15 marzo. Beppe Grillo? “L’uomo più pericoloso d’Europa”. Così Jan Fleischhauer, uno dei più noti editorialisti del prestigioso settimanale tedesco Der Spiegel titola il suo pezzo sull’edizione on-line di ieri. Quanto ha affermato Beppe Grillo ieri nel suo blog ci fa ben sperare. In cima c’è consapevolezza piena della posta in palio:
«In Italia è iniziata una rivoluzione legale. Forse riusciranno a fermarla, ma non con le voci delle loro Sirene. Ormai siamo in guerra e, se moriremo, lo faremo solo sul campo di battaglia delle prossime elezioni. È meglio un salto nel buio che un suicidio intellettualmente assistito».
La posta in palio è il governo del paese
L’articolo dello Spiegel in questione esprime, come meglio non si potrebbe, lo stupore e lo spavento suscitato nella borghesia tedesca dalle elezioni svoltesi in Italia. Il Quarto reich si aspettava sì che dalle urne sarebbe arrivata una scossa, non un terremoto della magnitudine che c’è stata. A Berlino si dormivano infatti sonni tranquilli, si dava per scontato che il Berlusconi anti-tedesco era oramai morto e defunto e che la coppia Monti-Bersani, ligia ai dettami rigoristi germanici, l’avrebbe spuntata. Doppia sberla: il Berlusconi anti-tedesco è ancora vivo e vegeto e, quel che è peggio è salita la marea del Movimento 5 Stelle.
Gli italiani non solo respingono i durissimi sacrifici impostigli per salvare una moneta unica traballante, hanno espresso un sussulto che, per quanto protestatario e confuso, è di indiscutibile segno sovranista. Non siamo ancora alla consapevolezza piena che si deve uscire dall’euro e tornare alla sovranità politica e monetaria, ma poco ci manca.
Che le urne abbiano espresso una latente tendenza sovranista nelle stanze europee dei bottoni l’hanno ben capito. Il segnale è giunto forte e chiaro anche a Berlino, che per questo è nel panico: l’egemonia tedesca è contestata, non dalla piccola Grecia bensì dalla grande Italia e, se questa tendenza non verrà fermata per tempo saranno dolori, sarà la fine del disegno tecnocratico di un’Europa oligarchica facente perno sulla egemonia tedesca.
Ma come lo Stato maggiore dell’armata eurista sta correndo ai ripari? L’articolo del Der Spiegel è per questo molto indicativo. Esso annuncia una potente offensiva ideologica per assediare e annientare il Movimento 5 Stelle. E siccome parliamo di offensiva ideologica la prima linea, la fanteria d’assalto è quella dell’intellighentia colta e “progressista”. L’articolo del Der Spiegel equivale ad una chiamata alle armi per la mobilitazione generale delle élite europee, ed è anche un grido di battaglia. Jan Fleischhauer non ha peli sulla lingua, cita un suo collega inglese, Nicholas Farrel, dice che Beppe Grillo è un nuovo Duce: “Mussolinis Faschismus war schwarz, Grillos ist grün, aber beide haben ein rotes Herz” — ovvero “Il fascismo di Mussolini era nero, Grillo è verde, ma entrambi hanno un cuore rosso”. Riecco che fa capolino nel dibattito pubblico il fantasma del “rosso-brunismo”.
Chiaro quindi quale sia questo grido di battaglia. Stabilita l’analogia la consegna è combattere e sopprimere le presunte risorgenti pulsioni neo-fasciste del popolo italiano. Con le buone e, ove questo non bastasse, con le cattive.
Quali sono le “buone” e quali le “cattive”? Quali la carota e il bastone?
La carota consiste nel fare delle concessioni all’Italia, allentando le durissime politiche d’austerità — fermi restando il pareggio di bilancio, il rispetto dei dettami del Fiscal compact e la deflazione salariale per rilanciare le esportazioni. Ma che queste modeste e irrisorie concessioni vengano fatte pare difficile. Mentre scriviamo è in corso il Consiglio europeo e pare che Monti non riesca a portare a casa quelli che ha chiamato “margini maggiori di flessibilità”, né scostamenti dai parametri di ferro del Fiscal compact. Un altro vertice inutile, titola oggi Il Sole 24 Ore.
Chi scrive tende dunque a pensare che gli euro-oligarchi, malgrado stiano temporeggiando in attesa che i loro proconsoli italiani si caccino fuori dai guai (magari nuove elezioni a stretto giro), abbiano già deciso che con gli italiani ci vogliano “le cattive”, che il solo metodo efficace sia il bastone.
