Così come avevano annunciato nei propri recenti comunicati, le FARC hanno tenuto fede alla propria parola, ed una volta accertato che Romeo Langlois (nella foto) è un giornalista francese e non un membro dell’esercito lo hanno rilasciato nel municipio di San Isidro, dipartimento del Caquetá, consegnandolo alla commissione composta dalla Croce Rossa, da Piedad Córdoba e dall’emissario del governo francese, secondo quanto le stesse FARC avevano indicato.

Il 28 aprile scorso Romeo Langlois stava documentando un’operazione dell’esercito le cui forze sono entrate in combattimento con unità del Fronte 15 delle FARC, rimanendo annientate dalla guerriglia. Il giornalista è rimasto ferito ad un braccio e si è consegnato ai guerriglieri, i quali lo hanno preso in consegna come prigioniero di guerra, avendolo trovato vestito con abiti militari. In seguito lo hanno trasportato lontano dalla zona dello scontro, medicandone le ferite e svolgendo accertamenti sulla sua identità.

Appena libero il giornalista ha conversato con suoi colleghi di Telesur, rilasciando dichiarazioni che hanno scatenato la fetida bile dei guerrafondai dell’oligarchia colombiana, che blaterano tutti i giorni di soluzione militare e di fine della guerriglia: “Il governo colombiano ha venduto all’estero un’immagine falsa del conflitto, che ha reso invisibile la realtà della situazione, il conflitto non sta finendo e non si tratta di poche zone rosse che sono rimaste, questo è totalmente falso”, ha assicurato Langlois, aggiungendo poi che “occorre che la stampa colombiana e straniera descriva meglio il conflitto in Colombia, raccontandolo da entrambe le parti”, come ad esempio “la paura fisica dei soldati che vengono mandati a combattere ed i sacrifici dei guerriglieri che rischiano la vita”, perché è l’unico modo di far conoscere la guerra.

Langlois ha poi smentito la versione dell’Esercito secondo la quale quando è entrato in combattimento era impegnato in una vasta operazione antidroga, mentre esisteva solo un piccolo laboratorio artigianale di quelli che i contadini della zona utilizzano per sopravvivere, confermando la versione della guerriglia, che aveva denunciato l’ennesima montatura della stampa a senso unico. Infine, il giornalista ha dichiarato di essere sempre stato trattato con riguardo, “come un ospite” dalle FARC, cosa che demolisce l’immagine – artificialmente costruita – di una guerriglia spietata, e che per questo ha fatto imbestialire l’ultradestra di Uribe e Santos, che ha investito anni nel ripetere menzogne controinsorgenti fino alla nausea.

Il popolo colombiano si è stufato delle falsità dei media oligarchici che non fanno altro che alimentare la guerra, e del malgoverno antidemocratico, repressivo e criminale tanto dei mafiosi narcotrafficanti alla Uribe come dei parassiti alla Santos, ed è in marcia per costruire quella pace con giustizia sociale che salverà il paese dalla crisi e dalla distruzione.

da Associazione nazionale Nuova Colombia