Ancora un resoconto dal Campo di Assisi

Assisi, 24 agosto – Presentando il forum “Grecia: elezioni o rivoluzione?”, Gernot Bodner ha sottolineato come il Campo 2012 abbia al centro non solo le primavere arabe, ma anche la crisi capitalistica che sta investendo pesantemente l’Europa. Una crisi di cui la situazione greca è in un certo senso  l’emblema.

Il primo esponente greco ad intervenire è stato Petros Al Achmar del Koe, facente parte della coalizione di Syriza. Al Achmar è partito dal 2010, anno decisivo per la cessione della sovranità all’Unione Europea e alla troika. Una situazione che ha fatto emergere un nuovo movimento radicale e di massa, diverso da quello tradizionale di matrice sindacale. Si è quindi assistito ad un grande movimento di piazza che ha visto anche un cambiamento rispetto agli slogan tradizionali. Sono infatti apparse le parole “ladri” e “indipendenza”, mai utilizzate finora dalla sinistra.

Al Achmar ha spiegato che la proposta politica di Syriza tiene conto dei livelli di coscienza delle masse, ed utilizza quindi l’anello debole del blocco avversario costituito dalla corruzione. Syriza utilizza la nozione di “indipendenza” e parla anche di ristrutturazione produttiva. Per Al Achmar è chiaro come gli interessi del popolo siano del tutto contrapposti a quelli della borghesia parassitaria greca.

Per l’esponente del Koe – e qui si manifesta una contraddizione piuttosto evidente – la causa dell’attuale situazione è certamente nel debito e nell’euro, ma non per questo sono possibili, a suo giudizio, parole d’ordine per la cancellazione del debito e per l’uscita dall’euro. A suo parere sarà la sollevazione popolare a portare ad una diversa politica monetaria.

Concludendo il suo intervento ha quindi indicato alcuni elementi di riflessione sulla situazione post-elettorale: 1) l’incertezza generale, anche nelle preferenze elettorali; 2) l’accelerazione del tempo politico, con sviluppi che si susseguono senza tregua; 3) il fallimento del sistema politico; 4) la maturità delle masse, superiore a quella della sinistra. Infine Al Achmar ha manifestato il suo ottimismo sulla possibilità di una transizione ad un sistema “più popolare”, anche se non socialista.

Il secondo esponente greco ad intervenire è stato Jannis Rachiotis, di Antarsya.
Rachiotis, dopo aver ricordato che la Grecia ha già avuto due default nel secolo scorso, ha detto che l’adesione all’UE negli anni ’80 è stato un vero disastro per il Paese, sia dal punto di vista democratico che da quello economico. Si è assistito alla distruzione dell’agricoltura e di molte altre attività produttive. L’adesione all’euro portò poi, nel 2002, ad un forte aumento dei prezzi. La Grecia è diventata così un Paese sempre più dipendente dalle importazioni, con un indebitamento privato in aumento a causa dei bassi tassi di interesse.

Tutto ciò ha portato al raddoppio, in dieci anni, del debito pubblico. Ma dove sono andati i soldi spesi dallo Stato? In primo luogo nell’acquisto di armi, in secondo luogo nella costruzione di infrastrutture, in terzo luogo nei giochi olimpici del 2004. Tutte attività che sono servite in realtà ad ingrassare le compagnie occidentali che si sono aggiudicate gli appalti. L’economia fondata sul debito non ha dunque arricchito la Grecia, bensì chi gli prestava i soldi.

Come noto la situazione è esplosa nel 2009, quando i tassi sono schizzati al 7% e Papandreou ha fatto appello alla Banca Mondiale ed al Fmi. Avrebbe potuto la Grecia scegliere un’altra strada? Assolutamente sì, considerando anche che nel 2010 il debito greco era ancora più basso di quello italiano.

