Il Movimento Tahrir, il ruolo dei militari, la Fratellanza Musulmana e l’approccio degli Stati Uniti

Intervista a Mohamed Wakid* di Anna-Maria Steiner e Wilhelm Langthaler

Questa intervista è stata raccolta a fine febbraio. Nel frattempo alcune cose sono cambiate. E’ notizia fresca di stampa che la Commissione elettorale presidenziale suprema egiziana ha escluso dalla competizione elettorale del 23-24 maggio i due principali candidati — il leader religioso Khairat el-Shater per la Fratellanza musulmana e Omar Suleiman, ex capo dei servizi segreti di Mubarak e esponente dei militari. Se non è un bluff dei militari al governo, fulmine a ciel sereno che potrebbe scompigliare la scena politica. Pur non condividendo tutte le opinioni espresse dall’intervistato, egli ci fornisce uno spaccato quantomai prezioso della situazione egiziana.


D: Dalla caduta di Mubarak, la Fratellanza musulmana (Fm), sta in un blocco instabile con il Consiglio Supremo delle Forze Armate (Csfa). A quale logica risponde questo blocco?

R. Il blocco è sostanzialmente condizionato dall’influenza statunitense nella regione. Non stiamo parlando di Csfa-Fm, ma di Csfa-Fm-Usa.

Cominciamo con l’esercito. La sua leadership è stata a fianco della rivoluzione poiché voleva sbarazzarsi di Mubarak e di suo figlio, che ha cercato di limitare l’influenza dell’esercito. Erano contro la successione da Mubarak a suo figlio. Il progetto di Gamal era una sorta di monarchia, un’idea che l’esercito non poteva accettare. Di fatto è stato Gamal a distruggere il ruolo di suo padre ed era chiaro che questi non era in grado di stabilizzare il regime come fece suo padre. Già prima della caduta di Mubarak i servizi segreti lanciarono attacchi contro Mubarak, utilizzando i media. I generali volevano liberarsi di Mubarak, ma senza cambiare il sistema.

E’ stato molto difficile e pericoloso portare avanti questa manovra a causa del vasto movimento rivoluzionario sceso nelle strade. Allo stesso tempo c’era la potente organizzazione della Fratellanza musulmana. Così l’esercito ha cercato un accordo con la Fm per condividere il potere — un accordo a cui gli Stati Uniti hanno dato semaforo verde. Washington aveva infatti imparato la lezione irachena e ha così tentato di utilizzare potenziali alleati locali. La Fm, con la sua ramificazione in tutta la regione, era un candidato ottimale. L’esempio turco è sembrato una soluzione praticabile; legittimare islamisti sostenuti da denaro saudita quindi l’idea di una coalizione sunnita regionale. I negoziati iniziarono ben prima della rivoluzione e noi crediamo che Mubarak fosse a conoscenza di questa fronda. È per questo che nelle ultime elezioni 2010 ha cacciato la Fratellanza fuori del parlamento. Ci siamo sempre chiesti la ragione di questo stupido errore politico, tanto più visto che Mubarak ha sempre lasciato alla Fm un certo numero di seggi. Questa mossa di cancellarli dal parlamento fece arrabbiare la gente e fu una delle ragioni per cui scoppiò la rivoluzione. Ora ci è chiara la ragione: Mubarak intuì che gli americani avrebbero scommesso sulla Fratellanza, e così lui li sbatté fuori.

Dopo la cacciata di Mubarak tutta la regione è entrata in subbuglio. Ovunque, specialmente in Siria, gli Stati Uniti hanno scommesso sulla Fratellanza. La maggior parte delle persone armate sono islamisti, o della Fm o salafiti. Ma questa scommessa non si basa sulla forza degli americani ma sulla loro debolezza. Non avevano e non hanno altra scelta.

Quindi, in un certo senso, gli Stati Uniti hanno imposto la Fratellanza ai militari, ciò che ha causato i guai presenti. Nel disegno di Washington la Fm dominerà la scena politica mentre l’esercito li controllerà. Ma per i militari questo non è sufficiente: vogliono di più ed è per questo che stanno mandando segnali di ostilità a Washington portando in tribunale le loro Ong.

Questo conflitto crea una situazione sempre più instabile che confonde tutti noi. In questo blocco ogni parte ha bisogno dell’altra, ma al tempo stesso viene danneggiata dall’altra. Quanto più questo conflitto continua quanto più ci rafforzerà.

D: Il movimento di Tahrir e la sinistra stanno combattendo sia le Forze armate egiziane che questo blocco. Ci sono possibilità di rompere questa alleanza? O addirittura è fuori luogo parlare di sinistra?

