I campi profughi palestinesi in Siria sono tra i più grandi per rifugiati palestinesi, e sono stati il punto di partenza di molte operazioni di resistenza, alimentando la rivoluzione palestinese nelle sue varie fasi col sacrificio di molte vite. In particolare il campo di Yarmouk, considerata capitale della diaspora palestinese.
L’ultima dimostrazione di resistenza e di fedeltà alla nostra giusta causa da parte di Yarmouk c’è stata nel maggio 2011, durante le commemorazioni per la Nakba. I giovani di Yarmouk si sono recati, per nulla spaventati dalle minacce del nemico, a manifestare sulle alture occupate del Golan, tra la Siria e la Palestina, portando con sé le chiavi per tornare alle case che gli appartenevano prima della brutale occupazione sionista e da cui sono stati costretti a fuggire. Contro di loro gli israeliani hanno aperto il fuoco e le loro pallottole hanno ucciso nove giovani martiri e ferito molti altri.
Data la situazione di disastrosa tensione in Siria, i campi profughi hanno condiviso grande parte di quanto sta accadendo e ciò ha portato al trasferimento e alla dispersione di molte famiglie palestinesi, e alla loro fuga verso altri luoghi, sia all’interno della Siria, che nei paesi vicini ed anche nei paesi europei.
In poche parole abbiamo assistito ad una tragica ripetizione della Nakba, in condizioni ancora peggiori di prima, davanti all’indifferenza dei paesi arabi, preoccupati anzitutto dei loro affari interni. Per di più l’OLP ha ignorato ogni responsabilità verso il nostro popolo dei campi, senza neppure assicurare i minimi livelli di comunicazione con le parti in causa del conflitto, per almeno alleviare il peso di questa tragedia.
Per mesi, i palestinesi dei campi in Siria hanno subito numerosi assedi parziali e blocchi [da parte delle autorità siriane, Ndr], imposti per impedire l’ingresso di aiuti, di cibo e di medicine, e quindi per evitare che i feriti ricevessero cure mediche al di fuori dei campi stessi, dal momento che presso gli ospedali all’interno dei campi mancavano medicinali.
Proprio in questi giorni, contro il campo di Yarmouk, è stato imposto un assedio completo, il che può provocare una potenziale catastrofe umanitaria visto che la vita delle nostre famiglie e dei nostri fratelli intrappolati all’interno del campo è in pericolo.
Come Movimento Giovanile Palestinese, rifiutiamo e condanniamo la politica di punizione collettiva contro i nostri familiari, i nostri fratelli e sorelle nei campi, e ci appelliamo a tutti i soggetti internazionali interessati, e all’UNRWA in particolare, affinché esercitino le loro prerogative e i loro doveri, affinché forniscano aiuto ai profughi palestinesi.
Chiediamo inoltre all’OLP che dichiari lo Stato di emergenza e che intensifichi i suoi sforzi e la sua pressione per rimuovere l’assedio al campo di Yarmouk, affinché la sua pretesa di legittimità e di rappresentanza non sia uno slogan da cantare a piacimento, ma si fondi sul dovere di difendere la propria gente.
In occasione del 65° anniversario della Nakba, dichiariamo che la tragedia della Nakba è a tutt’oggi parte della nostra vita quotidiana, e grava ancora, in forme senza precedenti, sulle spalle dei nostri fratelli e sorelle dei campi. Comunque i nostri fratelli e sorelle rimangono saldi come sempre e resteranno il pilastro della resistenza palestinese. Dichiarare di rappresentare il popolo palestinese resta una parola vuota se non si difendono le comunità che vivono nelle condizioni peggiori e difficili.
Fonte: www.pal-youth.org
* Traduzione a cura della redazione