Continua la lotta per riconquistare il territorio usurpato dalle multinazionali e restituirlo alle comunità

La nostra incarcerazione fa parte di un’offensiva politica dello Stato, unito ai latifondisti e alle transnazionali, per salvaguardare i progetti delle centrali idroelettriche.

Mediante un comunicato pubblico, i prigionieri politici mapuche del Pilmaiken affermano che la loro incarcerazione risponde ad un’offensiva politica dello Stato a fianco dei latifondisti e delle transnazionali al fine di salvaguardare interessi di progetti delle centrali idroelettriche sul Rio Pilmaiken, centrali che sommergeranno il complesso cerimoniale Ngen Mapu Kintuante, spazio sacro vitale per la loro esistenza come mapuche in quel territorio.

Viene lanciato un appello a proseguire sulla strada indicata dai longko (capi politici) e seguita dalle machi (guaritrici) e dai weichafe (guerrieri lottatori) per opporsi all’invasione capitalista, recuperare il territorio usurpato e restituirlo alle comunità. “Affinché i nostri dirigenti più conseguenti guidino un conflitto reale per le nostre istanze storiche come Nazione, la nostra lotta deve sorgere e alimentarsi dalle comunità”. I prigionieri politici mapuche del Pilmaiken chiamano ad opporsi all’invasione capitalista.

Riproduciamo il comunicato

Alla Nazione mapuche, all’opinione pubblica cilena ed internazionale, come prigionieri politici mapuche reclusi nel carcere di Valdivia dichiariamo:

1. – Siamo mapuche, combattenti sociali per i nostri diritti politici, territoriali e spirituali, e ci opponiamo all’invasione delle imprese capitaliste che minacciano di distruggerci e di spogliarci della nostra terra. In conseguenza di ciò, denunciamo la persecuzione di cui è vittima la nostra lamngen (sorella) machi Millaray Huichalaf, portavoce del conflitto del Pilmaiken. All’alba del 30 di gennaio è stata rasa al suolo la sua abitazione, imprigionati tutti coloro che in quello momento si trovavamo in ruka (casa), inclusa machi Tito Cañulef del territorio Kunko.

2. – Affermiamo che la nostra incarcerazione risponde ad un’offensiva politica dello Stato a fianco dei latifondisti e delle transnazionali per salvaguardare interessi relativi ai progetti delle centrali idroelettriche sul Rio Pilmaiken, centrali che inonderanno il complesso cerimoniale Ngen Mapu Kintuante, spazio sacro vitale per la nostra esistenza come mapuche in quel territorio.

3. – Denunciamo la nuova strategia di sterminio adottata recentemente dallo Stato che ha processato cinque machi. Gli wingka (stranieri) sanno che i nostri capi politici conservano e praticano la nostra cultura da secoli. Sanno che ubbidiscono all’Az Mapu (sistema giuridico mapuche) e che comprendono la necessità di lottare per il territorio. Pertanto, sono parte essenziale della ricostruzione della nostra organizzazione tradizionale e pilastro fondamentale della Nazione mapuche. La persecuzione dei nostri capi politici è coerente con le necessità del progetto predatorio capitalista che vuole sterminarci come popolo.

4. – Lanciamo un appello a proseguire sulla strada indicata dai longko (capi politici) e seguita dalle machi (guaritrici) e dai weichafe (guerrieri lottatori) di opporsi all’invasione capitalista, recuperare il territorio usurpato e restituirlo alle comunità. Affinché i nostri dirigenti più conseguenti guidino un conflitto reale per le nostre istanze storiche come Nazione, la nostra lotta deve sorgere e trarre nutrimento dalle comunità.

I prigionieri politici Mapuche Williche del Pilmaiken
CCP (Centro de Cumplimiento Penitenziario) di Valdivia.

da werken.cl | lahaine.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare