Ammettiamolo subito: ci sarebbero cose più importanti di cui occuparsi. Ma le perle sono perle e non si può far finta di niente. La lettura dei giornali del lunedì è cosa spesso inutile per chi non è ammalato di «calcite», ma qualche volta ci sono delle eccezioni. E’ il caso de Il Secolo XIX di ieri, che ci regala un’autentica perla: un’intervista al più ridicolo dei saltimbanchi del circo elettorale che si va apparecchiando. Il quale in effetti non delude…

Vendola è un po’ giù nei sondaggi, ha riposto nel cassetto le velleità di un tempo, acconciandosi a fare da spalla a Bersani nel giochino assai ozioso delle primarie. Un palcoscenico dove farsi belli, ma non troppo, che i censori del pensiero unico (montista, europeo, liberista ed atlantico) sono sempre in agguato. Sempre pronti a colpire chi uscisse di una virgola dal seminato. Ma lui non rischia: ha imparato da tempo il mestiere dell’equilibrista, e mai sentirete uscire dalla sua bocca un giudizio chiaro sulla crisi, sulle questioni sociali, sulla politica internazionale. Del resto, cosa aspettarsi da chi ebbe a definire Mario Draghi come il nostro «Papa laico»?

Vendola si accanisce con Casini, ma non si capisce il perché. Sarà che il genero di Caltagirone è contro le nozze gay – ecco un bel tema su cui dividersi, mentre insieme si marcia verso gli «Stati Uniti d’Europa» e la macelleria sociale che ne conseguirebbe! Diciamo la verità: nel marcio teatrino della politica italiana Vendola è proprio il peggio, un venditore di aria fritta che crede di poter continuare il suo commercio anche in tempi di vacche magre.

Ma veniamo alle perle dell’intervista.

Perla n° 1 – Per gli Stati Uniti d’Europa posso sposarmi anche con Casini.
Leggiamo: «O si fa l’alleanza con me o si fa l’alleanza con Casini. Lo dico ora per serietà nei confronti degli elettori. Casini è un impedimento al cambiamento. Ma Bersani dice una cosa corretta: sulla lotta contro il populismo e su quel passo in avanti epocale che sono gli Stati Uniti d’Europa, va bene trovare una convergenza con le forze democratiche e liberali. Altra cosa è un compromesso per governare l’Italia».

Come vi sarete accorti questa perla ne contiene altre tre: la presunzione tipica del mini-Bertinotti pugliese (c’è qualcuno che non sa che dopo le elezioni l’alleanza con Casini si farà?); la centralità della lotta al populismo, che nell’accezione dominante altro non è che lotta ideologica e materiale contro il popolo; l’idea di una convergenza sull’Europa disgiunta dalla questione del governo, il quale forse per Vendola dovrebbe solo occuparsi dei diritti individuali, lasciando le scelte fondamentali alle oligarchie dominanti.

Ma la perla n° 1 è la convinta adesione ad un’autentica prospettiva da incubo, quegli Stati Uniti d’Europa che altro non sarebbero che la cornice politica e giuridica per lo stritolamento di ogni diritto sociale. Una UE al cubo, autoritaria, tecnocratica ed antidemocratica. Nonostante la pietruzza portata dal governatore pugliese questa costruzione ben difficilmente prenderà forma, ma il suo impegno va comunque segnalato.

Perla n° 2 – Ah, Hollande!
Il nostro risulta un fervente cattolico, devoto alla Madonna di Sovereto, patrona di Terlizzi. Sarà forse per questo che non disdegna le visioni. Ecco come pensa di cambiare l’Europa: «Bisogna, insieme a Francois Hollande, fare massa critica per aprire un negoziato con gli euro-burocrati di Bruxelles».
Che sia l’unico in Europa a non essersi accorto qual è la vera linea dell’inquilino dell’Eliseo? Che ignori che l’asse Parigi-Berlino si è già ricostituito? Che non sappia che la finanziaria di Hollande è perfettamente in linea con i dogmi liberisti? Che ignori l’adesione francese al Fiscal compact? Per favore informatelo, ne va del buon nome della Puglia!

