il capo, e la smetteranno di fare i populisti. Il liberismo montiano, del resto, non è forse un inveramento delle promesse del berlusconismo della prima ora? Quelli che non la piegheranno avranno la guerra. Non resta loro che giocare il tutto per tutto, dando vita, per restare a galla, ad una nuova forza politica populista che si opporrà, sotto la bandiera della difesa della sovranità popolare, della tutela degli interessi nazionali, all’union sacrée. La destra, così come Berlusconi e Bossi l’avevano plasmata, verrà spappolata. Affinché rialzi la testa ci vorrà un po’ di tempo. Quanto dipenderà da diversi fattori, tra cui, anzitutto, se davvero la cura Monti sortirà i suoi effetti.

La sinistra non naviga in acque più tranquille. Se, come appare probabile, l’operazione Monti andrà in porto, c’è un solo luogo possibile dove essa può risorgere, quello dell’opposizione frontale al governo d’emergenza. Chiunque abbocchi alle sirene montiane, con la promessa di un un posticino al sole, verrà travolto, con ignominia, peggio di coloro che nel 1995 “baciarono il rospo” consentendo la nascita del governo Dini.

L’analogia tra il governo Dini e quello di Monti, va tuttavia presa con le pinze. La situazione è ben più drammatica di allora. Il disegno che sta dietro ai committenti di Mario Monti è quindi ben più ambizioso. La posta in palio è enorme: evitare il default italiano per salvare l’elefante che vola, l’Unione europea e il suo unico e malandato pilastro, l’euro. A questo fine non è sufficiente defenestrare il puttaniere di Arcore, bisogna ricostruire la classe politica italiana, per la precisione rifondare l’intero sistema politico. Dare vita, come abbiamo detto, alla Terza Repubblica.

E’ in questa prospettiva che l’eurocrazia europea, dopo avere commissariato l’Italia, tenta di prendere in mano direttamente il governo, saltando addirittura la pantomima della rappresentazione politica legittimata dal voto popolare. Questo imprinting la dice lunga sulla fisionomia dell’Italia che hanno in mente: un paese che dalla sovranità limitata — implicita negli stessi trattati costitutivi dell’Unione che sovradeterminano le decisioni politiche nazionali — diventerà vassallo, un protettorato. I demiurghi di quest’operazione strategica (Grecia e Italia fanno da battistrada), questi campioni della fulgida e liberale civiltà occidentale, non possono dare a vedere di sopprimere la democrazia parlamentare, non possono abolire le elezioni. La dittatura del capitale finanziario dovrà essere camuffata. Continueremo ad avere un Parlamento e delle elezioni, ma eleggeremo solo dei fantocci, visto che i partiti che li candideranno saranno tutti, pur con diverse bandiere, precettati e ubbidienti allo stesso padrone. La Terza Repubblica, sarà delle banane o non sarà.

Monti ci viene presentato come Salvatore della patria. Verissimo, a patto di specificare che la sua patria non è questa, propriamente non è neanche l’Unione europea. La sua patria non consiste in un’entità statuale, è la piramide massonica globale, sulla cui cima svetta la setta dei vampiri della grande finanza predatoria euro-atlantica. Un gauleiter come abbiamo detto, un Quilsing. Un novello Caronte a cui viene affidato il compito di traghettare il paese oltre il marasma, di evitare il default.

Che egli ci riesca noi dubitiamo. Monti sa bene i rischi che corre, che l’economia, a causa della sua cura da cavallo, entrerà in recessione più profonda, ciò che non solo aumenterà miseria e disoccupazione, ma potrebbe pregiudicare, a causa delle minori risorse in entrata, lo stesso programma di rientro dal debito. Tanto più che eventualmente tappata la falla italiana, tutto potrebbe andare gambe all’aria per la bancarotta in qualche altra parte d’Europa o del mondo.

Entrato in scena come salvatore della patria Monti potrebbe uscirne come il distruttore, se non della sua di quella nostra.

 

da Sollevazione