La Palestina storica, l’unità nazionale e nessun riconoscimento di Israele

Riprendiamo da InfoPal i passaggi principali del discorso tenuto a Gaza da Khaled Mesha’al in occasione del 25° anniversario della fondazione di Hamas.

Gaza-InfoPal. Khaled Mesha’al, capo dell’ufficio politico di Hamas, ha riconfermato l’attaccamento del suo movimento alle costanti palestinesi, e la sua posizione rispetto alle cause, palestinese, araba e islamica. Il leader ha anche ribadito il suo rifiuto di rinunciare alla terra della Palestina, e assicurato l’unità del popolo e della terra palestinese.

Durante il discorso tenuto in occasione delle celebrazioni per il 25° anniversario della fondazione del movimento di resistenza islamico, Hamas, Mesha’al ha affermato che la vittoria di Gaza è merito di al-Ja’abari, salutando la leadership di Hamas e delle fazioni della resistenza, e ribadendo che la Cisgiordania tornerà ad abbracciare la scelta della resistenza, dopo anni di separazione forzata.

Il leader di Hamas si è rivolto ai detenuti palestinesi promettendo la loro liberazione, ripercorrendo le stesse vie intraprese per liberare gli altri prigionieri palestinesi.
Mesha’al ha ribadito che la Palestina si estende dal fiume al mare (dal Giordano al Mediterraneo), affermando: “La Palestina è la nostra terra, la nostra patria ed è un nostro diritto al quale non rinunceremo. La Palestina resterà araba e islamica, nostra e non di altri”. Egli ha anche assicurato che il suo movimento non potrà mai riconoscere la legittimità dell’occupazione della Palestina, né di Israele.

Il capo dell’ufficio politico ha affermato che tutti i cambiamenti apportati dall’occupazione nei territori palestinesi, con la colonizzazione e l’ebraicizzazione, verranno spazzati dalla resistenza. E ha aggiunto: “La liberazione della Palestina è un dovere e un diritto del popolo palestinese e della nazione araba e islamica, vi è una sola via, quella della resistenza armata, tutte le altre forme di lotta non hanno alcun valore senza la resistenza, anche la politica nasce dalla resistenza”.

Mesha’al ha esortato i politici palestinesi e arabi a trarre una lezione da Gaza e dai suoi missili (riferendosi al razzo M-75, prodotto localmente), sottolineando che grazie ai comandanti delle fazioni militari palestinesi, essi hanno potuto far rientro a Gaza.

Il leader di Hamas ha sottolineato che “la lotta e la resistenza si sono dimostrate le uniche soluzioni percorribili”, affermando che il popolo palestinese è disposto a fornire le sue armi ai paesi arabi, ma esso avrebbe bisogno del sostegno finanziario, militare, politico e popolare di questi ultimi.

Mesha’al ha dichiarato: “Per noi la resistenza è un mezzo, non è un fine, se il mondo dovesse indicarci un modo che escluda la resistenza e il sangue ma che possa restituirci la Palestina, Gerusalemme, il diritto di ritorno e ponga fine all’odiosa occupazione sionista, allora ben venga”. Egli ha sottolineato che il popolo palestinese ha aspettato 64 anni, invano, per riavere i suoi diritti, ribadendo che la storia insegna che l’indipendenza si ottiene con la resistenza.

Ha dichiarato: “Noi non combattiamo gli ebrei in quanto tali, noi lottiamo contro gli aggressori occupanti sionisti, combattiamo contro chi ci uccide e ci assedia”, e ha aggiunto: “Constatato che quello sionista è un progetto espansionista e razzista, tale nemico non minaccia solo il popolo palestinese, ma anche la nazione araba e islamica, e tutta l’umanità”.

Egli ha ribadito il suo attaccamento a Gerusalemme, affermando che quello del ritorno dei palestinesi nella propria patria è un diritto sacro, e confermando il rifiuto del suo movimento a qualsiasi soluzione alternativa allo Stato palestinese.

