Cosa è successo davvero domenica ad Atene

Anche se sono ormai passati 3 giorni dai fatti di Atene, riteniamo utile proporre ai nostri lettori la cronaca a caldo (scritta nella notte tra domenica e lunedì) del compagno Savas Matsas. Nel frattempo l’Europa non ha smesso di infierire sulla Grecia. Nonostante il feroce pacchetto di misure antipopolari sia stato approvato dal parlamento, la UE ha deciso che ancora non basta.  

La riunione dell’Eurogruppo, che avrebbe dovuto ratificare il nuovo prestito promesso alla Grecia, è stata così rinviata in attesa che Atene decida un ulteriore taglio di 325 milioni di euro, probabilmente alle pensioni. Ma c’è di più: la Ue esige che i leader dei due partiti che sostengono il governo Papademos – il Pasok e Nuova Democrazia – si impegnino a realizzare le misure decise indipendentemente dall’esito delle elezioni che dovrebbero svolgersi ad aprile. E vedrete che se l’impegno non verrà, l’UE cercherà il modo di far saltare le elezioni così come ha fatto a novembre con il referendum. Qualcuno ancora dubita della centralità della lotta per la riconquista della sovranità nazionale, in Grecia come in Italia?

 

I peggiori timori delle classi dominanti greche ed europee si stanno avverando. Un’esplosione sociale incontrollabile è in corso in Grecia. Quando queste righe vengono scritte, nella notte a cavallo tra il 12 e il 13 febbraio, i violenti scontri di strada tra manifestanti e la polizia, nel centro di Atene e in altre città in tutto il paese, continuano.

La falsa “maggioranza” che ha appena votato in Parlamento il nuovo pacchetto di misure di cannibalismo sociale imposte dalla troika Unione europea, Banca centrale europea, e FMI non potrà fermare il fuoco selvaggio, né potrà impedire la sua espansione al resto del paese, in tutta Europa e a livello internazionale.

La manifestazione popolare di Domenica 12 febbraio in Piazza Syntagma era letteralmente gigantesca: quasi un milione di persone si sono ritrovate nella piazza davanti al Parlamento, venendo da tutti i quartieri della capitale greca, in una mobilitazione di massa, che ha superato in grandezza e spirito combattivo ogni manifestazione precedente, comprese le grandi manifestazioni in occasione degli scioperi generali di giugno e ottobre 2011.

La scorsa settimana si sono svolti altri due scioperi generali, il 7 febbraio e il 10-11 febbraio ma, per quanto significativi, non sono paragonabili con quello che è successo il 12 febbraio, quando le masse hanno invaso le strade di Atene e quasi tutte le altre città dando alla mobilitazione un carattere quasi insurrezionale.

La polizia antisommossa, con un piano ben orchestrato, ha attaccato i manifestanti a piazza Syntagma sin dall’inizio della manifestazione, alle 17:15. Quando Theodorakis, noto compositore, e l’eroe della resistenza anti-nazista Manolis Glezos, entrambi quasi novantenni, hanno tentato di entrare nel Parlamento per consegnare una dichiarazione di protesta congiunta, la polizia antisommossa ha attaccato loro e tutti i manifestanti con tonnellate di sostanze chimiche.

Da quel momento il centro di Atene è stato trasformato in un campo di battaglia, mentre la gente continuava a venire in massa da tutte le direzioni. Persino di fronte al Parlamento alcuni contingenti di EEK, di ANTARSYA, e della gioventù di SYRIZA, hanno resistito fino alle 22:30. Ma tutte le strade e i viali, da piazza Syntagma a Omonia e anche intorno all’Acropoli, sono stati occupati da persone che hanno resistito fino a dopo la mezzanotte alla selvaggia brutalità della polizia.

Barricate sono state erette in alcune strade. Banche, grandi negozi, cinema ecc, circa 40 edifici, sono stati dati alle fiamme. La stazione di polizia in Exarchia è stata attaccata. Un centinaio di cittadini di tutte le età sono rimasti feriti, alcuni dei quali in modo grave e portati in ospedale. Un altro centinaio sono stati arrestati, inclusi i manifestanti che avevano occupato il municipio di Atene. Il centro di Atene appare come una città bombardata.

E’ degno di nota il fatto che il KKE staliniano, ancora una volta, ha tenuto la sua manifestazione separata in Piazza Omonia (il KKE afferma che c’erano 50mila persone), e hanno evitato di unirsi alle centinaia di migliaia di persone dentro e intorno a Piazza Syntagma e sono rimasti ben lontani dalla battaglia. Alla fine il KKE ha sciolto pacificamente la propria manifestazione. Come si sa, il mantra stalinista è che ogni scontro violento con le forze di polizia e qualsiasi forma di azione diretta, è “provocazione di Stato” .

