Napolitano ha dunque dato l’incarico a Enrico Letta (di Gianni Nipote). Nessuna sorpresa.
Personalità gradita a Berlusconi, che ha fatto valere il suo potere d’interdizione. Quel che più conta è che egli è un politico gradito al mondo della grande finanza, italiana e globale. Eurista di ferro.

Sarà “governicchio” o “governissimo”? Alcuni ritengono che siccome la sua vita sarà breve, sarà di fatto un “governicchio”. Metterà qualche pezza all’abito sdrucito della seconda repubblica per riportare gli italiani al voto, al massimo entro un anno. Sarebbe quindi la durata il criterio decisivo di giudizio. Dissento. Anche il governo Monti è durato poco ma, con le sue misure draconiane, ha scavato un solco profondo, indelebile nella vita di questo paese. 

Chiediamoci: quali sono i desiderata delle potenti seppur malandate forze che stanno dietro al nascituro governo? Primo: rimettere in careggiata il sistema bipolare, fracassato delle elezioni di febbraio (quindi attaccare e indebolire il M5S). Secondo: sottrarre ulteriori poteri alle Assemblee elettive per consegnarli al Presidente della Repubblica. Terzo: serrare, sulla scia del governo Monti, i ceppi euristi a cui il paese è incatenato.

Che questi tre obbiettivi saranno raggiunti non è certo, dipende da diversi fattori. Dalla forza dell’opposizione politica e sociale (in buona sostanza dal fatto che M5S non si limiti a fare melina in Parlamento), dalla quiete sui mercati finanziari, dalla possibilità di porre fine alla guerra intestina tra cosche partitiche, tra notabili e dignitari — la composizione del Consiglio dei ministri ci dirà molte cose.

Ma che vengano raggiunti o meno i tre obbiettivi di cui sopra poco c’entra con quelle che sono le intenzioni reali delle forze che tanto hanno premuto per le “larghe intese”. Queste forze chiedono una vera e propria legislatura costituente, chiedono un “governissimo”.

In quest’ottica un ammorbidimento delle misure d’austerità, anche l’alzare la voce con gli euro-crati e la Merkel, sono possibili, perché funzionali a calmare la rabbia sociale crescente e a evitare il pericolo maggiore, l’esplosione della conflittualità sociale. Di pace sociale Lorsignori hanno bisogno come il pane per realizzare il loro disegno che è tutto politico: seppellire la Costituzione repubblicana per passare da una Repubblica parlamentare ad un presidenziale. Da un presidenzialismo incipiente ad uno dispiegato.

Napolitano Bonaparte, a cui un Parlamento di zimbelli ha devoluto i suoi poteri sostanziali, è non solo il demiurgo ma il garante e la sentinella di questo passaggio verso la Terza Repubblica.

Ne discende che la battaglia a cui le opposizioni saranno chiamate è quella per bloccare questa insidiosa manovra strategica. Una lotta che dividerà il paese in due parti contrapposte, tra il fronte democratico e quello reazionario. Sarà una lotta senza esclusione di colpi. Se le opposizioni sapranno legare la questione democratica a quella sociale, ed entrambi alla questione della sovranità nazionale, se sapranno dare vita ad un ampio fronte popolare (M5S in prima fila) la battaglia potrà essere vinta.

da sollevAzione