Le primarie del Pd e il potere economico, il «rinnovamento» del Renzi, le amichevoli manine del senatore «nemico»

Ecco un bel caso illuminante di come funzionano le primarie del Pd. Che sia l’unico non pensiamo proprio, ma di certo merita di essere conosciuto. L’edificante storiella ha tre protagonisti: il rampollo di una ricca famiglia, il giovane «rottamatore» fiorentino, il mercato del sangue. Il tutto si svolge nell’ameno contesto della Lucchesia, allietato come altrove dalle primarie del Pd di fine anno. Primarie che non guasteranno il clima natalizio, dato che hanno un esito già scritto…

Il primo protagonista si chiama Andrea Marcucci, eletto parlamentare già nel 1992 con il Pli, ripresentatosi nel 1994 con una lista personale, sostenitore della «lista Dini nel 1996, ed infine approdato alla «Margherita» e da qui al Pd, di cui è senatore dal 2008, dopo essere stato sottosegretario nel governo Prodi. Un personaggio che ha sempre dovuto i suoi consensi al potere economico di un gruppo di famiglia che ha spaziato in tanti settori, ma oggi più concentrato in quello farmaceutico.

Consensi non eccelsi, ma più che sufficienti a prevalere in una competizione  assai delimitata, come appunto le primarie per la scelta dei parlamentari del Pd. Chi ci segue sa che una delle critiche che abbiamo sempre rivolto a questa modalità di selezione del personale politico, non a caso made in Usa, è proprio quella di essere facilmente utilizzabile da gruppi di potere e lobby di vario tipo. Nel nostro caso, poi, il gruppo di potere e il candidato coincidono, dando vita così ad una sorta di «primarie perfette». Un vero caso di scuola per i politologi che volessero occuparsene.

L’esito delle primarie lucchesi è dunque già scritto. Talmente scritto che la deputata uscente, d’osservanza bersaniana, ha lasciato libero il campo onde evitare una secca sconfitta. Ma chi è arrivato nella Valle del Serchio a benedire il sicuro vincitore? Guarda caso è arrivato il Renzi (vedi in fondo l’articolo de La Nazione del 18 dicembre), a conferma della purezza adamantina che muove le scelte del sindaco fiorentino. E guarda ancora caso, è arrivato a sostenere – anziché rottamare – un candidato che rappresenta il peggio della politica dell’ultimo ventennio: uso disinvolto di questa o quella lista, uso pesantissimo del suo potere economico, conflitti di interessi che solo i ciechi possono far finta di non vedere.

Ora, siccome non la vogliamo fare troppo lunga, e lo scarso spessore del personaggio certo non lo merita, andiamo subito a vedere per quale motivo il Marcucci ha conquistato recentemente le cronache. Eh già, perché bisogna mettersi nei panni dei più che non lo conoscono, ricordandosi anche lo slogan: «Se lo conosci, lo eviti».

Abbiamo detto all’inizio che la storiella ha un terzo protagonista: il sangue. Digitate su Google: «sangue gruppo marcucci» e troverete un discreto numero di articoli assai interessanti. Ma noi vogliamo limitarci all’attualità. Ecco come titola il Fatto Quotidiano del 22 dicembre scorso: «L’ultimo regalo del governo Monti: è per un’azienda farmaceutica».

Secondo quel che scrive il giornalista Marco Palombi, nell’articolo che potete leggere di seguito, una «manina» (per l’esattezza quella del senatore Pdl Cesare Cursi) avrebbe inserito nella legge di stabilità una norma che elimina i controlli sul sangue proveniente dagli Stati Uniti e dal Canada.

Un fatto così pericoloso da far scattare l’allarme nelle stesse fila del governo, al punto che – sempre secondo il Fatto – il ministro Balduzzi penserebbe ad un «provvedimento d’urgenza» giustificato con i «pericoli per la salute pubblica». Una cosa dunque estremamente seria.

