Il salto della quaglia del Prof. Bagnai

Sapevamo che con Bagnai è difficile intavolare un contraddittorio. Lui lo si può solo adulare. Quando gli si muovono obiezioni [vedi: Le divergenze tra il compagno Bagnai e noi] perde la testa, la butta in caciara e, come un gradasso, rovescia sui malcapitati una caterva di insulti che superano la linea oltre la quale il Diritto e il buon senso ritengono ci sia diffamazione.

Pur senza mai citarmi (un classico della tecnica subdola della delegittimazione), mi definisce pubblicamente, cito, un “relitto umano”, un “povero imbecille”. Travolto dalla compulsione isterica così giustifica perché non intende rispondere alle critiche: “Non vi aspetterete da me una mediazione coi platelminti, o con gli anellidi, e nemmeno coi nematelminti, insomma, con tutti gli infiniti vermi del terrario nostrano, provinciale, egotista, intellettualmente ed eticamente deficitario”. [1]

Le contumelie qualificano chi ne fa uso. Noi proviamo a tornare sui contenuti. Tenteremo di dimostrare che i fuochi pirotecnici a base di improperi esibiti da Bagnai sono solo un disperato tentativo di depistaggio.

La risposta che Bagnai è stato obbligato a darmi non poteva essere più clamorosa. Il Nostro ha dovuto rendere finalmente pubblico in Italia un Manifesto, di cui egli è firmatario, tenuto furbescamente nascosto ai suoi followers per ben quattro mesi, proprio perché questi l’avrebbero considerato, non a torto, come una clamorosa giravolta.

Chi abbia seguito il Nostro sa che, al netto dei tecnicismi, il suo teorema si poteva riassumere in quattro assiomi: (1) Ogni area valutaria unica basata sulla rigidità del cambio è destinata a crollare perché va contro le leggi di mercato; (2) l’euro non solo porta la colpa di aver accresciuto gli squilibri in seno all’Unione europea, esso non è solo una moneta ma un “metodo di governo”, bollato come “nazista”; (3) Non c’è “un’uscita da sinistra dal nazismo”, l’Italia per salvarsi deve subito riconquistare la sua sovranità monetaria e politica; (4) quindi guerra frontale alle sinistre “luogocomuniste” che chiedono “più Europa” visto che, date le differenze tra nazioni, l’Unione europea stessa è una mera utopia.

Come ora vedremo questo Manifesto manda a farsi friggere tutti e quattro questi assiomi. Già il titolo è sconcertante: “Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’eurozona”. Potrebbero sottoscriverlo non solo i capobastone del Pd o del Pdl, ma anche Monti o uno qualsiasi dei tecno-oligarchi di Bruxelles.

Un titolo infelice? No! Il contenuto è in linea e consiste in una difesa non solo dell’Unione europea ma della moneta unica. Inaudito? Inconcepibile? Per niente.

Leggiamo assieme le chicche più notevoli:                 

«La creazione dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo si colloca fra le maggiori conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico. Il notevole successo dell’integrazione europea è scaturito da un modello di cooperazione che beneficiava tutti gli stati membri, senza minacciarne alcuno….l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea…L’euro, invece di rafforzare l’Europa, produce divisioni e tensioni che minano le fondamenta stesse dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo».
Sì, avete capito bene: avanti col processo d’integrazione europea, quindi riforma della moneta unica, necessaria per portare avanti questa integrazione.

In concreto cosa propone il Manifesto? Due misure essenzialmente.

La prima:

«Un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi europei».
Il voltafaccia di Bagnai è clamoroso e addirittura imbarazzante, poiché smentisce tutto quanto chi lo ha seguito ha detto non solo dell’euro (non solo una orribile moneta ma un “metodo nazista di regime”) ma dello stesso Sme (si ricordino le paginate sulla svalutazione “salutare” del 1992).

La seconda:

«Riteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea».

In pratica si chiede un nuovo Sme ma, si badi, non di paesi a sovranità monetaria. Questa sarebbe un’ipotesi di ultima istanza, se possibile da evitare. L’euro dovrebbe restare, è la Germania che deve uscirne. Detto di passata: questa tesi non è nuova, circola da anni, anche a sinistra, e Bagnai l’ha sempre brutalmente contestata — Albè, ti ricordi il nostro convegno di Chianciano Terme dell’ottobre 2011? [2]

Una tesi recentemente sostenuta non solo da W. Munchau ma niente-poco-di-meno-che da George Soros. [3] Così forse ci spieghiamo come mai, con la scusa di farla finita col “complottismo”, Bagnai sia giunto, il 13 maggio scorso, in soccorso di Soros, secondo il Nostro per niente colpevole per aver affondato la lira nel 1992. [4] Giungere a fare l’avvocato d’ufficio di Soros, assolvendolo dal ruolo di criminale stregone della finanza predatoria globale — inopinatamente scaricandone tutte le colpe sui governanti italiani quando tutti conosciamo con quali e quante invettive ha maltrattato chiunque osasse fare della “casta” il nemico principale —, è un fatto gravissimo, che la dice lunga sul dove Bagnai sia andato a parare.