R. Certo che si tratta di un movimento di sinistra. E gran parte di esso è molto radicale.

In prima battuta la sinistra egiziana combatte i militari e solo indirettamente il blocco. Solo recentemente la sinistra ha aggiunto la Fm alla lista dei nemici. C’è voluto quasi un anno alla sinistra per capire che la Fratellanza è parte integrante del blocco di potere dominante. Alcuni negavano che la Fratellanza potesse diventare un alleato degli Stati Uniti. Ma più tempo passa più questo diventa chiaro.

Se il conflitto tra militari e Fratellanza durasse per un periodo più lungo, diciamo un anno o più, questo causerà guai molto seri ed entrambi ne usciranno compromessi. Entrambi cominciano a capire che si stanno danneggiando a vicenda. Quindi, se il loro conflitto si concluderà a breve, se riuscissero a concordare ciò che vogliono, potrebbero avere una chance.

La sinistra e il Movimento Tahrir non sono ancora abbastanza forti per tenere testa a questo blocco. Abbiamo bisogno di fare leva sulle loro contraddizioni interne, ossia tra le grandi forze come i militari e la Fm, denunciare le loro relazioni con gli Stati Uniti e anche con i salafiti. Allo stesso tempo abbiamo bisogno che la lotta contro il governo militare in favore di un sistema civile, sia inscritta in una prospettiva di lungo periodo.

D: L’arma principale della Fratellanza è quella delle elezioni, che sanno di vincere, e che è un modo per opporsi al movimento di piazza. Queste elezioni non sono forse una trappola per la sinistra egiziana?

R. Sì e no. Abbiamo perso molto con le elezioni, seggi in parlamento, diritti democratici, ecc. Ma alla fine il parlamento ha perso molta credibilità perché la Fm ha contribuito a farne un burattino in mano ai militari. Questi stanno cercando di usare la Fm mentre la Fm sta cercando di spremere i militari. Ma sono attenti a non delegittimarsi troppo l’un l’altro. Questi giochi hanno comunque danneggiato la credibilità del parlamento.

Naturalmente la maggioranza si riconosce nel parlamento, ma la maggioranza non ha partecipato alla rivoluzione. Non è probabile che nella prossima ondata sarà la maggioranza la protagonista. Le rivoluzioni sono sempre l’impresa di una minoranza avanzata. Ciò di cui abbiamo bisogno è che il Parlamento perda credibilità sufficiente tra le persone che hanno fatto la rivoluzione. Direi che circa la metà di loro è già giunta a questa conclusione, in quanto il parlamento non ha fatto nulla, se non attaccare gli oppositori dei militari. Non sono cambiate le relazioni sociali, economiche e politiche, i privilegi delle élite ereditate dal regime di Mubarak sono intatti. Stanno cercando di riprodurre lo stesso regime contro cui ci siamo battuti. Per il momento possiamo dire che un quarto della popolazione è contro i militari ma non tutti tra loro sono contro la Fm e il parlamento. Le persone hanno perso la loro speranza in esso e queste speranze si stanno spostando verso il presidenzialismo. Quindi, se le cose continuano ad andare come vanno, il parlamento apparirà sempre di più come una copia di quello dei tempi di Mubarak.

D: Come interpreti gli scontri durissimi tra i tifosi di calcio? Le condizioni sono oggi più favorevoli per il Movimento Tahrir?

R. L’incidente allo stadio esemplifica ciò che sta accadendo in Egitto. Si trattava della partita tra le squadre di el-Ahly e Masri di Porto Said che si è conclusa ufficialmente con la morte di 79 persone, ufficiosamente circa 200. Alcuni sono stati appesi, altri avevano il collo spezzato. Chi ha effettivamente compiuto questo massacro? Non è credibile che sia stato fatto dai soli tifosi di calcio. Così la gente crede che dei teppisti si siano infiltrati tra i tifosi. Tutto è avvenuto in strane circostanze. Hanno cambiato il capo della polizia del governatorato solo quattro giorni prima. I testimoni parlano di poliziotti in borghese che hanno istigano i tifosi. C’era gente con le armi all’interno dello stadio e molti altri incidenti simili mostrano che non si tratta solo di scontri tra appassionati di calcio.

Il ministero degli interni dopo la sua investigazione ha liquidato la cosa come “incidenti tra tifosi”. Poi il parlamento è giunto alle stesse conclusioni con la sola differenza che c’era stata un bel po’ di negligenza da parte delle forze di sicurezza. Allo stesso tempo, c’è stato il tentativo di colpevolizzare la popolazione di Port Said.

