“Per ora, gli obiettivi che ci siamo prefissati non sono stati raggiunti … “
Con queste parole nel 1992 Hugo Chavez si rivolse al suo popolo e dichiarò la sconfitta della rivolta civile-militare contro l’allora presidente Carlos Andres Perez.

“Avremo nuove occasioni e il paese dovrà marciare definitivamente verso un futuro migliore”. Questo l’appello del comandante dei paracadutisti Hugo Chavez affinché il suo popolo avesse fiducia in un futuro migliore. Con la sua vittoria elettorale nel 1998, Hugo Chavez non ha profondamente cambiato solo il Venezuela, ma tutta l’America Latina. Il suo obiettivo: un nuovo socialismo del 21° secolo. Ora, 5 marzo 2013, Hugo Chavez muore a soli 58 anni per le gravi conseguenze del cancro.

Non c’è dubbio: Chavez è stato un grande leader delle masse povere e un rivoluzionario appassionato. Il marxista ungherese György Lukács ha scritto nel 1924, dopo la morte di Lenin, che non era diventato il leader più importante tra i quadri bolscevichi perché era il marxista più brillante, ma per essere stato un rivoluzionario profondamente russo, che sentiva profondamente lo stato d’animo, le paure e le speranze del suo popolo, in ogni momento.

In questo stesso senso Chavez era un rivoluzionario profondamente venezuelano che rappresentava come nessun altro le idiosincrasie, la cultura, il modo di pensare e di sentire del popolo venezuelano, e proprio per questo conosceva anche i problemi socio-culturali di fronte alla rivoluzione bolivariana.

Chavez è sempre stato più un rivoluzionario che un semplice politico. La sua origine di classe popolare e la sincera vicinanza alle masse povere, ha sempre irritato la classe politica sia vecchia che nuova. Sapevano che Chavez non era uno di loro. Non gli erano vicini a causa dei modi d’essere delle classi dominanti, fondati sui vincoli di empatia tra “persone per bene”, vincoli che prescindono dalle mode politiche del momento. Si percepiva anche la preoccupazione dei nuovi ceti medi e alti di fronte all’energia scatenata dal presidente Chavez, che spingeva alla permanente trasformazione, di fronte alle rotture che causava con le sue idee e proposte.

Si saranno chiesti: perché non si mette da parte, perché crea sempre nuovi nemici e non è soddisfatto dello status quo? Ma Chavez non era di questo tipo. Nel suo corpo pulsavano tre cuori: quello del militare, quello del presidente di stato e quello del rivoluzionario. Il primo gli dava un certo scetticismo, forse esagerato, verso le iniziative autonome dei movimenti organizzati che non volevano integrarsi nella sua agenda e meno ancora in quella di stato, che erano con lui, ma con le loro proprie radicali priorità. Il secondo, quello di presidente di Stato, lo spingeva, a volte, a compromessi che probabilmente per lui stesso erano dolorosi, che lo costringevano ad un certo grado di politica di potere per non dividere il movimento, per non polarizzare troppo il paese di fronte ad uno scontro frontale tra rivoluzione e reazione, dagli esiti incerti. Ma alla fine il vero cuore di Chavez era quello rivoluzionario.

Proprio nel momento in cui burocrati e riformisti speravano che avesse vinto il Chavez-politico di Stato o il Chavez-militare, ecco che il Chavez-rivoluzionario si è preparato ad un nuovo strappo per chiamare le masse e i suoi sostenitori ad approfondire la trasformazione, non abbassare la guardia, ed eliminare tutte le falle all’interno del proprio movimento e governo.

Siamo profondamente convinti che il vero Chavez era quel comandante il cui cuore è sempre stato con la rivoluzione socialista! Chavez non è morto come Che Guevara sul limpido campo della lotta armata. E’ morto sul terreno più difficile per un rivoluzionario: il campo di battaglia di un apparato statale classista e discriminatorio, che voleva trasformare e rifondare, e per questo ha dato tutta la sua instancabile energia in questa fase ultima della sua vita di combattente.

Oggi non è il giorno per fare delle analisi approfondite. Chavez ha trasformato il Venezuela e l’America Latina. Era la personalità del periodo della crisi aperta dell’impero e dell’egemonia totale degli Stati Uniti. Questa trasformazione ha prodotto Hugo Chavez, ma allo stesso tempo è vero che senza di lui questa trasformazione non si sarebbe realizzata.

Non ci sarà nessun ritorno ad una restaurazione delle vecchie geopolitiche imperiali nonostante la prematura scomparsa dell’artefice principale di questo cambiamento.

Ma il comandante Chavez ha preteso più di quanto la sua epoca permettesse. Voleva il Socialismo. E’ stato il primo nell’era post-sovietica che ha osato alzare la bandiera socialista in Occidente dall’alto della carica di presidente di stato. Chavez entrerà nella storia politica dell’America Latina come architetto della nuova auto-coscienza e dell’unità latino-americana contro il “grande fratello” del nord. Anche per noi entrerà nella nostra storia di lotta rivoluzionaria come un uomo che ha avuto il coraggio di affermare senza paura o vergogna, contro tutti i buoni consigli di nemici e amici, la grande idea di liberazione socialista.

Può essere che il presidente Chavez non sia riuscito a trasformare il suo paese in molti campi. Tuttavia, chi presume oggi di possedere una strategia di transizione al socialismo, non fa che confondere le astrazioni ideologiche con il grande compito incompiuto di un nuovo programma di transizione.

Chavez ha lasciato un’eredità concreta che incrocerà sul suo cammino una nuova teoria e pratica del socialismo; teoria e pratica che chiede pensatori aperti e radicali del marxismo per incorporarlo nella coscienza collettiva della rivoluzione mondiale.

Vorremmo concludere con le parole del comandante Hugo Chavez che solo per ora gli obiettivi non sono stati raggiunti. Ma conosciamo bene la storia delle rivoluzioni e siamo consapevoli del fatto che ogni scomparsa di un dirigente di primaria grandezza ha significato, in ogni processo rivoluzionario, cesure profonde. Russia, Cina, Vietnam e molti altri casi dimostrano in modo chiaro che anche in Venezuela sarà inevitabile prepararsi ad una nuova fase.

La morte del presidente Hugo Chavez è senza dubbio un duro colpo per il morale e la forza della lotta delle masse.

Però abbiamo viva la speranza che le numerose avanguardie bolivariane, che sono nate e cresciute durante la sua presidenza, siano ora spinte a ad unirsi in una direzione collettiva intorno ad un programma di sviluppo della rivoluzione.

Hugo Chavez ha contribuito con la sua energia e il suo coraggio a rafforzare l’intero movimento antimperialista internazionale in tempi difficili. Rimarrà per sempre nella memoria rivoluzionaria dei popoli e vivrà nella lotta per la liberazione finale dell’America Latina.

Con tristezza sincera e con il necessario ottimismo della volontà, che comunque si apriranno nuove possibilità per conquistare la vittoria finale, diciamo addio al presidente, comandante e compagno rivoluzionario Hugo Chavez.

Hasta siempre comandante!

Comitato Esecutivo del Campo Antimperialista
Vienna 6 marzo 2013