Uno ha il diritto di cambiare idea, non può però chiedere indulgenza se mente o se esibisce il più italico dei vizietti, il trasformismo. Il Nostro, una volta scoperta l’arma del delitto, vorrebbe negare che le impronte sul grilletto siano le sue, e implora le attenuanti… “faccio solo da palo”.

Sappiamo che un simile fare spinge molti suoi seguaci a considerarlo un impostore. Si sentono ingannati, turlupinati. Chi si illude finisce prima o poi per disilludersi. La lezione dovrebbe invece aiutarli ad aprire gli occhi, a comprendere che non esiste una scienza economica neutrale, oggettiva, al di sopra delle classi sociali. Dietro ad ogni “scienza”, per quanto vestita di una panoplia di statistiche e tabelle, c’è sempre una concezione della società. L’economia è sempre economia politica.

Questo, tra l’altro, volevo dire, col mio articolo che tante polemiche sta suscitando:  non ci si può fidare di qualcuno che pensa di poter fare a meno di una teoria economica generale, che pensa di stare al di sopra delle classi sociali. Volevo dire che una simile posizione cela un avventurismo che poteva andare in tutte le direzioni, uno che avrebbe potuto mettersi al servizio del primo padrone.

Per quanto ad alcuni non entri in zucca, la teoria economica implicita del Bagnai sovranista anti-euro di ieri è la stessa di quello di unionista e pro-euro di oggi, quello che certi suoi estimatori considerano un inconcepibile “tradimento” è, per quanto clamoroso e gravissimo politicamente, un salto della quaglia, un riposizionamento, più a destra, nello stesso campo.

Ecco quindi il Manifesto in questione, questo distillato di economicismo imperialistico, che non contiene, non diciamo idee socialiste, ma nemmeno keynesiane. Per questo potrebbero sottoscriverlo, fra qualche mese, non solo Fassina, ma pure Crosetto, Brunetta e Berlusconi. Anzi, più questi ultimi che Fassina, se si tiene conto, appunto, della totale assenza di qualsivoglia riferimento agli interessi dei popoli, dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati. Ricordate le violente bordate di Bagnai ai sinistrati che dicevano che era meglio tenersi l’euro con l’argomento che l’uscita avrebbe significato un’ecatombe per i lavoratori? Ora il Nostro firma un Manifesto che parte dallo stesso paradigma eurista dei sinistrati, ma per difendere i dominanti. Lo fa infatti, dimmi con chi vai ti dirò chi sei, assieme a dei consiglieri di Sua Maestà, suggeritori dei governi liberisti, esponenti delle cupole aristocratiche e rentier europee.

Dei dominanti condividono la preoccupazione di salvare la baracca del capitalismo-casinò, i suoi sistemi bancari predatori, i suoi meccanismi oligarchici e classisti. Identica la paura sbirresca di eventuali, Dio ce ne scampi!, sollevazioni popolari che facciano saltare il sistema. Infatti leggiamo:

«Questa situazione rischia di portare allo scoppio di gravi disordini sociali nell’Europa meridionale e di compromettere definitivamente il sostegno dei cittadini all’integrazione europea».

Il delirio élitario tutto borghese è totale, come il disprezzo verso la povera gente: occorre salvare dall’alto e in maniera pilotata e tecnocratica la baracca poiché “la minaccia” è che alcuni paesi potrebbero decidere di farla saltare «sotto la pressione della pubblica opinione». Per Lorsignori sarebbe una disgrazia se il volgo, cacciati i governanti corrotti, prendesse in mano i propri destini e appendesse ad un palo i responsabili del massacro sociale. Un concentrato di pensiero, non liberale, ma liberista e reazionario.

Osservate infatti, l’ha già fatto notare Fiorenzo Fraioli, con quali compagni di merende Bagnai ha sottoscritto il Manifesto: non solo precettori e luogotenenti dei governi neoliberisti, o ausiliari degli euro-oligarchi o di multinazionali, ma banchieri di Goldman Sachs, di Deutsche Bank, di Nomura. “Persone di elevato profilo scientifico”, così Bagnai camuffa senza il minimo pudore i suoi nuovi compari.

