Il marcio che avanza, ovvero la discussione sulla legge elettorale dopo la bocciatura del referendum
Dunque non se ne farà di niente. L’ennesimo referendum in materia elettorale è stato cassato dalla Corte costituzionale. Chi scrive non aveva dubbi in proposito. Giuridicamente, la Corte aveva validi motivi per bocciare i quesiti referendari, ma la decisione è stata eminentemente politica, rispondendo ad un preciso input del Quirinale. Il manovratore Monti non andava in alcun modo disturbato, e così è stato.
Ho già scritto nei mesi scorsi della pericolosità di un referendum concepito per ripristinare la legge elettorale maggioritaria, il cosiddetto Mattarellum, una legge perfino peggiore del giustamente vituperato Porcellum. Non rientrerò, perciò, nel merito del confronto tra le due leggi in questione, dato che chi fosse interessato a conoscerlo può leggere l’articolo Il ritorno del Mattarellum? Una porcata al cubo.
Mi soffermerò qui, invece, su un altro aspetto: l’indecente dibattito che si è aperto, tra le forze parlamentari, sulla possibile nuova legge elettorale. Le prese di posizione che si registrano fino ad oggi danno la misura di quanto sia marcia la politica italiana. Bella novità!, diranno in molti. Ma il fatto è che al peggio non c’è limite, ed occuparsene è perciò doveroso.
Il 18 aprile 2012 la Seconda repubblica compirà 19 anni. In giro non si trova quasi più nessuno che sia disposto a difenderne la bontà. L’esodo dei cittadini dalla farsa di una competizione elettorale basata su regole truffaldine coinvolge ormai milioni e milioni di persone, molte delle quali tutt’altro che «qualunquiste». La credibilità del parlamento è pari a zero, al punto da aver legittimato il golpe bianco che ha portato al potere gli uomini della cupola finanziaria.
C’è qualcuno che si interroga su queste questioni? Che cerca di andare alla radice del problema, e cioè alla distruzione del principio della rappresentanza, in nome di quello della governabilità? Assolutamente no. Eppure la divaricazione tra paese reale e paese legale non è mai stata così profonda. A novembre, per ottenere la loro «governabilità», le classi dominanti hanno dovuto esautorare lo stesso parlamento, ben sapendo comunque di poterlo facilmente addomesticare. E così è stato.
Ora, nessuno potrebbe chiedere a forze politiche così profondamente corrotte un minimo di autocritica, un piccolo esame di coscienza. Non siamo ingenui e perciò non lo facciamo. Tuttavia, lo spettacolo è davvero osceno e non possiamo passarlo sotto silenzio.
Della questione si occupa il Sole 24 ore di ieri, che così sintetizza le posizioni in campo:
Pdl – «Le scelte del Pdl saranno determinate dalle alleanze: se dovesse rivivere l’asse con la Lega, Berlusconi ha già fatto capire che il Porcellum va bene così com’é. Se invece la Lega dovesse scegliere la corsa solitaria Berlusconi tornerebbe a guardare all’Udc, al quale offrirebbe il proporzionale alla tedesca con sbarramento al 5%». Insomma: principi saldi e grande coerenza.
Pd – «Il Pd una proposta ufficiale ce l’ha sul modello ungherese». Accidenti che tempismo! In effetti è un modello che di questi tempi sta facendo parlare di se… «Maggioritario misto a doppio turno con collegi uninominali per il 70%, una quota proporzionale per il 29% e un diritto di tribuna (dell’1%, evidentemente!) per i piccoli» Il bello, come spiega il Sole, è che il Pd sa già che la sua proposta non andrà bene a nessuno. Neppure al proprio interno. Infatti «nel partito avanzano i fautori del sistema tedesco nell’ottica di un’alleanza con i centristi: Massimo D’Alema, Enrico Letta, Dario Franceschini e gli ex popolari».
Ed a proposito di «demopop», ecco l’uscita del senatore D’Ubaldo (vedi il Manifesto del 13 gennaio): «Fondere Pd e Terzo Polo. Con una riforma (elettorale, ndr) che seduca Casini».
Centristi – «I centristi sono per il proporzionale alla tedesca con soglia di sbarramento al 5%. Un sistema che permetterebbe a Casini di essere l’ago della bilancia in qualsiasi coalizione di governo senza doversi schierare prima delle urne». Come si vede una proposta particolarmente disinteressata.
Ora, che i partiti curino i loro interessi è cosa ovvia e naturale. Che lo facciano, però, prescindendo spudoratamente da ogni idea di società e di rappresentanza è la prova provata del crepuscolo della democrazia parlamentare che accompagna, non a caso, il loro pieno sostegno all’attuale governo delle oligarchie.
Abbiamo così il Pdl pronto ad ogni soluzione, purché sia la più conveniente in vista delle prossime elezioni politiche, il Pd che farfuglia strane ed interessate ingegnerie, ma essendo già pronto ad abbandonarle anche da subito se Casini farà un fischio, i centristi che fanno i proporzionalisti (ma con il 5% di sbarramento!) solo per ritornare alla politica dei «due forni».
Non sappiamo come andrà a finire. Forse l’ipotesi più probabile è che non se ne faccia di niente, lasciando in vita il Porcellum fino alle elezioni del 2013. Ma non è questo che è importante. Il Porcellum fa schifo, ma ogni soluzione ideata dai tre porcellini (Alfano – alias Berlusconi -, Bersani e Casini) non sarebbe certo migliore. Quel che è importante è invece la misurazione del livello di degrado raggiunto dalla politica italiana.
Una politica che fa schifo. Ecco perché l’esodo da questo sistema, simboleggiato dall’astensionismo, va incoraggiato ed indirizzato verso uno sbocco alternativo. E’ un esodo inevitabile e positivo. Un esodo che non è la negazione della politica, bensì l’affermazione della necessità di un’altra politica.
L’indispensabile sollevazione popolare, alla quale dobbiamo guardare, per la quale dobbiamo lavorare se crediamo davvero alla possibilità di costruire una società diversa, dovrà spazzare via l’intera classe politica attuale. Solo una rivoluzione potrà porre su nuove basi la stessa questione democratica. Guardiamo in faccia l’attuale sistema istituzionale, l’attuale strutturazione politica, esaminiamo la natura dei partiti attuali, e non sarà difficile capire che quel che proponiamo non è una fuga in avanti, essendo invece l’unica strada possibile.