Il gruppo dirigente della Fiom e la crisi dell’euro

Non so chi di voi ha visto ieri sera la puntata dell’Infedele di Gad Lerner su La 7. Il titolo della trasmissione era: La domanda segreta. Per la prima volta su un canale televisivo veniva rotto un tabù, quello della fine dell’euro e dell’eventuale ritorno dell’Italia alla lira.

Lo spunto è stato fornito dal recente libro pubblicato dall’economista Paolo Savona [1] che, tra le altre cose, è stato Ministro dell’Industria del Governo Ciampi.

Savona, in studio, ha espresso, più o meno, questa tesi: la crisi della moneta unica può finire “male”, con la sua implosione. Per evitare quest’esito occorre assegnare alla BCE il mandato che ha la Fed americana, dandogli la facoltà di comprare i titoli di stato dei paesi in difficoltà; mentre la UE (Parlamento, Consiglio e Commissione) dovrebbero mettere al centro della politica europea la rimozione delle cause della divaricazione nei saggi di sviluppo e delle bilance commerciali. Come? «Liberalizzando completamente i movimenti di lavoro e di capitali, e seguendo una politica finalizzata per compensazione degli shock asimmetrici».  Un mix di liberismo e di keynesismo. 

Savona (critico verso la “Manovra Monti”) sostiene che, poiché manca la volontà di seguire questa linea, i mercati finanziari continueranno a tenere sotto attacco i paesi indebitati, i quali, come la Grecia, pagheranno un costo altissimo, ma l’euro non crollerà, «perché la BCE farà tutto il possibile per non scomparire, fornendo tutta la liquidità possibile». 

Tuttavia, qui viene il bello, «un governo serio deve dotarsi di un piano B nel caso in cui l’Italia si trovasse costretta a uscire». Cos’è il piano B? Semplice: il ritorno alla lira.

Lerner ha tentato di inchiodare i presenti a rispondere ad alcune domande: perché l’euro sta fallendo? E’ vero che Banca d’Italia e governo hanno già pronto nel cassetto il “Piano B” per stampare Lire? Che succederà se si torna alla sovranità monetaria? Sarà un disastro o sarà la soluzione meno peggio? Il ritorno alla lira e la svalutazione davvero potrebbero, dopo un primo shock, rilanciare l’economia?

I presenti in studio, hanno più spesso cincischiato. Pur di esorcizzare il ritorno alla sovranità monetaria (che nessuno ha escluso) hanno anche affermato diverse sciocchezze — Massimo Mucchetti, ad esempio, descrivendo sfracelli, che col ritorno alla Lira avremmo un crollo del valore dei risparmi del 50% (falso!), oppure, Franco De Benedetti, dicendo che con l’euro “l’Italia è andata a gonfie vele” (chi? le banche e i grossi gruppi industriali, non certo i lavoratori dipendenti il cui potere d’acquisto è crollato).

Landini era in video collegamento. Lerner lo chiama in causa, affinché rispondesse sul tema in discussione: è meglio o  è peggio uscire dall’euro?

Landini balbetta, glissa, aggira la domanda, la sorvola, ripetendo la solita storiella che l’Unione europea non è democratica, che occorre eleggere gli organismi sovranazionali, tassare le rendite finanziarie. Al che Lerner lo interrompe un paio di volte per chiamarlo al punto, chiedendogli se è favorevole o meno alla riconquista della sovranità monetaria. Gli dice: “scusi Landini, ma la questione che stiamo discutendo è ben più importante, e viene prima dei diritti sociali”. 

Alla fine Landini, sempre reticente, risponde pateticamente che occorre “più Unione europea”. Una figura veramente brutta, insomma. Che però è spia della pochezza di gran parte della sinistra, che non ha la più pallida idea di cosa fare nella situazione concreta di crisi sistemica. Ci vuole poco a capire che non andrà lontano.

Note

[1] Paolo Savona. Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi. Il caso Italia. Rubettino

da Sollevazione