Hanno anche cercato di criminalizzare i tifosi di calcio. La rivalità tra i club, tuttavia, appartiene alla cultura calcistica non solo in Egitto ma in tutto il mondo. In scontri tra i tifosi raramente la gente viene uccisa e la sicurezza è lì per evitare il peggio. Perché sono riusciti a evitare scontri durante anni e tutto ad un tratto non è più possibile? In sostanza hanno criminalizzato le vittime.

L’Islam storicamente si basa su un assedio e sul boicottaggio dei primi musulmani di Mecca, che se ne andarono a Medina — la cosiddetta Hijra. Il nostro calendario si basa sulla Hijra. Il profeta ha lasciato Mecca per Medina a causa dell’assedio. L’assedio è un peccato molto grande. Solo kuffar, infedeli, fanno gli assedi. Israele fa questo con Gaza. Ora abbiamo un parlamento a maggioranza islamica e la prima cosa che fa è un assedio a Port Said. Sotto il vessillo dell’Islam è stato commesso un peccato grave.

I liberali hanno parlato dei diritti delle persone e denunciato la punizione collettiva come un crimine contro l’umanità. Ma la prima cosa è che il parlamento ha deciso per la punizione collettiva. La rivoluzione presumeva di essere inclusiva, parlava di uno stato civile, di porre fine alle discriminazioni. Invece, prima è stata colpita la minoranza cristiana, poi la minoranza Nubiana e ora l’attacco alla gente di Porto Said.

Porto Said è sempre stata conosciuta come la città della resistenza, ad esempio contro l’occupazione britannica nel 1956. Porto Said ci mostra dove andremo a finire se continuiamo a tradire la nostra storia: che sono gli islamisti ad istigare al peccato, mentre i liberali promuovono crimini contro l’umanità. Si creano le minoranze e poi le si discrimina. Diventeremo tutti cittadini di terza classe. Questo è ciò che si ottiene quando si tradisce la rivoluzione. L’incidente di calcio ci mostra quale può essere il costo del tradimento della rivoluzione.

Il responsabile principale è il Consiglio Supremo delle Forze Armate (Csfa) che deve prendersi cura della sicurezza dei cittadini. Se c’era un complotto spettava ad essi fare qualcosa. Hanno parlato per un anno circa di un complotto contro la nazione e non hanno trovato un singolo cospiratore. Vi è stato un accumulo di odio che ora viene rovesciato contro Porto Said.

Quello che è successo a Port Said è catastrofico e mostra il futuro che avrà l’Egitto se non saremo in grado di vincere. Questo è l’unico modo per loro di restare al potere: promuovere la guerra di tutti contro tutti. Gli eventi hanno screditato il governo militare e il parlamento ma, d’altro canto, ci sono persone che credono alle storie ufficiali. Non è facile per noi farci capire.


D: Il blocco tra la Fratellanza musulmana (Fm) e il Consiglio Supremo delle Forze Armate (Csfa) crea dissesno nell’ambiente islamico? C’è la possibilità spostare una parte dell’ambiente islamico in un’alleanza con la sinistra?

R. Non credo che questo sia possibile. Gli islamisti come blocco sopravviveranno. Essi obbediscono. I salafiti nel movimento di Piazza Tahrir sono una parte molto, molto minoritaria. Anche la Corrente egiziana, l’ala sinistra della Fratellanza, è stata scacciata, ed è una minoranza molto piccola. Il blocco dominante ne uscirà intatto, ma perderà voti. La maggior parte delle persone li hanno votati perché pensano che sia loro dovere di buoni musulmani. E lo hanno fatto per difendere la stabilità — la Fratellanza, nel corso degli anni, è stata sempre contro scioperi e agitazioni. La maggior parte anela per la stabilità e si deve tener conto che l’85% della popolazione non ha partecipato alla rivoluzione e il 95% non ha partecipato alla lotta rivoluzionaria dopo la cacciata di Mubarak.

Ma ora la gente capisce che la Fm coopera con il Csfa. Molti elettori stanno voltando le spalle alla Fratellanza e ai militari. Potrebbero perdere fino a due terzi del loro elettorato, ma il loro blocco resterà in piedi. Questo distacco tra cittadini e partiti può essere rilevato dalla bassissima affluenza alle urne nelle elezioni del Senato svoltesi a gennaio in cui meno del 10% si è recato alle urne, mentre per la Camera bassa, solo pochi mesi prima, i votanti furono il 60%. La Fm ha fortemente mobilitato i propri elettori; la bassa affluenza alle urne mostra i loro problemi. La gente pensa che la Camera alta sia inutile e la Fm non è riuscita a convincere i cittadini a votare per qualcosa di inutile. Il nucleo duro della Fm non è più del 15% della popolazione.


