Con in bocca la «democrazia», e le mani sopra il portafoglio, la politica tedesca ha trattato Mario Monti da cialtrone qual è.

Nessuno sa meglio dei tedeschi quale sia il disprezzo che quest’uomo ha per ogni regola democratica, per i popoli, per i lavoratori. Se non l’avessero saputo non l’avrebbero messo lì dove si trova.

Il fatto è che costui risponde anche, e in primo luogo, alle cosche finanziarie che da una sponda all’altra dell’Atlantico temono per l’euro ben più degli europei che con quella moneta fanno la spesa tutti i giorni. La speculazione ama l’euro, che per i centri del potere finanziario è la miglior garanzia che il loro strozzinaggio potrà proseguire.

E lorsignori non temono soltanto i debiti del Sud, temono anche i «rigoristi» del Nord, Germania in primo luogo. Li temono perché sanno che la divaricazione in atto, da economica e finanziaria potrebbe ben presto trasformarsi in politica, giungendo infine al patatrac. Da qui le telefonate settimanali di Obama a Monti, ed il pressing su Berlino.

Ma veniamo all’intervista di Monti allo Spiegel. Un’intervista presentataci dalla stampa italiana solo come il tentativo – a nostro modesto parere assai disperato – di spiegare ai tedeschi che la loro rigidità potrebbe finire per sviluppare un forte sentimento anti-tedesco, e che è dunque loro interesse una maggiore flessibilità.

Quel che gli organi di informazione hanno invece sostanzialmente nascosto, almeno in un primo momento, è il passaggio sui poteri parlamentari: «Se i governi si lasciassero vincolare completamente dalle decisioni dei loro Parlamenti, senza conservare un proprio spazio di azione, diventerebbe più probabile il collasso dell’Europa rispetto a una più stretta integrazione». In passato Monti ha detto anche cose peggiori in materia, ma questa volta a sentirsi chiamata in causa è stata la Germania, e così l’intervista ha scatenato i vari settori della politica tedesca, che dalla Cdu, alla Csu, alla Fdp (liberali), fino alla Spd, hanno fatto a gara nel condannare le parole del premier italiano.

Diciamolo subito: la difesa della democrazia parlamentare ad opera di tanti esponenti della politica tedesca è assai ipocrita. Queste verginelle sanno benissimo come funziona – nel loro Paese come nel nostro – la «democrazia» e la politica nell’epoca del dominio delle oligarchie finanziarie. E tuttavia la scornata che si è preso meritatamente Monti, qualcosa ci dice. Non tanto sul ruolo effettivo dei parlamenti, quanto soprattutto sulla questione della sovranità.

Più che per condannare la sua evidente concezione autoritaria, l’intera politica tedesca ha svolto la sua reprimenda nei confronti di Monti per ribadire in maniera inequivocabile che la Germania è favorevole sì a cessioni di sovranità, ma solo se ci si riferisce a quella degli altri Stati, che in quanto alla propria non ha alcuna intenzione di rinunziarvi.

Dobbiamo dunque ringraziare i politici tedeschi. Per due motivi. Il primo per aver chiarito ancora una volta che l’Europa va verso la dissoluzione. Il secondo è l’aver messo in luce la pochezza del professor Quisling. Forse costui si è un po’ montato la testa, ma ieri i tedeschi lo hanno rimesso al suo posto. Per l’establishment germanico il golpista della Bocconi è stato (ed è) pressoché perfetto come esattore per loro conto e del sistema bancario. Ma il golpe va bene a Roma, che a Berlino ci sono già loro. Insomma, non c’è bisogno di un Monti in formato esportazione.

Fa un po’ specie che sia toccato a gente come Westerwelle e soci ricordare che: «Il controllo parlamentare sui governi non si discute». Fa specie, ma ci dice in quale situazione siamo. In particolare in Italia, dove pare che nessun esponente politico abbia sentito il bisogno di dire qualcosa sulla gravità delle affermazioni di Monti, sulla cultura autoritaria e sulla concezione dispotica che le ha prodotte. Anche questo fa specie, ma non sorprende. E poi si chiedono come mai avanzi quella che si ostinano a chiamare «antipolitica» solo perché non sanno come affrontarla.

E se l’«antipolitica» altro non fosse che l’espressione di una voglia di politica finalmente sottratta alla dittatura dei mercati? Orrore, orrore, triplo orrore: tutto si può, ma non questo. Nel Belpaese il parlamento non è più un problema da tempo – e proprio i continui voti di fiducia al golpista Monti sono lì a certificarlo – come non è certo un problema (altra differenza con la Germania) la Corte costituzionale. Un parlamento così è il vero sogno dei tecnocrati europei. Ecco perché (con la legge elettorale e non solo) si industrieranno a conservarlo tal quale. Ed ecco perché c’è bisogno non di un banale ricambio, ma di spazzare via un’intera classe dirigente, politica e non solo.