Marine Le Pen e le pene di Costanzo Preve

«In Francia il 22-4-2012 ci sarà il primo turno delle elezioni presidenziali, ed il 6-5-2012 il secondo turno fra i primi due rimasti. Se fossi francese andrei a votare in entrambi i turni. Al primo turno (scandalo! orrore!) voterei Marine Le Pen, ed anche al secondo turno, se fosse ancora in corsa. Al secondo turno, nell’ipotesi che siano ancora in corsa solo Sarkozy ed Hollande, voterei sicuramente Hollande come male minore». [Costanzo Preve, Se fossi francese]

Domani si vota in Francia per il primo turno delle presidenziali. Il tutto sotto la vigile attenzione degli eurocrati e dei “mercati finanziari”. Se Sarkozy perderà il primo turno è certo che perderà il secondo, e non verrà rieletto. Vincerà dunque il socialista (di destra) Hollande. La ragione di questa attenzione è evidente: la sconfitta di Sarkozy potrebbe significare la fine dell’asse carolingio Germania-Francia o, in altre parole, un colpo durissimo all’Euro-Germania, cioè all’egemonia continentale tedesca.

Il condizionale è d’obbligo, poiché Hollande, pur di vincere e accalappiare voti, promette forse ciò che sa già di non potere mantenere — ad esempio che chiederà di rivedere i Trattati europei e di ridiscutere del Fiscal compact. Usiamo il condizionale poiché, anche ammesso che Hollande creda in ciò che dice, non vuol dire affatto che una volta eletto Presidente, possa o sia disposto a mettere all’angolo la Merkel e litigare con la Germania. La casta dei politici depreca il “populismo”, ma essa è la prima ad attingere al repertorio demagogico del “populismo” — e ciò è tanto più vero in sistemi istituzionali presidenzialisti o semi-presidenzialisti come quello francese, i quali premiano l’inganno, la menzogna, ovvero gli imbroglioni di mestiere.

Tuttavia… tuttavia tutto è possibile, poiché, dato che la crisi dell’eurozona è destinata ad approfondirsi, non è escluso che si consolidi, ai massimi livelli politici, non solo francesi, la convinzione che si debba porre fine alle politiche monetariste per passare a politiche di tipo keynesiano. Ma questo potrebbe appunto significare la frattura dell’eurozona, poiché la Germania si rifiuterà, com’è prevedibile, di rivedere i Trattati, ovvero di sbarazzarsi degli scudi grazie ai quali, fino ad ora, si è sostanzialmente tenuta fuori dal marasma dei debiti sovrani e della consunzione dei sistemi bancari.

Ma torniamo alle elezioni in Francia. SollevAzione ha già scritto sul Fronte di sinistra di Jean-Luc Mélenchon, [Il terzo candidato], unione elettorale variegata, di cui fa parte anche il moribondo Pcf, nonché vari spezzoni dell’estrema sinistra, tra cui i fuoriusciti dal Npa. Che propone Mélenchon? «Il programma del Front de gauche prevede la bocciatura del Trattato europeo di disciplina fiscale, il ripristino della pensione a 60 anni, l’aumento del salario minimo da 1.400 a 1.700 euro lordi mensili (e netti alla fine del quinquennato), l’uscita dalla Nato, il passaggio da una Quinta Repubblica di fatto presidenziale a una Sesta Repubblica parlamentare». [Ibidem]

Dimmi con chi vai….

Un keynesismo improbabile, dato che egli tace sul problema dell’euro — visto che senza sovranità monetaria nessuna cura keynesiana, ammesso che sia efficace, è plausibile. Il problema infatti, è che Mélenchon, alla fine, anzi all’inizio, ovvero al secondo turno, darà quasi certamente l’appoggio a Hollande, cedendo dunque il passo al neoliberismo temperato di marca eurocratica.

Del resto, che quest’appoggio a Hollande lo diano anche i due candidati d’estrema sinistra, quello di Lutte Ouvrière e del Npa, non è affatto escluso, anzi è scontato. I trotskysti francesi infatti, ai ballottaggi, vittime della sindrome menopeggista e con la scusa di “sbarrare la strada alla destra”, han sempre finito per votare il Ps social-imperialista. Peggio! In quelle del maggio 2002, votarono il Presidente in carica Chirac (contro Jean-Marie le Pen).

Che c’entra in questo contesto Costanzo Preve? C’entra perché c’è di mezzo la candidata del Front National Marine Le Pen, figlia del più noto Jean-Marie, sostenitore confesso della Francia di Vichy  e del gauleiter maresciallo Petain, nonché Pied-Noir e sterminatore dei patrioti algerini.

Siamo rimasti francamente di stucco nel leggere quanto ha scritto Preve:
«In Francia il 22-4-2012 ci sarà il primo turno delle elezioni presidenziali, ed il 6-5-2012 il secondo turno fra i primi due rimasti. Se fossi francese andrei a votare in entrambi i turni. Al primo turno (scandalo! orrore!) voterei Marine Le Pen, ed anche al secondo turno, se fosse ancora in corsa. Al secondo turno, nell’ipotesi che siano ancora in corsa solo Sarkozy ed Hollande, voterei sicuramente Hollande come male minore». [Se fossi francese]
Qual’è l’asse del ragionamento di Preve? Come giustifica la sua pittoresca posizione? Lo si può solo evincere (dal suo scritto) poiché, come a Preve capita spesso, in preda ad un malcelato narcisismo filosofico, la tira per le lunghe e finisce per dimenticare il punto di partenza, e quindi di arrivo. Questo punto è presto detto: la sovranità nazionale. Contro la globalizzazione imperialistica Preve, giustamente, difende una prospettiva sovranista.