Il governo accettò invece il diktat, il cui scopo non era solo il pagamento del debito, ma anche la colonizzazione del Paese. Le conseguenze sono una disoccupazione passata dal 10 al 30%, l’aumento della precarietà, il crollo del Pil, il taglio dei salari di circa il 30%. Di questa situazione  sono responsabili anche le dirigenze sindacali.

Il problema è che, di fronte a questa situazione, non esiste un programma politico alternativo credibile. La stessa proposta di Syriza su un governo di sinistra è alquanto vaga, visto che non si può dire no al memorandum e sì al pagamento del debito e alla permanenza nell’eurozona. Per Antarsya due sono infatti le questioni fondamentali: l’appartenenza all’UE e all’eurozona. Ma purtroppo nelle ultime elezioni Antarsya ha perso buona parte dei suoi consensi.

Rachiotis, che non si è nascosto le difficoltà nei rapporti con le altre forze della sinistra, ha così sintetizzato i 5 punti fondamentali, attorno ai quali Antarsya propone la costruzione di un nuovo fronte di massa: 1. Cancellare il debito. 2. Uscire dall’euro e tornare alla dracma svalutandola del 50%. 3. Uscire dall’Unione Europea. 4 Nazionalizzare le banche. 5 Ripensare le alleanze internazionali ed i nuovi contesti geopolitici.

Dopo Rachiotis è stata la volta di Michele Tiktopoulos, che ha iniziato con la previsione di un forte peggioramento della situazione greca. Un peggioramento che arriverà a presentarsi addirittura come emergenza umanitaria. Già ci sono alcuni segnali nel settore sanitario, mentre lo stesso aumento dei suicidi indica a che punto stiamo arrivando.

Che fare dunque? In primo luogo bisogna rafforzare il movimento di massa, un movimento che è già andato oltre – qui i tre relatori sono apparsi sostanzialmente unanimi nelle loro valutazioni – le dinamiche e il pensiero della sinistra.

Sulle grandi manifestazioni di massa, Tiktopoulos ritiene che avrebbero potuto avere risultati migliori se fossero state gestite diversamente, visto che troppo spesso i manifestanti sono stati lasciati allo sbando di fronte alla violenta repressione poliziesca. Ma il processo involutivo della sinistra greca è stato pesante, ed è proprio la sua moderazione a dare spazio all’area anarchica.

Tiktopoulos ha affermato di vedere alcune cose positive, come la nascita di nuove associazioni dal basso – riferendosi all’Italia egli si è detto entusiasta di aver potuto conoscere, in occasione dell’incontro di Chianciano del marzo scorso, l’esperienza dei Forconi siciliani e quella dei Pastori sardi -, ma di essere molto pessimista a causa dell’impreparazione delle forze maggiori della sinistra greca. Impreparazione nella semplice difesa delle manifestazioni e nel porsi il problema della violenza nei confronti del blocco avversario.

La sua conclusione, incentrata sulla necessità di un vero fronte popolare, è stata proprio rivolta ai problemi del futuro, quelli prodotti in primo luogo dal seppellimento della stessa democrazia borghese.

Il dibattito seguito a queste tre relazioni si è concentrato sulle prospettive del movimento greco, su come prepararsi ad una seconda fase dello scontro, sul ruolo degli anarchici e sulla questione dell’euro.

Nelle repliche i relatori hanno ribadito le rispettive posizioni. Al Achmar ha confermato la contrarietà del Koe (e ovviamente di Syriza) ad indicare l’uscita dall’euro, obiettivo invece fatto proprio da Rachiotis di Antarsya che lo considera una precondizione allo sviluppo di un’alternativa.

Sul tema della violenza, lo stesso Rachiotis ha detto che bisogna fare i conti sia con i nazisti di Alba Dorata che con la militarizzazione della società. Questioni riprese da Tiktopolous, per il quale lo spazio conquistato da Alba Dorata dipende anche dall’assenza della sinistra sui problemi legati all’immigrazione. Per Tiktopolous, infine, gli anarchici sono parte integrante del movimento popolare, anche se alcune loro azioni possono a volte creare dei problemi.