Il leader palestinese ha esortato i media egiziani a sospendere le accuse rivolte ai palestinesi di voler controllare il Sinai, ribadendo che la stabilità di quest’ultima è indispensabile per la Palestina.
Masha’al ha inoltre confermato l’unità della terra palestinese, che comprende Gaza, la Cisgiordania e i territori occupati nel 1948, oltre all’unità delle fazioni palestinesi, e della nazione araba e islamica.

Egli ha ribadito che “prima di istituire lo Stato, è necessario liberare la terra”, affermando che “una patria vera è quella liberata, non quella ottenuta tramite i negoziati”. Aggiungendo: “Rifiutiamo qualsiasi alternativa allo Stato palestinese con piena sovranità su tutti i suoi territori”.
Il capo dell’ufficio politico di Hamas si è detto favorevole all’autonomia decisionale palestinese, senza subordinazione né dipendenza di alcun tipo, aggiungendo che ciò non dovrà ridimensionare il ruolo del mondo arabo e musulmano, in quanto la Palestina era e rimarrà la causa centrale di tutta la nazione.

Mesha’al ha detto: “Siamo favorevoli alle elezioni, non abbiamo paura di ricorrere alle urne e rivolgerci al nostro popolo, è questa la democrazia, ma vogliamo che ciò avvenga in un contesto di condivisione nazionale”.

In un altro contesto, il leader di Hamas ha negato che il suo movimento possa interferire nelle questioni interne di altri Stati, affermando: “Non siamo subordinati a nessuno, non lo eravamo in passato con la Siria e l’Iran, non lo siamo nemmeno oggi con l’Egitto, Qatar e Turchia, ma noi siamo con loro e loro sono con noi. I liberi non si sottomettono a nessuno. Tuttavia apprezziamo tutti coloro che ci hanno sostenuto, e non dimentichiamo nessuno”.

Ha poi aggiunto: “Hamas è un movimento di lotta che ha dei principi, dettati da un grande popolo, e per difendere i quali ha perso molti dei suoi leader, non potrà mai rinunciare ai suoi valori appoggiando la politica di qualsivoglia regime che commette delle atrocità nei confronti del suo popolo, noi siamo sempre con il popolo”.

Mesha’al ha espresso la sua disponibilità a raggiungere un programma politico comune, a livello palestinese e arabo, basato sui punti di vista condivisi e che non vada a scapito delle costanti palestinesi, quali la terra, Gerusalemme e il diritto al ritorno e la resistenza, e senza riconoscere Israele.

Egli ha invitato le fazioni e i leader della nazione a riconsiderare il loro percorso politico, dopo 20 anni di negoziati falliti a causa di Israele, invitandoli a rivedere le loro opzioni disponibili e a scommettere sulla scelta della resistenza.

Ha poi aggiunto:”Dopo la vittoria di Gaza è giunto il momento di voltare pagina e lasciarsi dietro la divisione. I dirigenti di Hamas credono nell’unità nazionale e nella riconciliazione, e considerano lo stato di divisione un disastro imposto sul movimento dopo le elezioni del 2006. Tuttavia oggi è il giorno della vittoria e dell’orgoglio, il successo di Abbas alle Nazioni Unite è una piccola mossa ma non trascurabile, che auspichiamo possa contribuire, insieme alla vittoria di Gaza, al processo di riconciliazione, e al servizio del programma nazionale palestinese”.

Mesha’al ha ribadito l’importanza della riconciliazione, dell’unità e di un programma nazionale condiviso, basato sulle costanti palestinesi e sulla resistenza. Sottolineando il ruolo che l’Egitto di Mursi svolgerà a tale proposito.

Il leader palestinese ha invitato la comunità internazionale a schierarsi dalla parte giusta, non quella dell’occupazione, aggiungendo che il popolo e la resistenza vinceranno e esortando a scommettere sui vincitori. Egli ha anche sottolineato che il progetto sionista è in costante declino, affermando che “non c’è futuro per l’occupazione e la politica degli insediamenti”.