L’articolo, che vi invitiamo a leggere, spiega le conseguenze di una simile norma. E spiega anche chi ne sono i beneficiari. Citiamo testualmente: «Conosciuto l’esecutore, forse è il caso di chiedersi a chi interessa questo emendamento: quante sono le aziende interessate? La risposta si trova nelle parole di Ignazio Marino, chirurgo di fama mondiale e senatore del Pd: “Sugli emoderivati l’Italia è di fatto in un regime di monopolio: dal 1990 gli emoderivati sono prodotti da un’unica azienda farmaceutica, la Kedrion (di Castelvecchio Pascoli, Lucca, ndr). Nel 2011, Kedrion ha coperto circa il 65% del fabbisogno terapeutico italiano per questi prodotti, quindi solo il restante 35% è fornito al Paese in regime di concorrenza”».

A quale gruppo appartiene la Kedrion l’avrete già capito, esattamente al gruppo della famiglia Marcucci, il cui giovane rampollo siede anch’esso al Senato. E come tutti sanno, quando davvero serve la politica sa essere bipartisan…

La storiella finisce qui. Andrea Marcucci tornerà in parlamento, forse al governo. Ce lo porterà quel Pd che pure ha tra le sue fila Ignazio Marino. Trasmigrerà all’occorrenza verso altri lidi, trascinandosi dietro voti e clientele. Fin qui tutto normale. Ma ci sono tre cose che questa storiella di provincia ci insegna: 1) a chi giovano davvero le primarie, 2) chi sostiene davvero il «rottamatore», 3) di quali interessi è intriso il «nuovo» che ne viene fuori.

Su queste tre cosucce nessuno sembra interrogarsi. Meno che mai gli esponenti del Pd, a dimostrazione di quanto sia profonda la degenerazione del ceto politico del centrosinistra. Per noi, niente di nuovo sotto il sole. Solo un affresco realistico dell’odierno politicantismo che segue Bersani guardando a Monti.

Sotto i due articoli citati

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L’ultimo regalo del governo Monti: è per un’azienda farmaceutica
(da il Fatto Quotidiano del 22 dicembre 2012)

Un emendamento inserito in extremis nella legge di stabilità libera dai controlli gli emoderivati provenienti da Stati Uniti e Canada, paesi nei quali il sangue si può vendere. Alla base il conflitto d’interessi di un senatore, Andrea Marcucci. Il ministro Balduzzi lancia l’allarme: “Salute pubblica in pericolo”

 “Si tratta di uno di quegli emendamenti sul finire, notturni, che creano dei problemi”. Renato Balduzzi è un ministro tecnico, ma evidentemente s’è accorto presto di come funzionano le cose in Parlamento. Il titolare della Salute si riferisce a una normetta spuntata in Senato, senza avere molta attinenza con la materia, nella legge di Stabilità che ieri è diventata legge.

Cosa prevede? Semplicemente che sangue e prodotti emoderivati provenienti da Stati Uniti e Canada non avranno più bisogno dell’autorizzazione preventiva dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per essere importati nel nostro Paese: il che vuol dire che queste preparazioni – componenti del sangue che vengono separati attraverso un sofisticato sistema di centrifugazione del sangue – possono arrivare liberamente dal Nord America e non, per dire, dalla Francia. Col rischio che si incorre nel paradosso di rendere facile l’importazione di emoderivati da paesi – come molti Stati Usa – in cui il sangue si può vendere (e molti poveri lo fanno), mentre in Italia è vietato.

Ora Balduzzi, dopo le proteste di area Pd (Marino, Miotto e altri), è preoccupato e pensa addirittura a un “provvedimento d’urgenza” giustificato coi “pericoli per la salute pubblica”. Resta una domanda: com’è arrivato questo strano emendamento nel ddl stabilità? Ce lo ha messo Cesare Cursi, Pdl di rito aennino, già capo segreteria di Amintore Fanfani, ex sottosegretario alla Salute. Conosciuto l’esecutore, forse è il caso di chiedersi a chi interessa questo emendamento: quante sono le aziende interessate? La risposta si trova nelle parole di Ignazio Marino, chirurgo di fama mondiale e senatore del Pd: “Sugli emoderivati l’Italia è di fatto in un regime di monopolio: dal 1990 gli emoderivati sono prodotti da un’unica azienda farmaceutica, la Kedrion (di Castelvecchio Pascoli, Lucca, ndr). Nel 2011, Kedrion ha coperto circa il 65% del fabbisogno terapeutico italiano per questi prodotti, quindi solo il restante 35% è fornito al Paese in regime di concorrenza”.