In cosa consista questo “bastone” l’ha ben spiegato Emiliano Brancaccio nel suo articolo L’euro è un morto che cammina: per evitare che la crisi italiana travolga l’euro si consenta che Roma abbandoni la moneta unica. Un’uscita “da destra” dice il Brancaccio, ovvero programmata dalle stesse cricche neoliberiste aggiungiamo noi, pilotandola in maniera tale che a pagarne i salatissimi costi sia solo il popolo lavoratore e per far sì che il progetto strategico dell’euro non sia affossato, e quindi lasciando la porta aperta ad un rientro dell’Italia (risanata a suon di legnate) nell’eurozona, sulla falsa riga di quanto accadde nel settembre del 1992 con l’uscita della Lira dallo Sme — su quell’evento rimandiamo all’impeccabile analisi di Alberto Bagnai.
L’offensiva ideologica “antifascista” ordinata dalla spaventata borghesia tedesca è evidentemente strumentale, funzionale non solo alla tattica della carota ma pure a quella del bastone. Si debbono terrorizzare gli italiani, obbligarli a voltare le spalle a Beppe Grillo, altrimenti per loro saranno guai. Questa minaccia va presa sul serio.
La paranoica intellighentia tedesca si erge a giudice e inquisitore delle risorgenti pulsioni sovraniste italiane. Questa intellighentia liberal-sinistrorsa pretende di aver titolo per farlo poiché, com’è noto, è quella che più di ogni altra in Europa non ha solo abbracciato, assieme al sionismo, il pensiero globalista made in Usa, ma abiurato ogni forma di patriottismo nazionale, liquidato come revanchismo nazista.
In verità questo globalismo made in Germany, presume di essere genuinamente democratico e “anti-nazionale”, in verità fa velo al risorgente e aggressivo egemonismo imperialistico germanico, è un camuffamento dello smisurato orgoglio nazionale della borghesia tedesca. Un egemonismo che non cammina come un tempo sui cingoli dei carri armati hitleriani, ma su quelli, non meno spietati dello schiacciasassi della sua macchina da guerra economica.
I rivoluzionari italiani debbono dunque stare all’erta: l’occupazione militare nazista dell’Europa produsse resistenze partigiane antifasciste. L’occupazione economica, finanziaria, bancaria e monetaria tedesca potrebbe avere l’effetto contrario: produrre nei paesi vessati una resistenza nazionale di segno opposto, un revanchismo di tipo neo-fascista.
Pensare di combattere questo rischio, facendo il verso all’intellighentia imperialista e globalista, aderendo alla sua campagna di demonizzazione del M5S come un movimento non solo populista ma mussoliniano, sarebbe un errore strategico, catastrofico, sarebbe un crimine politico. Il Movimento 5 Stelle ha raccolto un sussulto di massa contro una casta di satrapi corrotti e i loro mandanti euristi. Condannare questa pulsione sovranista come reazionaria, aderire alla campagna di satanizzazione e annientamento del “grillismo”, è il miglior servizio che possa essere fatto alle classi dominanti.
I dati disaggregati del voto dimostrano che M5S non è solo il partito che ha raccolto le più alte adesioni tra il popolo lavoratore, esso ha strappato consensi trasversali, assorbendoli da ogni angolo dei vecchi schieramenti politici, da sinistra, da destra come dal centro. Non poteva essere diversamente viste le dimensioni di questo consenso.
I rivoluzionari debbono affiancare questo Movimento, proteggerlo dall’assedio che gli sarà portato, sostenerlo nel caso voglia davvero prendere in mano il governo del paese. La posta in palio infatti, giunti a questo punto della crisi sistemica, non è più ampliare l’area della protesta popolare, ma chi debba avere il potere in questo paese, per evitargli (come mettiamo in guardia da tempo) una catastrofe economica e sociale di portata storica.
Davanti a questa sfida M5S sarà obbligato a scelte di campo coraggiose, e che esso resti così com’è è altamente improbabile. Le sue componenti anticapitaliste interne dovranno farsi largo, contrastando le correnti moderate e borghesi che, vedrete, si tireranno indietro spaventate dalla sfida di dare soluzione alla crisi, andando incontro ai bisogni del popolo lavoratore. Questo le volpi delle classi dominanti lo sanno molto bene e attaccheranno da ogni lato per intrappolare M5S, per purgarlo dalla sua ala radicale e socialista.
Non è certo nell’interesse del popolo lavoratore che questo avvenga. E’ nel suo interesse invece spingere in avanti il Movimento 5 Stelle, obbligarlo a precisare il suo programma per salvare il paese e perché a parole più chiare faccia seguire i fatti. E ove le cricche dominanti si daranno al sabotaggio, sarà quello il momento della sollevazione popolare per spazzarle via.
Quanto ha affermato Beppe Grillo ieri nel suo blog ci fa ben sperare. In cima c’è consapevolezza piena della posta in palio:
«In Italia è iniziata una rivoluzione legale. Forse riusciranno a fermarla, ma non con le voci delle loro Sirene. Ormai siamo in guerra e, se moriremo, lo faremo solo sul campo di battaglia delle prossime elezioni. È meglio un salto nel buio che un suicidio intellettualmente assistito». [M5S e le sirene]