«Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguire virtute e canoscenza
»

A bilancio della II. Assemblea nazionale del Mpl

Abbiamo fatto un altro passo avanti. Piccolo, ma l’abbiamo fatto. Non fosse stato per le disperate condizioni economiche in cui tanti di noi versano, saremmo potuti essere di più.

Sembra già passato tanto tempo, ma il Mpl non ha neanche un anno di vita, visto che la nostra prima Assemblea l’abbiamo celebrata nel marzo dell’anno scorso. Rispetto ad allora abbiamo conosciuto, in quanto a militanti ed attivisti, una crescita modesta. Ci aspettavamo di più? Certo che ce lo aspettavamo. Non siamo gente che cerca scusanti. Questo sviluppo lento, molecolare, insufficiente, dipende, oltre che da una situazione sociale difficilissima, anche da nostri errori, da limiti congeniti che ci portiamo dietro.

Ma qui è bene ribadire ciò che è stato detto a Chianciano. Noi non abbiamo voluto fondare un altro partitello rivoluzionario di sinistra, con la pretesa di candidarsi alla guida della palingenesi rivoluzionaria. Ci siamo raggruppati con un obiettivo più modesto. Conficcare, dentro il recinto di una sinistra morente, quattro idee forza, che si riassumono in quattro parole: fronte ampio, sollevazione popolare, sovranità nazionale, socialismo. Un gettare un seme affinché germogli una pianta nuova.

Queste quattro idee-forza sono tenute assieme da una visione più generale: che questo sistema attraversa una crisi epocale, che non è quindi solo economica e politica, ma di civiltà. Alla fine la società tutta, non solo il popolo lavoratore, sarà spinta a scegliere: o accettare un nuovo Medio evo o combattere per un rinascimento socialista. Questo bivio non è dietro l’angolo, ci arriveremo tuttavia passando attraverso una serie di bufere sociali e sconvolgimenti politici.

Non c’è alcuna speranza di resistere in questo periodo tempestoso scavandosi ognuno la propria trincea. Siamo alle porte di una guerra di movimento che farà a pezzi il “piccolo vecchio mondo antico”, che porterà alle estreme conseguenze lo scompaginamento già in atto. Dopo, necessariamente, i tanti rivoli in cui oggi si disperde oggi l’energia sociale, troveranno le vie per congiungersi e confluire nel fiume in piena della sollevazione popolare.

Sollevazione come sinonimo di rivoluzione? Non proprio. Le parole sono importanti, i concetti tanto più. Sollevazione non sarà un singolo evento salvifico, essa è un moto, una serie di sussulti sociali, di attacchi cui seguiranno momentanee ritirate. In questa temperie potrà prendere forma il fronte ampio di cui parliamo, un fronte in cui entreranno i settori sociali più disparati, che oggi sono solo cascami della crisi sociale, disiecta membra di un “popolo” eviscerato di ogni spirito vitale. Uno spirito che riguadagnerà nelle battaglie che si approssimano.

Ecco! Il Mpl si considera una leva per dare vita a questo fronte, un lievito per dargli consistenza e forma politica. La posta in palio sarà enorme: il governo di questo paese. In una parola il potere. Essere lievito significa questo: essere interni alla tempesta, ai processi sociali di sollevazione popolare, ma esserci sapendo indicare il che fare una volta che questo fronte sia riuscito a strappare il potere dalle mani di un’oligarchia globale predatoria che ci tiene soggiogati grazie all’ausilio di una “élite compradora” che gli funge da cinghia di trasmissione nazionale.

Non siamo qui per edificare una nuova setta, ciò significa che il nostro destino è appeso alle sorti della battaglia, alla giustezza delle nostre idee, alla nostra tenacia. Se sapremo davvero essere lievito e leva di un fronte rivoluzionario avremo assolto alla nostra funzione. Poi si vedrà. Ma se le nostre idee — quello che abbiamo definito il “quadrilatero programmatico”: fronte ampio, sollevazione popolare, sovranità nazionale, socialismo — si riveleranno giuste, spariremo volentieri per dare vita ad una cosa ben più grande, ad una grande forza politica socialista e rivoluzionaria.

Tornando alla nostra Assemblea. I motivi di soddisfazione sono più forti di quelli deludenti. Abbiamo mollato gli ormeggi, si va in mare aperto. La cosa inevitabilmente spaventa alcuni, che preferirebbero gli si continuino a raccontare le vecchie storie e a spacciare tradizionali ma effimere certezze ideologiche. Ma la gran parte di chi ci segue ha compreso, e questo ci da la spinta sufficiente a raggiungere e superare le Colonne d’Ercole.

Per aver voluto avventurarsi nell’ignoto, per aver seguito la sete (innata nell’uomo) di conoscenza e conquista di traguardi sempre alti e lontani, anche a prezzo di perdere la vita, Ulisse mentì ai suoi compagni e sfidò la prescrizione divina. Per questo Dante gettò Ulisse all’inferno.

Anche noi, non perché mentiamo, piuttosto per la sfida che lanciamo, andremo forse incontro alla medesima condanna. Sappiamo bene di avere contro un Dio, quello di una tradizione politica moribonda, di certezze che di sicuro han solo la loro evanescenza. Non sarà dunque questo Dio che farà affondare la nostra nave ma, semmai, le tempeste a cui andiamo incontro. Peggiore destino sarà quello di chi, pur di non arrischiarsi ad andare verso un futuro incerto, finirà per marcire nella sua rada immaginaria.

«Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguire virtute e canoscenza»

da SollevAzione