La ribellione popolare non si limita ad Atene, si estende a tutta la Grecia, da Corfù nel Nord Ovest a Salonicco nel Nord, a Patrasso a Ovest e a Creta nel Sud. Ci sono state e sono in corso mobilitazioni, manifestazioni, occupazioni di edifici pubblici, di municipi, di prefetture, ecc. Diversi gli attacchi da parte di manifestanti infuriati contro le sedi politiche dei partiti del parlamento borghese, in particolare a Corfù, ad Agrinio, ad Iraklion. Gli uffici dei parlamentari sono state distrutti.

La furia popolare si è ripercossa anche in Parlamento: sta esplodendo il sistema parlamentare borghese in vita da 38 anni. Anche se una maggioranza di due terzi dei deputati hanno votato per il barbaro Memorandum imposto dalla troika e per il sostegno all’attuale governo Papademos, il voto contrario di parlamentari di primo piano è stato seguito da espulsioni di massa dai partiti che sostengono Papademos.

46 deputati, tra cui ministri, membri fondatori e i portavoce parlamentari dei partiti di governo, sono stati espulsi nel cuore della notte, sia dal neo-liberale PASOK “socialista”, che dal partito di destra di Nuova Democrazia, che da quello di estrema destra del LAOS. Ora in Parlamento il “Partito degli espulsi” è il secondo partito con ben 63 deputati. Il Pasok ha ora 130 deputati, ne aveva 158, Nuova Democrazia 62. Il numero totale dei deputati è 300. L’estrema destra del LAOS, vedendo la sua influenza ridursi drasticamente, ha votato contro il nuovo “salvataggio”, espellendo due dei suoi membri più importanti che sono rimasti nel governo come ministri. Tuttavia, il Führer del LAOS, Karatzaferis ha detto che continuerà a sostenere il governo Papademos per “salvare la patria dal comunismo!”

Una dichiarazione simile è stata fatta dal leader di Nuova Democrazia Antonis Samaras, affermando che il suo partito è l’ultimo baluardo contro “the mob rules”, cioè le masse povere ribelli che vanno sempre più a sinistra.

Il personale politico della borghesia è decimato. Molti tentativi sono stati fatti negli ultimi mesi per creare nuovi partiti politici borghesi e più tentativi di certo verranno nel prossimo periodo visti i tanti politici borghesi che hanno perso il posto a causa dell’ espulsione, ma non avranno successo.

La sfida politica viene da sinistra. Ma il KKE stalinista continua la sua egocentrica politica concentrandosi principalmente sul piano elettorale, dando priorità al rafforzamento della sua propria organizzazione, avanzando lo slogan del “popolo lavoratore al potere”, uno slogan vago per un futuro molto lontano. Il Synaspismos, principale forza della coalizione SYRIZA, si concentra invece sugli esclusi dal PASOK per costruire una sorta di “fronte popolare” con ambizioni governative, mentre la “Sinistra Democratica”, scissione dell’ala destra del Synaspismos, grazie ai suoi buoni risultati nei sondaggi, diventa un polo di attrazione per tutti i transfughi moderati del PASOK, nella speranza di diventare partner in un futuro governo di coalizione borghese, sostituendosi all’estrema destra del LAOS.

La mancanza di una reale alternativa radicale al crollo del sistema sia in Parlamento che nella sinistra extraparlamentare, rende il raggruppamento dei lottatori d’avanguardia (in particolare quelli della giovane generazione) in un partito rivoluzionario internazionalista del proletariato, rappresenta la sfida principale e il compito urgente per il nostro partito, il EEK**.

Siccome l’esplosione è in atto, con ancora più determinazione confermiamo la lotta per uno sciopero politico generale a tempo indeterminato, per rovesciare il governo, per rompere con la dittatura della UE e del FMI, per cancellare il debito degli usurai internazionali e per ri-organizzare l’intera economia su nuove basi, socialiste, con il potere dei lavoratori. Le nostre speranze sono concentrate sui nostri fratelli e sorelle di classe in Europa e in tutto il mondo, affinché si uniscano a noi nella lotta rivoluzionaria e in una Internazionale rivoluzionaria di cui oggi c’è più che mai bisogno.

* Traduzione a cura di SOLLEVAZIONE
** EEK, Partito Operaio Rivoluzionario, partito fratello del Pcl italiano