Conversazione con Samir Aita, esponente del Forum democratico siriano, a cura di Francesca Amerio (da Limes, n° 2 marzo 2013)

LIMES Quali sono le prospettive della Siria?

AITA Per discernere le prospettive bisogna guardare agli attori interni e regionali e capire cosa vogliono. Gli Stati del Golfo non hanno alcun interesse a che il conflitto siriano cessi. Tuttavia ci si concentra troppo su questi paesi, a scapito di Turchia e Israele.

LIMES
Questi ultimi sono attori essenziali nel conflitto?

AITA
La Turchia certamente sì, sia per le sue ambizioni di leadership regionale sia  per via della questione curda. Questa le impedisce di entrare nell’Unione Europea e provoca ogni anno tra le mille e le duemila vittime, oltre a un numero crescente di rifugiati in Francia, ampiamente superiore a quello dei rifugiati siriani. Il punto di vista israeliano, invece, è riassumibile nel seguente dilemma: se il regime siriano dovesse crollare, vi sarebbe in futuro un esercito in grado di impedire ai salafiti di espandersi? Del resto: da dove sono entrati i salafiti in Siria? Dalla Turchia. Anche se a Dayr-al-Zawr, nel Nord-Est della Siria, sono arrivati dall’Iraq, essi non hanno potuto spingersi fino ad Aleppo. Il punto di frontiera di Bab-al-Hawa, chi l’ha conquistato? Dei combattenti libici e bosniaci venuti dalla Turchia. I turchi vogliono avere vicino uno stato sunnita; Erdogan è in campagna elettorale e sin dall’inizio è stato chiaro il patto con i Fratelli musulmani Turchi. Il loro leader Muammad Riyad Saqfa, lo aveva detto chiaro e tondo dopo appena tre mesi dall’inizio della rivolta: “Vogliamo un attacco aereo turco in Siria. Non sarà un attacco nemico, visto che i siriani sono nostri fratelli”. Possiamo allora immaginarci che la Turchia spinga militarmente i Fratelli musulmani a prendere il potere in Siria.

LIMES I Fratelli musulmani sono già presenti nell’ala più intransigente e militarizzata dell’insurrezione, l’Avanguardia combattente.

AITA E’ questa che comanda oggi, nonostante i numeri ridotti. Sapete chi è al-Rur?
E’ il capo salafita venuto a unificare l’Esercito libero del Nord del paese; lui è un ex di Avanguardia combattente, rifugiato in Arabia Saudita e utilizzato dai sauditi in quanto vicino ai salafiti. All’interno dello stesso Consiglio nazionale siriano, sia  Saqfa sia Ramadan sono dell’Avanguardia.

LIMES Tornando alla Turchia, cosa vuole esattamente Ankara?

AITA Di certo non la democrazia in Siria. Vuole i Fratelli musulmani al potere, ma questi non vinceranno mai le elezioni in Siria. Nella Siria democratica, dal 1951 al 1953, i Fratelli non hanno mai avuto deputati, a differenza dei comunisti. Al-Asad se ne andrà, ma i Fratelli non governeranno la Siria. E’ un musulmano che lo dice: la Siria è un paese islamico particolare. I turchi e i curdi, nella storia, sono stati islamizzati per diventare i soldati dell’impero; sono sempre stati un po’ limitati, non si fanno molte domande. I siriani, invece, sono più sottili. Quando vado in Turchia e sento dire “noi ottomani”, replico: “Non siete voi gli ottomani, ma noi”. L’impero ottomano era un impero multietnico.

LIMES E gli israeliani?

AITA Non vogliono avere gli islamisti alle porte, sicché fanno di tutto per evitare che i combattenti da nord scendano verso sud. Non a caso, sinora sono molto pochi i combattenti islamici provenienti dal Golfo passati attraverso la frontiera giordana. Lo scenario che si prospetta è dunque quello di una divisione della Siria: malgrado gli auspici dei Turchi. I Fratelli musulmani prenderanno solo il Nord. Se Aleppo cade, la occuperanno. In questo modo, tuttavia, entreranno in conflitto con Israele. Al-Asad governerà il Sud, dove potrà rimanere poiché è una zona poco islamizzata. Resta da capire come tratterà con il Nord.

LIMES E l’ipotesi di un ridotto alauita nella regione di Latakia?

AITA A che pro se Al-Asad può governare la capitale? I ribelli faticheranno a sloggiarlo da Damasco; la loro forza si concentra ad Aleppo.

LIMES Vi è dunque la concreta possibilità di una divisione del paese?

AITA E’ la soluzione a cui i Turchi stanno lavorando. Per caso Ankara ha mai riconosciuto che Mossul si trova in Iraq? Per la Turchia Mossul resta turca, al pari di Aleppo. Michel Kilo e io non ci alleeremo mai con un governo che diriga unicamente il Nord della Siria. Nel documento Visione politica comune per la transizione in Siria, firmato al Cairo il 3 luglio 2012, si legge che un governo di transizione verrà formato solo dopo la caduta del regime. Tale principio mira appunto a scongiurare il rischio di dividere il paese in due. In una dichiarazione del 15 ottobre 2012, Abd al-Basit Sida (allora presidente del Consiglio nazionale siriano) afferma che “il periodo di transizione è iniziato, dunque formeremo un governo”. Per caso Bassar al-Asad è caduto? C’è qualcosa di poco chiaro nell’opposizione siriana, eppure tutti hanno firmato gli accordi del Cairo. Tutti inneggiano a quegli accordi, ma nessuno li ha letti. Cosa fare con un governo di transizione senza l’imposizione di una nuova no-fly zone?
Alla fine si creerà una situazione simile a quella del Kurdistan iracheno.

LIMES I curdi tenteranno di rivendicare maggiore autonomia, anche attraverso il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).

AITA Salvo che i turchi non riescano a concludere un accordo con il Pkk, attraverso la mediazione di Barzani.

LIMES Vi sono impegni precisi per il raggiungimento di un accordo tra il Consiglio del Kurdistan e il Partito dell’unione democratica (Pyd, l’equivalente siriano del Pkk)?

AITA Si è fatto qualcosa, ma niente di concreto. Ai turchi interessano in primo luogo Aleppo e Idlib. Alcuni dicono che in tal modo Aleppo assurgerebbe al ruolo di “Bengasi siriana!”, da cui in un secondo momento i ribelli muoverebbero verso sud, nel tentativo di riconquistare l’intero territorio nazionale, come avvenuto con l’avanzata verso ovest dei guerriglieri in Libia. Qui c’è l’ostacolo israeliano: non li lasceranno mai passare. L’unico evento che potrebbe rimettere tutto in gioco è la caduta di Al-Asad.