Piccole manovre elettorali a sinistra

In vista delle elezioni politiche di primavera tutti i partiti si vanno posizionando e organizzando. Ma anche altri soggetti non partitici sgomitano per entrare nel campo da gioco.

ALBA, Lista arancione dei sindaci, liste civiche e .. liste civetta. Come andrà a finire è presto per dirlo. Per adesso siamo alla pretattica. Occorrerà infatti attendere l’esito delle primarie del Pd, la legge elettorale che verrà adottata, quale coniglio Berlusconi tirerà eventualmente fuori dal suo cappello e in che modo Monti deciderà di essere della partita.

Ci sono due opinioni che vanno per la maggiore riguardo alle prossime elezioni: la prima è che tutto è già deciso nelle segrete stanze, la seconda è che esse sono le più importanti della storia repubblicana. Ritengo che siano entrambi errate.

E’ sicuro che i grandi notabili delle classi dominanti tenteranno di predeterminare i futuri assetti politici e istituzionali, a prescindere dall’esito elettorale. E’ sempre stato così, sarà sempre così. Per essere più precisi: chi comanda, dovendo per forza sottostare al giochetto democratico delle elezioni, cerca di cautelarsi in anticipo neutralizzando eventuali brutte sorprese che vengano dalla urne.

I Napolitano, i Monti, i Bersani, i Casini, i Montezemolo, gli Alfano, insomma la pletora di funzionari della classe dominante, per quanto grandi siano gli attriti tra loro, alla fine saranno obbligati a trovare un accordo (di cui certo negheranno l’esistenza) affinché non si avveri la massima che tra i due litiganti il terzo gode.

Infatti, per quanti piani questi maggiorenti possano fare, la brutta sorpresa, le prossime elezioni, gliela consegneranno. Cerchiamo di non raccontarci storie: questa sorpresa ha un nome e un cognome: Beppe Grillo, cioè M5S. Parma, Sicilia e tutti i sondaggi dicono che il M5S prenderà una montagna di voti e diventerà la seconda forza per numero di parlamentari. Tanto per dire: se M5S si attesterà attorno al 20% dei voti validi (ma c’è chi sostiene che andrà oltre) otterrà, alla Camera, qualcosa come 130 deputati. Un vero e proprio terremoto politico.

Si capisce che nelle stanze dei bottoni, a partire dal Quirinale, se la fanno sotto. Per questo congiurano tra loro per cambiare la legge elettorale, per dare un’altra mazzata alla Costituzione e alla cosiddetta democrazia parlamentare, per vincere e restare al potere a tutti i costi, anche nel caso (per niente assurdo) che lo schieramento montiano non riesca ad ottenere la maggioranza dei voti.

Insomma: non c’è dubbio che queste elezioni, per quanto non siano il Giudizio universale hanno una grande importanza. Non so se voterò, e se voterò a chi andrà il mio voto. Ma se il quadro che ho descritto è quello reale, se ne ricavano due conclusioni: (1) che il risultato migliore che possiamo attenderci è che venga dalle urne una potente spallata al fronte che ha voluto e tenuto in piedi il governo tecnico imposto dai grandi poteri globalisti; (2) che la spallata allo schieramento montiano può venire solo dallo sfondamento del M5S. E se questa spallata verrà allora saremo entrati in un altra fase politica, del tutto nuova. Avremo un terremoto politico che annuncerà quello sociale.

Così io penso che tutte le forze anticapitaliste dovrebbero, non solo aiutare questo terremoto, dovrebbero, invece di sgomitare per scendere all’ultimo momento (malamente) nel campo elettorale, riflettere se non sia il caso di saltare questo giro di giostra. Per prepararsi semmai a giocare un ruolo di punta dopo la spallata, nella fase successiva quando dal terremoto politico si passerà a quello del terremoto sociale.

Ahimé certe forze anticapitaliste si sbracciano invece per scendere in campo. Non parliamo qui solo di soggetti come il Partito comunista dei lavoratori. Questi compagni mettono davanti a tutto la loro istanza si visibilità soggettiva. E chi può smuoverli da ciò? Parliamo ad esempio del Partito della rifondazione comunista, per cui è letteralmente impensabile “saltare il giro di giostra” e non avere dei propri candidati.

Il Prc deve però scontrarsi con lo sbarramento elettorale (con il Porcellum al 4% con l’eventuale nuova legge la soglia sicuramente sarà alzata). Ecco dunque che il Prc avanza la proposta di una lista unitaria. Con chi ce lo spiega il segretario Paolo Ferrero:

«D. Quando parli di una lista unitaria di sinistra cosa intendi?
R. Una lista unitaria della sinistra contro il neoliberismo, per un progetto di alternativa e per la riforma radicale della politica. La nostra proposta politica si rivolge ad Alba, all’IdV, a Sel, ai Verdi, alle forze che hanno organizzato la manifestazione del 27 ottobre, al complesso delle forze associazionistiche, sociali, culturali e di movimento disponibili, ed è finalizzata a costruire un ampio polo di alternativa che si ponga l’obiettivo di governare il paese su un programma antitetico a quello imposto da Monti e dalle politiche europee». [CONTROLACRISI.org]

A me pare una proposta senza né capo né coda. Scusate ma Sel non sta nel carrozzone Piddino? Non ha forse siglato, per potere partecipare alle primarie, un protocollo d’intesa con cui si accettano il Fiscal compact e tutte le porcherie di Ue e Bce? E L’Idv non sta forse implorando Bersani di rientrare nel centro-sinistra?

Pensare poi di imbarcare in questa zattera immaginaria i soggetti che hanno promosso il No Monti day è come minimo illusorio. I Cobas non ne vogliono sentir parlare e il Comitato No Debito di Cremaschi, sancirebbe il suo decesso se quest’ultimo accettasse l’ammucchiata, venendo tra l’altro meno ad un punto diventato oramai qualificante, che occorre spezzare le catene dell’Unione europea — principio che l’europesita Prc rifugge. Non resta che ALBA, come possibile alleato elettorale. E con ALBA si pensa di superare lo sbarramento? Pia illusione.

Morta e defunta la Federazione della sinistra — Diliberto e Patta vanno col Pd: quand’è Ferrero che si tira un bilancio onesto di tali fallimentari unioni delle sinistre? — il Prc pare allo sbando. Mi si dirà che Ferrero non la dice tutta, che la sua è solo pretattica. Sarà, ma la cosa è ancor più preoccupante. Si continua coi soliti giochini politicistici, si evita come la peste una rottura decisa e finalmente conclusiva col Pd e ciò che esso rappresenta. Si continua a tenere la porta aperta ai Bersani, ai Vendola e ai Di Pietro — ed infatti in vista delle regionali in Lombardia e Lazio Rifondazione si adopra a cercare un accordo di governo coi “democratici”.

Sapete come andrà a finire? Che a forza di seguire la tattica andreottiana dei due forni il Prc non avrà nemmeno una pagnotta. Occorre sì lavorare ad un fronte ampio delle opposizioni sociali e politiche anticapitaliste. E per questo occorre una visione complessiva, fare i conti col fallimento dell’Unione europea e della moneta unica, avere il coraggio di dire le cose come stanno e impugnare, da sinistra, la questione della sovranità (e della democrazia). Quindi lavorare davvero alla prospettiva di aggregare le forze interessate alla fuoriuscita dal capitalismo.

L’elettoralismo compulsivo, la ricerca spasmodica di seggi in parlamento, proprio mentre tutta la baracca della seconda repubblica va in frantumi, non è solo opportunistico, si rivelerà, alla fine dei conti, irresponsabile.

da Sollevazione