D: E’ possibile che i militari tentino di giocare la carta anti-americana per spingere la Fratellanza in un angolo filo-imperialista?

R. La lotta tra gli Stati Uniti e il Csfa è reale. Ma non è profonda, nel senso che entrambi sono nello stesso campo. Non sono d’accordo su come trattare le questioni in Egitto e quanto potere spetti ai militari. Questo conflitto, tuttavia, non significa che la Fratellanza verrà spinta nel campo pro-imperialista, essa c’è già. Essa pensa di poter lavorare con gli americani, bluffando, cercando di ottenere il massimo pensando di fregarli. Questo è un loro grave errore. La Fm ha avuto un sacco di legittimazione popolare e una messe di voti. Hanno usato tutto questo per mercanteggiare con gli americani invece che mettere il paese in carreggiata. E continuerà così visto il loro programma neo-liberista, vogliono portare le multinazionali e si affidano sempre di più all’Arabia Saudita. Vanno a letto con gli americani a prescindere da quello che fanno i militari. Tanto più il loro progetto è a carattere regionale, tanto più essi dipenderanno da Washington. Tornando al conflitto tra Washington e il Csfa: nonostante la lotta essi troveranno un compromesso, perché alla fine hanno bisogno l’uno dell’altro. Mentre anche la Fm si sta spostando sempre più verso gli Stati Uniti tentando di ingannare i militari. Il Csfa potrebbe denunciare alcune delle macchinazioni tra Fm e Stati Uniti, ma non è questo il motivo per cui stanno cadendo nel campo degli Stati Uniti.

D: Qual è la vostra posizione sulle prossime elezioni presidenziali?

R. Come per le elezioni parlamentari anche con le elezioni presidenziali non si sa per che cosa esattamente si voterà. Non conoscevamo le prerogative del Parlamento e non conosciamo di che Presidenza stiamo parlando e quali saranno i suoi poteri. Il tutto dovrebbe essere sancito dalla Costituzione che invece non è stata ancora redatta. Questo vale per tutti gli organi dello Stato, come il legislativo, la magistratura e l’esecutivo. Ma con la presidenza è ancora peggio perché ci sono molti modelli diversi. C’è la variante parlamentare in cui il presidente ha un ruolo più onorario come nella maggior parte dei paesi europei o di un presidente potente come negli Stati Uniti o come in Egitto sotto Mubarak. Qui si decide prima l’organo e poi quali sono le sue prerogative, e questa è spazzatura. Stanno facendo questo per avere tutte le carte in mano in modo che il Csfa possa assicurarsi il dominio e scegliere un burattino.

D: In che modo influiscono le vicende palestinesi sul Movimento Tahrir e nell’ambiente islamico?

R. La questione palestinese e di Gaza sono purtroppo meno visibili che sotto Mubarak. Le persone sono troppo occupate con altre cose. L’unico problema che ha ottenuto l’attenzione internazionale è stata la Siria. Questo perché la Fm sta mobilitando la protesta contro il regime siriano. Ma non si mobilitano per la Palestina contro Israele. In realtà tutte le proteste contro Israele sono state promosse dalla sinistra e dal Movimento Tahrir. I programmi degli islamisti compresi la Fratellanza e i salafiti non menzionano affatto Israele. Ma anche per la sinistra la Palestina non è in cima all’ordine del giorno. Essa ci arriva quando ci sono incidenti.

C’è un’atmosfera segnata dalla cospirazione. I militari se ne sono venuti fuori che c’è una terza forza tra gli islamisti e i rivoluzionari. Non è chiaro di che si tratti. Il Csfa va a caccia di persone per motivi che non confessano. Secondo loro ci sono alcune organizzazioni rivoluzionarie estremiste che vogliono danneggiare l’Egitto in nome della rivoluzione, ma non tirano fuori né nomi né prove. E tutti parlano di questa fantomatica terza forza, compreso il Parlamento. E’ in questa luce che vanno spiegati gli incidenti di Porto Said. Ma noi sappiamo chi è questo terzo partito: lo stesso Csfa.

D: In che modo tutto questo si lega agli attacchi dinamitardi contro il gasdotto verso Israele?

