Analisi della mossa della Bce
Chi ci segue ricorderà che davamo come altamente probabile nei prossimi mesi un fallimento a grappolo di alcune grandi banche europee. Aggiungevamo che questi fallimenti avrebbero a loro volta potuto causare un default combinato dei debiti sovrani, tra cui quello italiano. Col che addio all’euro e all’Unione europea. Alcuni ci hanno rimproverato per questo, “siete i soliti catastrofisti!”.
Il recente prestito di ben 489 miliardi di euro fatto dalla Bce di Draghi alle banche europee è la prova, invece, che avevamo ragione. La Bce non avrebbe elargito questo ingente prestito (operazione denominata Ltro, acronimo che sta per Long Term Refinancing Operation) se questo crollo non fosse stato imminente.
Con la liquidità ottenuta il sistema bancario non collasserà. Almeno per ora. Capodanno senza botto, collasso rimandato. Rimandato, non sventato. A due giorni dall’operazione lo affermano non solo gli analisti, ma molti traders nonché, a garanzia dell’anonimato, diversi banchieri.
La conferma che il sistema bancario europeo, non solo quindi dei Piigs, è sull’orlo del precipizio, è venuta nelle ore immediatamente successive al prestito della Bce.
Gli ottimisti affermavano che questi quattrini le banche li avrebbero finalmente immessi nel circuito economico, a finanziare “la crescita”. Aspetta e spera! Altri, più realisti, si aspettavano che con questi soldi freschi le banche sarebbero giunte in soccorso degli Stati, acquistando o preparandosi ad acquistare fette grosse di titoli di stato, anzitutto dei paesi a rischio. «La Bce puntella i governi per interposta persona», scriveva Fabrizio Galimberti il 23 dicembre su Il Sole 24 Ore. In effetti un buon affare: le banche prendono dalla Bce all’1% per finanziarsi comprando Btp al 6-7%. Guadagni facili.
Nulla di tutto questo!
Ma cosa ci hanno fatto e ci stanno facendo le banche, anzitutto quelle italiane, con la montagna di soldi presi in prestito dalla Bce? Ci stanno ripianando, a conferma che lo spettro del fallimento aleggia, i loro bilanci scarcassati. Si tenga conto che le banche non sono meno indebitate degli stati. Ecco allora che esse con la liquidità appena ottenuta rimborsano questi debiti, le obbligazioni in scadenza nel 2012. Solo le prime cinque banche italiane nell’anno entrante dovranno rifinanziare 88 miliardi di euro di obbligazioni. Non finisce qui «Alcune banche, confessa un direttore generale di un medio istituto, useranno la liquidità anche per un altro motivo: ricomprare sul mercato le loro stesse obbligazioni a prezzi di saldo». [Morya Longo, Il Sole 24 Ore, 23 dicembre 2011]
Basteranno i 116 miliardi di euro prelevati dalla Bce ad evitare un collasso nel 2012? Certo che no, dicono gli analisti. Questa cifra rappresenta solo il 5% della raccolta totale delle banche italiane. Così già sappiamo che “la Bce a fine febbraio organizzerà una nuova immissione di liquidità a tre anni”. [Ibidem]
Le banche italiane hanno un problema serissimo coi cosiddetti “crediti deteriorati”. Nel 2008 i primi dieci istituti italiani avevano crediti dubbi per 48,8 miliardi, il 3% del totale degli impieghi. Adesso la situazione è ben peggiore. Al 30 settmbre 2011 i crediti deteriorati ammontavano a circa 103,4 miliardi, pari al 12% degli impieghi.
Insomma ripatrimonializzarsi e ricapitalizzarsi è la prima priorità delle banche. Gli stati se la cavino da loro. Ricapitalizzare implica non comperare ma, al contrario, sbarazzarsi di tanti titoli di stato considerati “titoli spazzatura” o addirittura tossici.
La coperta è corta. Per una falla tappata, quella bancaria, nell’anno entrante rischia di riaprirsi la voragine dei debiti sovrani.
Se le banche non compreranno i titoli che gli Stati metteranno all’asta chi li acquisterà? Solo l’Italia dovrà riuscire a vendere, nell’anno entrante, circa 400 miliardi di euro. [Finanza utile]. Una montagna! Il problema è che anche gli altri stati dovranno finanziarsi. Si parla che gli Stati uniti hanno bisogno di vendere nel 2012 titoli per 1200 miliardi di euro, e gli altri Stati dell’Unione per una cifra pari a 900 miliardi. Troveranno gli Stati i compratori? Qualcuno di essi, molto probabilmente, ci lascerà le penne.
C’è un altro dato che indica fino a che punto le banche europee non si fidino della capacità degli Stati di rimborsare i titoli messi in vendita. Ce lo spiega Zero Hedge:
«Il giorno dell’operazione LTRO a 3 anni (finanziamento a lungo termine della BCE alle banche), in un capriccio di fantasia ci siamo chiesti se, contrariamente a tutte le aspettative, le banche Europee invece di utilizzare il denaro per qualsiasi tipo di investimento reale (carry trade con i titoli di stato) o per una riduzione della leva finanziaria (passaggio da debiti costosi a debiti meno costosi), non l’avessero semplicemente parcheggiato nei depositi presso la BCE, un risultato che sarebbe il peggiore possibile, in quanto si ricicla il denaro della BCE semplicemente facendolo passare da una tasca all’altra senza alcun incremento di velocità di circolazione.
Come si può vedere, era uno scherzo solo a metà: da ieri, il giorno dopo la LTRO, le banche Europee hanno parcheggiato quasi la metà dei 210 miliardi di € disponibili (ricordo che mentre l’ammontare lordo del LTRO è stato di 489 miliardi €, il netto era di solo € 210, perché il resto è stato utilizzato per rifinanziare debiti in scadenza), e cioè € 82 miliardi, in depositi presso la BCE, che per inciso ha portato il totale al nuovo record del 2011 di € 347 miliardi, dai € 265 del giorno prima». [Zero Hedge]
La metà dei soldi che le banche hanno preso dalla Bce, sono stati dunque ridepositati nei forzieri della Bce stessa. Quindi non solo la mossa della Bce non fa uscire l’economia dalla stretta creditizia. Tutti danno per scontato che il 2012 sarà un anno di dura recessione la quale accresce la probabilità di un crollo finanziario peggiore di quello del settembre 2008.
Arriva la recessione? “Ognuno per sé, Dio per tutti”. Questa sembra essere la massima a cui si attengono i diversi comparti e le diverse frazioni del capitale. Ogni comparto cerca scampo a spese dell’altro, e così facendo e’ impossibile al sistema trovare un suo equilibrio. Anzi, gli squilibri diventano antagonismi e questi aggravano i fattori di crisi sistemica.
Il potere politico avrebbe in teoria la funzione di appianare i contrasti, invece rivela tutta la sua impotenza. E così e’ destinato ad essere travolto dalle contraddizioni che e’ incapace di governare.