La Bce non fa il miracolo, anzi!

Ci siamo sorbiti l’attesissima conferenza stampa di Mario Draghi, a conclusione del Consiglio direttivo della Bce. Vi risparmio il pistolotto sulle tecnicalità del suo intervento. Conta il succo politico del discorso, e delle sue risposte ai giornalisti. Chi si attendeva il miracolo, cioè la decisione della Bce di ricorrere alle “armi non convenzionali” se non per risolvere la crisi dell’euro, per tamponarla ed evitare la tempesta finanziaria e monetaria in arrivo, è rimasto deluso.

Si capisce dunque che oggi pomeriggio (ieri, ndr) le borse stiano precipitando e gli spread risalendo. Mi pare che io avessi ragione quando, a commento delle dichiarazioni roboanti fatte a Londra da Draghi (“l’euro è irreversibile e faremo tutto quanto servirà per salvarlo”), dissi che c’era puzza di bluff, che quindi: (1) l’euforia si sarebbe smosciata presto, (2) che in seno al direttivo della Bce non sarebbe stata vinta la tenace resistenza di tedeschi e alleati; (3) che quindi la Bce non avrebbe adottato le misure per sventare lo spettro della tempesta finanziaria incombente.

Per avere un’idea della “grandi aspettative” e delle cantonate colossali prese da tanti analisti (compresi gli italiani affetti da eccesso di zelo verso il trio Napolitano-Monti-Draghi) sentiamo quel che diceva solo ieri Walter Riolfi: «Ci si aspettano, dunque, grandi cose dalla Bce domani: dalla semplice riapertura del programma SMP di acquisto titoli, che, in realtà, non aveva dato prova di grande efficacia; ad un vero Quantitative easing (senza sterilizzazione) sul modello della Fed». [Il Sole 24 Ore del 1 agosto 2012].

Ancora questa mattina gli analisti erano in preda ad un’ottimistica attesa. Di fianco un fotogramma dello spot di Isabella Bufacchi su Il Sole di questa mattina. La Bufacchi esordiva dicendo che la Bce aveva una panoplia di arnesi a disposizione per salvare l’euro e li indicava in un pannello alle sue spalle. Il succo era che la Bce avrebbe di sicuro deciso cose grosse, non solo un nuovo SMP (acquisto di titoli di stato), ma un nuovo e più potente LTRO, ma anche la compera di azioni delle banche in cambio di condizioni più lasche. Mai pronostico fu più sballato.

E’ sintomatico che non appena chiusa la Conferenza stampa di Draghi sullo stesso sito la Bufacchi sia stata costretta e svolgere un nuovo intervento video. E qui l’analista non nascondeva la sua delusione e, per camuffare la cantonata, con faccia tosta, diceva che tutto sommato… lei non era delusa. Guarda caso il video-intervento precedente è sparito dalla schermata e occorre ora andarlo a ripescare in archivio.

Mi sono permesso di segnare con delle croci le misure disattese da parte della Bce. Come vedete tutte, tranne l’eventuale SMP, l’acquisto di titoli di stato, che Draghi ha spiegato sarà diverso da quelle precedenti, poiché saranno eventualmente comperati solo titoli a scadenza breve.

Altro che Quantitative easing, Draghi ha ribadito, segno evidentissimo della vittoria dei falchi monetaristi tedeschi, che la Bce agirà solo ed esclusivamente nell’ambito del suo mandato, il cui primo dogma è il controllo dei prezzi e sventare l’inflazione (sic!).

Ma egli ha aggiunto anche tre altri concetti cruciali: (1) che l’eventuale SMP2 ci sarà solo dopo che i governi avranno attivato l’ESM (quindi tutto rimandato a dopo la decisione della Corte costituzionale tedesca del 12 settembre); (2) non è affatto detto, ammesso che i governi europei diano licenza bancaria all’ESM, che la Bce darà soldi all’ESM; e (3) che non spetta alla Bce risolvere la crisi dell’eurozona, che per lui non dipende affatto dalla moneta unica (sic!) ma dai governi e dagli organismi europei.

Più chiari di così si muore.

L’euro resta dentro le sabbie mobili e lo spettro di una imminente tempesta finanziaria aleggia sulle economie europee. Per ultimo osservate il grafico qui accanto. Esso da un’idea di quello che si attendeva la grande finanza (che certo vuole salvare l’euro e poco digerisce i rifiuti della BundesBank). Ebbene: dopo il discorso di Draghi siamo in pieno rosso, si capisce dunque la fulminea reazione negativa dei mercati finanziari. Osservo soltanto che se lo spread tra i titoli spagnoli e italiani continuasse a salire per qualche giorno, tutti e due i paesi sarebbero obbligati a ricorrere ufficialmente ai piani di salvataggio, col che le tensioni sui mercati salirebbero alle stelle.

Altro che l’uscita dal tunnel promessa dal pataccaro Monti! Qui siamo al buio pesto.