Perla n° 3 – Le pensioni, l’articolo 18? Boh!
Qui non citeremo la risposta, dato che non dice niente, bensì la domanda dell’intervistatore: «Cambierete le riforme delle pensioni e del lavoro?». Ma figuriamoci, che la signora Fornero si agiterebbe! Nella risposta Vendola dice di essere contro le «riforme» di Monti, ma si guarda bene dal dire che si batterà per cambiarne una sola virgola. Una vera perla: un’anguilla sarebbe stata meno viscida e sfuggente.

Perla n° 4 – Napolitano, santo subito!
Qui invece la citazione ci vuole. Domanda dell’intervistatore: «Napolitano ha detto che bisogna garantire gli impegni economici assunti…». Risposta – udite, udite: «L’unica cosa che nessuno riuscirà a farmi fare è una polemica con il Quirinale. Non riesco a dimenticare il ruolo di garanzia che Napolitano ha rappresentato negli anni della devastazione della banda berlusconiana…». Dobbiamo commentare una simile prosa, o si commenta da sola? La «seconda che hai detto», che così risparmiamo tempo e inchiostro.

Perla n° 5 – Monti for president!
Il linguaggio è un po’ involuto, come si conviene in queste occasioni, ma il messaggio è chiaro: a noi lasciateci il governo, tanto per quello che conta, mentre al Quirinale vada pure Monti, ma non fatemelo dire forte in campagna elettorale.
Stiamo facendo il processo alle intenzioni? Giudichino i lettori: «Io non ho un giudizio negativo sulla persona, ma sulla politica di Monti. Inoltre, capisco che nell’articolazione dei ruoli istituzionali si debba tenere conto anche delle diverse culture politiche che esistono nella società: quando si vincono le elezioni non si deve fare “cappotto”».

Che ipocrisia! Il “cappotto” non potrà comunque esserci, ed anche per il governo sarà necessaria un’alleanza con Casini e probabilmente pure con pezzi dell’attuale Pdl. Non è questa la questione, è che ci si adatta a consegnare il prossimo settennato all’uomo dei vampiri della finanza. E sette anni sono più dei cinque della legislatura, i governi possono cadere facilmente, i presidenti della repubblica no, ed il potere del Quirinale è ormai ben più grande di quello di un tempo che fu. E questo a causa di chi, se non del «garante» di cui alla perla n° 4?

Perla n° 6 – Con la Nato sempre, ed anche un po’ di più.
Il giornalista del Secolo XIX vuol sapere cosa farebbe Vendola se ci fosse un intervento militare come in Libia. La risposta è un po’ lunga, ma ne vale al pena: «Queste domande propongono una visione falsata della realtà. Noi al governo non avremmo “danzato” il bunga-bunga insieme a Gheddafi. La politica di pace e di disarmo non è passività, deve dare impulso alle diplomazie, faccio fatica a capire perché hanno bombardato la Libia e non la Siria: forse perché non c’entrano niente i diritti umani e c’entra il greggio. Parliamo di come si reimposta la legittimità del diritto internazionale, a partire dall’Onu e dalla sua governance. E comunque, durante il governo Prodi fui d’accordo sulla missione di pace in Libano, e fui anche orgoglioso perché tra quei militari c’erano molti pugliesi».
Insomma, le garanzie agli Usa e alla Nato ci sono tutte. Siamo sempre stati d’accordo! Di più, perché non bombardare la Siria dopo la Libia?

In conclusione
In conclusione, se Vendola non esistesse andrebbe inventato. Dove la ritroviamo una così chiara ammissione di quel che è la «sinistra del centrosinistra»? Se non esistesse andrebbe inventato, ma siccome esiste va affondato. Se è lì è perché i circoli dominanti (e sappiamo quanto contino i media) hanno deciso di appaltargli la «sinistra», un lavoro sporco che val bene qualche scranno parlamentare. Scranni che i vendoliani si prenderanno, ma che non basteranno a tenerli a galla quando le cose si faranno davvero serie. Speriamo il prima possibile.