Uno stop alla repressione dalla sentenza del Tribunale di Bologna. Caduta l’accusa di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo”. Ce ne rallegriamo insieme ai compagni e a tutte le realtà coinvolte.
Di seguito un commento di Paolo Babini del Partito dei Carc, più sotto l’articolo de la Repubblica-Bologna.

Il Tribunale di Bologna ha emesso il giudizio. Siamo “innocenti”, per quanto chi ci ha accusato fino a oggi abbia poca e nessuna legittimità a usare termini del genere, visto che è lo Stato dei Berlusconi, dei consigli regionali sotto inchiesta, della corruzione che ne sta minando le basi, delle “infiltrazioni” mafiose (quando avremo un governo popolare, inizieremo a vedere meglio se la presenza mafiosa nelle istituzioni è occasionale o, come diciamo noi, strutturale).

La sentenza chiude un ventennio di persecuzione politica articolato in otto procedimenti giudiziari, accompagnati da campagne di denigrazione a mezzo stampa che ci hanno reso celebri (e che non a caso si sono con il tempo ridotte a zero: stavamo diventando troppo famosi).
Tutti/e coloro che non ci conoscono per quello che siamo, per sentito dire, che hanno più o meno subìto l’effetto di quella campagna denigratoria nei decenni ora
1. possono considerare le cose sotto una luce diversa, in modo trasparente e nuovo,
2. tengano conto che i procedimenti giudiziari (processi, perquisizioni, sequestri di materiale, arresti e imprigionamenti, controlli postali e telefonici, pedinamenti, organizzazione di comitati ad hoc, ecc.) sono costati alla collettività svariati milioni di euro (e continueranno a costarne: cercheranno altre vie per continuare la persecuzione politica nei nostri confronti.) (1)

Abbiamo dedicato questa vittoria alle vittime del vero terrorismo, portando un mazzo di fiori di fronte alla sala d’aspetto della Stazione di Bologna, quella che ancora è aperta per accogliere i viaggiatori, perché non osano chiuderla, a differenza di quelle di Milano e di Firenze (per dirne due), che sono state chiuse e sostituite da sale d’aspetto dove possono entrare solo i possessori di biglietto Eurostar Freccia Oro o Platino. Questa vittoria “gloriosa e bella” come la bandiera di cui cantavano le mondine nel secolo scorso è un segno del nostro futuro e del mondo nuovo la cui costruzione è già in corso.

Paolo Babini (Direziona nazionale Partito dei Carc)
Giovedì 18 ottobre 2012

(1) Quanto al punto due, carte processuali relative all’inchiesta chiusa ieri ci informano che un compagno del Partito dei CARC con funzioni dirigenti di massimo livello costava 80.000 € annui quanto al controllo del telefono e della posta elettronica ai tempi del passaggio da lira a euro. Al controllo delle comunicazioni va aggiunta la spesa per il personale della polizia e della magistratura impiegato per indagini e processi, che va da elementi di rango inferiore fino a elementi di livello massimo, quali furono, ad esempio, per la polizia Gratteri, resosi famoso per aver diretto il massacro alla Scuola Diaz a Genova, nel 2001, e per la magistratura Augusta Iannini, consorte di Bruno Vespa, gente, questa, che si presume sia pagata più che bene. Vanno aggiunti tutti i costi relativi alle procedure giudiziarie. Questa e altre voci rendono plausibile che per il controllo di un funzionario di livello superiore lo Stato spenda almeno 100.000 annui di risorse economiche sottratte alla collettività. Mensilmente, la spesa è di 8.300 euro. Una sua settimana lavorativa costerebbe quindi, grosso modo, 1950 €.

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Nuovo Pci, Asp e Carc: tutti assolti “Non fanno attività terroristica”
La Corte d’Assise ha messo la parola fine sulla lunga vicenda dei dodici militanti comunisti accusati di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo”

di Lorenza Pleuteri (la Repubblica-Bologna)

Tutti assolti, come richiesto in aula anche dal pm d’udienza, Antonello Gustapane. La Corte d’assise ieri mattina ha messo una pietra tombale sulla complicata e controversa inchiesta contro dodici appartenenti al (nuovo) Partito comunista italiano, all’Associazione Solidarietà Proletaria e ai Carc, i Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo, accusati dalla procura di Bologna di associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Una assoluzione con formula, piena, rimarcata con un presidio tenuto in mattinata in piazza XX settembre. “Hanno trovato finalmente conferma – commenta uno dei legali del gruppo, Danilo Camplese – le argomentazioni che noi portavamo avanti da anni, da sempre”.

L’inchiesta sugli attivisti delle tre sigle, uno zoccolo duro a Modena e aderenti in altre città italiane, nacque nel 2003 da un filone scaturito dalle indagini sull’omicidio del professor Marco Biagi da parte delle nuove Br. Nel luglio 2008 il gup Rita Zaccariello prosciolse con un non luogo a procedere i dodici “sospettati” in quanto – scrisse il giudice – il “compendio probatorio” era “del tutto inidoneo a qualificare la struttura come associazione con finalità di terrorismo ed eversione ai sensi dell’articolo 270 bis”.

Il pm titolare del fascicolo – Paolo Giovagnoli, ora procuratore capo a Rimini – fece ricorso in Cassazione così come l’avvocato generale dello Stato. Ieri, dopo il rinvio delle carte a Bologna, le assoluzioni.