R. Sì, anche in questo caso si allude al “terzo partito”. Affermarono di aver arrestato qualcuno, ma ancora una volta non dissero chi. Più volte l’oleodotto è stato fatto saltare in aria . Penso che sia stato fatto o da nazionalisti arabi e/ islamisti che non fanno parte del processo politico e che vogliono danneggiare Israele e le sue relazioni con l’Egitto. Ma questi attentati non sono un sabotaggio dell’Egitto e della sua economia. Economicamente sono addirittura vantaggiosi per l’Egitto perché noi venderemmo il gas da qualche altra parte per un prezzo molto migliore.

Purtroppo per quanto riguarda la Palestina seguiamo una sorta di strategia antincendio. Ogni volta che succede qualcosa la gente si muove e agisce. Ma è soprattutto la sinistra e il Movimento Tahrir, e non gli islamisti. Essi hanno smesso di toccare questo tasto, probabilmente per non creare difficoltà ai loro nuovi padroni di Washington. Se il blocco islamista vuole far dimenticare la Palestina al popolo egiziano, per un certo periodo possono anche riuscirci. L’unica cosa che conta per loro è ora la Siria.


D: Il recente sciopero generale è stato un successo o ha compattato l’ambiente islamico contro quello di Tahrir?

R. Lo sciopero è stato un fallimento completo. Anche a sinistra, nessuno lo ha approvato. E’ troppo presto per uno sciopero generale, per non parlare di disobbedienza civile. Così ci siamo opposti a quello sciopero velleitario. In realtà la sinistra è venuta a conoscenza dello sciopero solo tre giorni prima. La cosa migliore che potremmo fare è quella di indire scioperi solo in alcuni settori.

Quelli che hanno proclamato lo sciopero sono tutti liberali intorno a ElBaradei. Non hanno mai fatto attività sindacale. Pensavano che la gente in maniera massiccia avrebbe partecipato mettendo in pratica atti di disobbedienza. Ma questo lo si fa solo in situazioni estreme e avanzate. I liberali sono stati tratti in inganno dal gran numero di scioperi che si sono verificati. Ma hanno ignorato le ragioni che erano tutte direttamente economiche o connesse ai diritti dei lavoratori. I lavoratori non sono mai entrati in sciopero per obiettivi politici tranne che nei 18 giorni contro Mubarak.

E’ stato facile per il Csfa contrastarlo. Lo ha denunciato in TV come una minaccia di distruggere l’Egitto. E quando è fallito il Csfa ha avuto buon gioco a dire che gli egiziani sono tutti dalla parte del regime.

Abbiamo parlato con gli organizzatori e cercando di aiutarli ad abbassare i toni e limitare i danni. Ma il Csfa ci ha legato le mani mentre i loro canali televisivi hanno ingigantito il fallimento. Ma il Csfa non era solo, contro lo sciopero c’era tutto il blocco dominante, compresa la Fm. Gli islamisti si sono concentrati sulla disobbedienza civile, che hanno condannato come un peccato. Noi non vediamo cosa c’entri Dio in questo storia, ma è molto triste vedere i loro elettori credere in questa roba.

D: Che ci dici di Mahalla, uno dei centri del movimento operaio?

R: Gli scioperi e le proteste operaie non avvengono solo a Mahalla, ma in tutto l’Egitto. Spesso le loro richieste economiche sono anche soddisfatte. Se dopo le elezioni presidenziali la sinistra subisse una pausa, la maggior parte delle energie rivoluzionarie andrebbe naturalmente verso il movimento dei lavoratori. Ma il movimento operaio deve fare un passo avanti qualitativo e per questo occorre tempo. Il movimento dei lavoratori ha bisogno di coordinarsi a livello settoriale e nazionale. Abbiamo un sacco di scioperi ma pochi di solidarietà inter-fabbriche. Per il momento l’unico slogan comune è per un salario minimo di 1200 lire egiziane (circa 150 euro) e anche questo non è facile da raggiungere.

Questa intervista è stata fatta al Cairo alla fine di febbraio 2012.

* Mohamed Wakid è un attivista leader di sinistra Tahrir in Egitto. Fa parte dei “socialisti rivoluzionari” ed è leader del “Fronte Nazionale” [pan-arabista] che cerca di unificare politicamente le forze rivoluzionarie. E’ co-editore di jadaliyya.com [“dialettica” in arabo], un sito pan-arabo in inglese e arabo che sta cercando di analizzare gli sviluppi della società araba e promuovere il dialogo con il movimento internazionale contro l’oligarchia mondiale.


Traduzione a cura della Redazione