Restammo perplessi quando Bagnai, nel dicembre scorso, mentre il governo Monti se ne stava andando, ci disse che forse occorreva siglare un nuovo “Patto Ribbentrop-Molotov”. Considerammo lì per lì una cazzata l’idea che si dovesse fare un’alleanza coi berluscones in funzione non solo anti-piddina ma anti-grillina. Adesso è chiaro cosa realmente bolliva nella pentola mentale del Nostro.

Azzeccata ci appare così l’evocativa definizione del Nostro fatta da Emiliano Brancaccio in occasione di un memorabile dibattito in cui i due furono protagonisti:

«Alberto Bagnai non è veracemente uno, ma è veracemente due. Da un lato c’è l’autore di un libro veramente interessante, e c’è poi, dall’altro lato, l’autore di un blog, che fa pure un buon lavoro, ma che di tanto in tanto, sembra somigliare ad un predicatore che si metteva a fare proseliti nel bel mezzo di Hyde Park, nudo come mamma l’aveva fatto, con il vangelo secondo Giovanni sotto il braccio, e con una vigorosa erezione in bellissima mostra..». [5] 

Nb
Nel mio articolo “Le divergenze tra il compagno Bagnai e noi”, iniziavo dicendo che eravamo venuti a sapere che Bagnai e altri stavano partorendo un Manifesto politico. Il Nostro ha risposto pubblicando il Manifesto europeista in questione, smentendo poi che sarebbe mai entrato in politica. Ora, nel caso che la meritevole opera di resistenza anti-eurista non fosse già tutta politica, di certo in politica c’è entrato firmando quel Manifesto insulso. Tuttavia io mi riferivo ad un’altra cosa. Mi riferivo proprio al fatto che Bagnai stava scrivendo con altri pochi eletti, un altro manifesto. Il suo sodale e blogger Orizzone48, il 18 maggio alle ore 13:05 sul suo blog così rispondeva ad un lettore che, proprio segnalando sollevAzione e il Manifesto spagnolo, lo esortava a scendere in campo:

«Pensa che ho anche consegnato a un prestigioso esponente del costituzionalismo e del potere giurisdizionale spagnolo l’articolo sulla incostituzionalità di tutte le manovre finanziarie successive a Maastricht. E mi ha poi scritto che l’avrebbe fatto tradurre. Il “manifesto” in questione ovviamente dice le cose su cui qui stiamo lottando e insistendo. Al suo interno si enuncia la difficoltà di arrivare a quelle “masse” manipolate che non sono in grado di mutare tempestivamente la loro percezione delle cause della crisi. Il problema è ovviamente anche italiano. Con Alberto (e non solo) stiamo provvedendo ad analogo “manifesto” e anche a dargli un seguito di “pensiero organizzato nella società”. A quel punto ci conteremo. E non saremo mai abbastanza».

NOTE
[1] In un tweet mi qualifica poi come “il trotskysta scalzo della Valnerina”. Descrizione trinitaria che potrei considerare encomiastica, visti la grandezza di un rivoluzionario come Trotsky o quanto ha donato la Valnerina alla civiltà europea, anche solo sfornando uno come S.Benedetto. In verità non sono della Valnerina né trotskysta. Per quanto concerne lo “scalzo” confesso che ho un rispetto grande, se è questo che Bagnai voleva intendere, verso chi sceglie la pauperitas come scelta di vita, mentre non ne ho affatto verso gli scaltri e i furbacchioni in cerca di fama e cadreghe spacciandosi per “sommi economisti”.

[2] Al convegno di Chianciano “Fuori dal debito! Fuori dall’euro” questa tesi fu sostenuta dall’economista Ernesto Screpanti, ma con ben altra prospettiva, quella di una rottura rivoluzionaria e internazionalista dell’eurozona.

[3] Disse Soros il 10 aprile scorso in un convegno a Francoforte: «Se invece fosse l’Italia ad abbandonare l’Eurozona, il suo debito denominato in euro diverrebbe insostenibile e andrebbe ristrutturato, gettando il sistema finanziario globale nel caos. Quindi, se qualcuno deve lasciare, quel qualcuno dovrebbe essere la Germania, e non l’Italia.» Il Sole 24 Ore 28 maggio 2013

[4] Speculazione finanziaria: quelli che “è brutta e cattiva. Il Fatto quotidiano del 13 maggio 2013

[5] Emiliano Brancaccio, Osservazioni critiche sulle tesi di Alberto Bagnai. Napoli 4 aprile 2013

da sollevAzione