Di buone intenzioni è lastricato l’inferno

Giudico positivamente che un pezzo della vecchia “nobile” sinistra, dopo un ventennio di corresponsabilità tremende con le classi dominanti — anche in nome dell’europeismo — si siano convinte a spezzare il cordone ombelicale col Pd e il centro-sinistra.

E dico anche che coloro che hanno lanciato nella primavera scorsa l’appello Cambiare si può, sono stati anche svelti e intelligenti a porre il problema di dare rappresentanza parlamentare a quella grossa fetta di gente di sinistra che si considera anti-montiana.

Quella mossa, fatta d’anticipo, ha messo i promotori dell’Appello nella vantaggiosa  condizione di dettare regole e tempi del gioco. Che poi chi tiene il banco vinca la partita delle liste, questo, è tutto da vedere. Per andare alle elezioni i promotori, debolissimi sul piano del radicamento sociale e organizzativo, hanno bisogno di intruppare molta altra gente. Hanno bisogno soprattutto di inglobare il Prc, la sola forza che abbia una presenza organizzata e diffusa sul territorio. Hanno poi bisogno di avere un candidato premier di fortissima visibilità. Sulla piazza ce ne sono solo due, e son due ingombranti magistrati: De Magistris e Ingroia.

Insomma, le cose sono complicate per ALBA. Quella di fare leva sul “popolo del referendum sull’acqua pubblica” per non dovere fare troppi compromessi, si rivela per ciò che è: una pia illusione. È vero che Revelli e i suoi hanno il pallino in mano, ma le regole del gioco elettorale sono quelle dettate dal sistema. Per prendere voti, addirittura per superare lo sbarramento, occorre una forte organizzazione e migliaia di militanti determinati. Che il Prc li metta gratis a disposizione noi non lo pensiamo. Come pensiamo che andrà a farsi friggere la pretesa di poter bypassare le regole della società dello spettacolo e della personalizzazione carismatica, per cui, in barba all’idea di “un’altra politica”, ALBA, vedrete, finirà per ingoiare il rospo e, se andrà avanti l’operazione, sceglierà a sua volta un “grande capo”, per di più esterno.

Di compromessi quelli di ALBA molti ne dovranno fare di qui alla definizione di simbolo e candidati e, se l’ampia alleanza si farà, essa sarà talmente ampia che poco rimarrà della narrazione radical-democratico-diretta e forse anche dell’anti-montismo a tutto tondo.

Le difficoltà si sono viste all’assemblea nazionale di sabato scorso a Roma. Hai voglia a dare 6 minuti a testa per garantire il diritto di parola ai più. Il gioco elettorale ha le sue regole, così sono stati pochi gli interventi davvero decisivi, due su tutti, e non a caso, quelli di De Magistris e Ingroia — Dio non voglia che sia lui il candidato premier! per lui l’Italia è sì un paese a sovranità limitata, ma non perché siamo sotto protettorato delle oligarchie europee e della finanza globale, ma a causa della malavita (sic!). 

Da parte sua il De Magistris ha ribadito che è pronto ad andare avanti, ma a patto di non alzare muri verso Bersani e Vendola; che lui è pronto, ma non per stare all’opposizione bensì per vincere (chi ha orecchie per intendere intenda).

Certo non tutti a Roma in assemblea hanno condiviso questa brutta piega. Se in molti hanno fatto i pesci in barile, diversi sono stati coloro che l’hanno contestata come gli interventi che hanno teso a ribadire l’alterità di ALBA rispetto alla necessità di rompere con il “vecchio modo di fare politica”, o che hanno chiuso ogni porta al Pd. Ma non sono questi i registi dell’operazione la quale, al netto dell’anti-montismo, ha proprio un vizio e un tratto nativi: l’elettoralismo. Per questo sospetto che alla fine avremo un pateracchio, appunto, elettoralistico. Ammesso che una lista arancione unitaria riesca a farsi, vedrete che lascerà sul campo i cadaveri della parte più sana. Vedrete che la porta al Pd sarà lasciata aperta e che, ammesso che si superi lo sbarramento, una volta giunta in Parlamento la pattuglia si frantumerà in diversi pezzi, con alcuni che andranno in soccorso di Bersani.

La sinistra sociale antagonista, anzitutto giovanile, quella che nell’assemblea di ALBA non c’era, dovrà trovare il suo proprio modo di farsi forza politica di massa.