Ma… c’è un ma.

Il sovranismo nazionale di per sé, se non è una convenzione semantica,  è solo un concetto che, calato nella pratica, può assumere diverse forme, e alle forme corrispondono diversi contenuti. Il sovranismo può essere revanchista, reazionario, sciovinista, razzista, fascista e imperialista, come appunto quello del Fronte Nazionale francese, o può essere, al contrario, antimperialista, socialista, internazionalista e rivoluzionario. Tra i più accaniti sovranisti, ad esempio, si annoverano nord-americani e israeliani, di cui speriamo Preve non nutrirà alcuna ammirazione — e che non vorrà, per una tarda infatuazione di matrice idealistica dello Stato-nazione, porre sullo stesso piano dei patriottismi cubano o palestinese.

Ma tant’è. Ingabbiatosi da solo nell’astratto teorema ideologico della “fine della dicotomia destra-sinistra”, Preve commette il grave errore di non fare più alcuna distinzione qualitativa tra il nazionalismo di un popolo oppresso e quello di un popolo oppressore (Lenin). Finisce per cancellare ogni differenza, non diciamo di classe, ma anche ideale e culturale. Chiuso nel suo universo concettuale, egli non vede più il poliverso reale, e finisce per cancellare l’opposizione antagonista tra sovranismo imperialista (alle Le Pen) e sovranismo antimperialista (per capirci alla Castro, alla Chavez o alla Hezbollah). Finisce insomma per confondere la cacca con la cioccolata. Finisce anzi, e ciò aggrava la sua posizione, col patetico tentativo di spacciare il letame sciovinista  imperialista e islamofobo lepenista, come fosse un chavismo alla francese.

Preve ci informa di aver letto un libro della Marine le Pen, dal quale verrebbe fuori, secondo lui, l’immagine di una candida pensatrice… di sinistra. Preve confessa di volerle credere, mentre, afferma di non credere al candidato di sinistra Mélenchon:
«La gente è in maggioranza contro l’euro, anche se sventuratamente viene divisa ideologicamente fra la Le Pen e Mélanchon, per il quale voterei, se pensassi che facesse sul serio, senza recitare il semplice gioco delle parti (urla rivoluzionarie, e poi appoggio a Mitterrand e Jospin)». [Se fossi francese, ibidem]

Da quando in qua un persona seria crede a quanto un candidato populista dice di se stesso? Da quando in qua il criterio principale di giudizio politico diventa ciò che c’è scritto in un libro e non, anche, la natura sociale di un movimento e del suo gruppo dirigente, le sue radici storiche e ideali, ciò che esso porta in grembo? E perché mai credere a Marine Le Pen, ma non a Mélenchon? Due pesi e due misure perché? Preve1, di Mélenchon, non si fida, perché “non fa sul serio” e appoggerà Hollande (come appoggiò Mitterand e Jospen), ma allora non dovrebbe fidarsi nemmeno Preve2, visto che quest’ultimo ha dichiarato che egli voterà anche lui per Hollande — pensa Preve che il Front National al ballottaggio voterà a sinistra? Noi dubitiamo.

Che tipo di gente voterà in Francia per la candidata del Front National, ce lo fa capire la nota attrice Brigitte Bardot: «Voterò Marine Le Pen. Trovo questa donna lodevole”, ha detto BB in un’intervista al Nice-Matin denunciando ”il tradimento” di Nicolas Sarkozy per il quale aveva votato nel 2007: “Me ne pento, continua a fare promesse che non manterra”. Del socialista Francois Hollande ha detto: ”Non voglio nemmeno sentirne parlare». [Panorama, 19 aprile 2012]

La maggior parte dei francesi, di sicuro, non ha letto il libro di Marine Le Pen tanto caro a Preve. Ciononostante essi sanno, figuriamoci gli immigrati musulmani, che la signora ha un pedigree fascista di tutto rispetto e che, se lo sta stemperando è solo perché anche lei, se vuole andare al potere, deve adattarsi, nel senso di piegarsi, agli interessi della classe dominante e alla sua ideologia — in questo senso leggiamo le sue dichiarazioni a favore degli omosessuali e, in chiave ovviamente islamofoba, contro l’antisemitismo. Che poi, come Tremonti, inveisca contro il neoliberismo, la globalizzazione e Adam Smith, ciò non ne fa affatto una Giovanna D’Arco anticapitalista. Per dire che la conversione politica della Le Pen, il suo eventuale abbandono del fascismo, avviene tutto dentro lo spazio della tetragona destra conservatrice francese, anticomunista e antidemocratica come quant’altre mai.

E’ proprio per spianare la strada alla sua corsa verso l’Eliseo che Marine Le Pen ha girato mezzo mondo per cercare sponsor e alleati. Non ci risulta che abbia cercato l’amicizia di anticapitalisti alla Preve ma, al contrario ha cercato lo sdoganamento nel tempio mondiale del capitalismo-imperialista. Ma ciò, a Preve, occupato a leggerne il  libro, dev’essere sfuggito.
«È poi volata a New York ai primi di novembre e ha incontrato per 20 minuti l’Ambasciatore d’Israele all’Onu, Ron Prosor. E il quotidiano Haaretz le concede una possibilità, purché la condanna dell’anti-semitismo sia “chiara e forte”. A Palm Beach, Marine ha cenato con 200 repubblicani del Tea Party da Bill Diamond, finanziatore ebreo di Rudolph Giuliani. E per un soffio non è stata accolta da vip al Museo della Shoah a Washington. Che il secondo turno sia dietro l’angolo?» [Panorama, 6 dicembre 2011]