Mesha’al ha concluso il suo discorso esortando i membri di Hamas a rimanere attaccati alla resistenza e alle armi, invitandoli a rimanere uniti, compassionevoli e tolleranti.
In un contesto correlato, domenica 9 dicembre, il leader di Hamas si è recato nel Centro culturale Rashad Shawa a Gaza, incontrando le fazioni palestinesi, rappresentanti di enti civili e governativi e i parenti di alcune delle vittime dell’ultima aggressione israeliana.

Durante l’incontro, Mesha’al ha ribadito che una delle chiavi per un processo di riconciliazione nazionale è il riconoscimento reciproco, esortando “a lavorare insieme in qualità di partner, mostrando flessibilità e apertura per tutto ciò che non intacca le costanti nazionali, per comprenderci a vicenda, così che un membro di Fatah possa essere un compagno per me”.

Mesha’al ha ribadito che la riconciliazione nazionale “non dovrà compromettere le costanti, i successi e il rispetto di cui gode la resistenza”, aggiungendo che lo stato di divisione era imposto e non fu un prodotto palestinese. Egli ha ritenuto che “in politica è naturale che ogni parte abbia il suo punto di vista, ma ciò che è anomalo, è l’esistenza di due sistemi politici distinti in due aree geograficamente lontane della stessa patria”, aggiungendo che ciò è incomprensibile e dannoso e sottolineando che “raggiungere la riconciliazione è la responsabilità di tutti”.

Il leader di Hamas si è chiesto: “Esiste una parte che può assumersi da sola tutta la responsabilità nazionale? Abbiamo bisogno l’un dell’altro, raggiungere l’unità è indispensabile per tutti, la divisione è dannosa in qualsiasi circostanza”.

Egli ha affermato che la resistenza palestinese non sostiene solo Hamas, ma anche Mahmoud Abbas e tutti i palestinesi.
Mesha’al ha aggiunto: “Chi conosce la storia e sa come si liberano i popoli, si rende conto che il primo presupposto per la vittoria è fissare un obiettivo da raggiungere, senza cambiamenti né ripensamenti”.

Sempre di domenica, durante un discorso tenuto all’università islamica di Gaza, il capo dell’ufficio politico di Hamas ha ribadito l’attaccamento alle costanti del popolo palestinese.
Egli ha dichiarato: “I giovani sono la forza motrice della nazione, la vittoria di Gaza contro l’occupazione è stata una vittoria per i giovani, che sono riusciti a superare l’Iron Dome, e colpire Tel Aviv con i loro missili”, e ha aggiunto: “Gli eroi della resistenza hanno osato bombardare Tel Aviv, quando grandi paesi non hanno avuto il coraggio di farlo”.

Il leader palestinese ha voluto ribadire che “l’unica strategia per assicurare la liberazione della Palestina storica è la resistenza, insieme all’unità”.
Mesha’al ha elogiato la fermezza del popolo della Striscia di Gaza affermando che quest’ultima “è inespugnabile, essa ha fatto cadere Barak e Sharon, e a breve lo stesso destino attende Netanyahu”.
Il leader di Hamas si è detto orgoglioso del popolo di Gaza, al quale si è rivolto affermando: “Avete compiuto delle eroiche imprese, affrontato grandi guerre e sconfitto il nemico, sofferto l’assedio, la chiusura e la cospirazione contro la vostra unità nazionale, ma Dio vi ricompenserà, la vostra vittoria è vicina”.

Mesha’al ha concluso: “Ho visto le condizioni in cui versa Gaza, l’assedio e la distruzione, ma ho visto anche la voglia di vivere, il nostro è un grande popolo, la cui fermezza ha superato e sconfitto l’occupante. Se Dio vorrà nessuna cospirazione o tradimento lo piegherà, e la Palestina verrà liberata fino all’ultimo centimetro”.