Solidarietà col popolo siriano! Dio ce ne scampi dalla soluzione libica!
Si è svolta ieri a Perugia una partecipata assemblea promossa dalla locale comunità siriana. Erano presenti vari esponenti dell’opposizione al regime, che hanno sottolineato la richiesta di solidarietà, al popolo anzitutto, perché dei governi occidentali c’è poco da fidarsi. Ribadito dunque con fermezza l’appoggio alla rivolta e il rifiuto di ogni intervento straniero. Qui sotto il volantino distribuito dalla locale sezione del Campo Antimperialista.
Forte di un sistema corruttivo capillare, sfruttando le paure delle minoranze religiose e le divisioni in seno alle opposizioni, il regime di Assad da mesi resiste alla protesta popolare. Come hanno fatto Ben Alì in Tunisia, Mubarak in Egitto o Saleh nello Yemen, il dittatore di Damasco si è barricato nel suo fortino ricorrendo ad una brutale repressione.
Esso dimostra tuttavia una più alta e caparbia capacità di tenuta. Perché? Perché il regime siriano, pur tra tante giravolte, non si è mai comportato come gli altri tiranni del Medio oriente, tutti fantocci degli USA e protettori di ultima istanza di Israele.
In virtù del suo appoggio alla Resistenza palestinese e a quella libanese, il regime di Damasco, ha costruito negli anni il suo prestigio, che ora utilizza contro la maggioranza del suo popolo, accusandolo di far parte di un “complotto imperialista”.
Quest’accusa è falsa! Il popolo siriano, con in testa i giovani e gli strati più umili della società, non è meno ma più patriota del governo e non immagina alcun cedimento ad Israele. Esso chiede libertà, democrazia, giustizia sociale, indipendenza, la fine dei soprusi di una minoranza di ricchi mafiosi che fanno il bello e cattivo tempo.
Questa minoranza non può pensare di essere assolta dai suoi crimini col motivo della minaccia israeliana e imperialista. Questa minaccia in effetti esiste. Le potenze occidentali non escludono di fare in Siria ciò che hanno fatto in Libia, aggredendo il paese per riportarlo sotto la propria sfera d’influenza. Chi sta creando le premesse per un’aggressione non è il popolo in lotta, ma il regime che si rifiuta di dialogare con le opposizioni, che continua a far scorrere sangue invece di accettare la sfida delle elezioni e di una Assemblea costituente.
Col pretesto di portare la democrazia, con l’inganno di aiutare il popolo, la Casa Bianca getta benzina sul fuoco e potrebbe tentare, con l’appoggio dei suoi alleati di sempre, di aggredire la Siria. Sarebbe una tragedia di portata colossale, poiché trasformerebbe il conflitto interno in una guerra regionale devastante. Non è un mistero per nessuno che Stati Uniti e Israele vogliono attaccare l’Iran approfittando del caos per piegare la Resistenza palestinese e quella libanese di Hezbollah.
Chi, in seno alle opposizioni siriane, pur di sbarazzarsi di Bashar al-Assad, auspica un intervento straniero quale che sia, magari sotto la copertura di un “corridoio umanitario” non solo sbaglia, rischia di fare il gioco delle trame imperialiste.
Per questo occorre la più grande e fattiva solidarietà con la rivolta del popolo siriano, affinché la rivoluzione democratica possa vincere.
Se esso verrà lasciato solo, altro sangue scorrerà per il paese, e dalla padella passeremo alla brace.