In sostanza, grazie ad un monopolio paralegale, solo Kedrion può produrre e vendere in Italia alcune tipologie di questi preparati: per di più, la società toscana è assai attiva in Nord America, tanto in Canada quanto negli Stati Uniti, e particolarmente interessata dunque al’emendamento Cursi. Basti a provarlo un comunicato dell’azienda del luglio di quest’anno in cui si dà notizia dell’acquisto di un ramo d’azienda della società Ocd (Ortho Clinical Diagnostics), che andava ad aggiungersi ad un impianto di frazionamento a Melville (New York), alla controllata Kedrion Biopharma e ad otto centri di raccolta del plasma sparsi per gli States. Resta solo da chiarire chi siano i proprietari di Kedrion. Trattasi dei Marcucci, famiglia che fin dai tempi del capostipite Guelfo dà del tu al potere. Al comando ora c’è la generazione dei figli, tre: la primogenita Marialina fu azionista de l’Unità, il fratello Paolo guida la società, il più piccolo, Andrea, s’è dato alla politica. Liberale prima, sottosegretario con Prodi, Pd oggi. E pure senatore. Come Ignazio Marino, che da tempo prova a scardinare il monopolio di Kedrion senza successo.

La storia di questa battaglia è lunga e Giorgio Meletti l’ha raccontata nei dettagli su questo giornale a settembre. Ci provarono alcuni parlamentari con una legge nel 2005, seguiti per il governo dall’allora sottosegretario Cursi: in 7 anni, però, non è cambiato niente. A febbraio allora, facendosi forte della premiership dell’ex commissario alla Concorrenza Monti, Marino prova a liberalizzare il settore degli emoderivati con un emendamento al dl liberalizzazioni: il presidente della Commissione Industria del Senato, però, lo giudica “inammissibile per estraneità di materia”. Chi è? Cesare Cursi. Il chirurgo si rivolge allora al ministro Passera che, stupito, promette interventi. Se ne deve essere dimenticato, ma nel frattempo lo Stato ha trovato il modo di entrare nel capitale di Kedrion attraverso Cdp.

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Renzi lancia Marcucci alle primarie del Pd
A sorpresa ieri al “Ciocco”
(da La Nazione del 18 dicembre)

LUCCA 17 dicembre 2012 – Sorpresa ieri pomeriggio al «Ciocco», dove il senatore Andrea Marcucci aveva convocato un incontro pubblico per varare ufficialmente la sua candidatura alle primarie del Pd, con cui si sceglieranno i parlamentari in vista delle elezioni di febbraio. Sul palco è spuntato infatti Matteo Renzi che ha annunciato dunque di sostenere Marcucci nella corsa, ed ha approfittato per ringraziare del grande risultato raggiunto in Media Valle e Garfagnana. Com’è risaputo, infatti, il sindaco di Firenze nella sfida contro Bersani ha vinto ovunque in Lucchesia, e in alcuni comuni con percentuali davvero bulgare. Applausi a scena aperta per lui e, tra il pubblico, anche alcuni esponenti politici come il presidente della Provincia, Stefano Baccelli, e il consigliere regionale Marco Remaschi. Da parte sua Renzi ha sottolineato anche che la battaglia per il rinnovamento è solo all’inizio, e che non ha assolutamente intenzione di abbandonare la scena politica.

Marcucci invece ha rinnovato il suo impegno nella difesa dei valori del nostro territorio, che l’anno visto positivo protagonista anche nella recente battaglia contro il no alla perdita del capoluogo. Intanto, sempre sul fronte primarie, c’è da registrare uno sfogo su Facebook del sindaco di Capannori, Giorgio Del Ghingaro. «Io non mi candiderò — spiega —. Sono sindaco, il mandato finisce nel 2014, lo voglio portare a termine. Non sono iscritto al Pd da quasi due anni, perché il partito, negandomi la tessera, di fatto mi ha escluso dalle sue fila e posso garantire che per me, dopo mesi e mesi di inutili, dolorose e inconcludenti discussioni, questa partita è chiusa definitivamente, con tanto di pietra tombale ed epitaffio scolpito». Insomma, un addio al Pd.