Dati ufficiali: i palestinesi possiedono solo l’8% del loro territorio storico

Ramallah-InfoPal. Dati pubblicati da un centro di ricerche dimostrano che i palestinesi possiedono solo l’otto per cento dei territori della Palestina storica.

Domenica scorsa, durante una conferenza stampa tenuta a Ramallah, il Centro di ricerche sui territori palestinesi, appartenente alla Società di studi araba (al-Quds), ha pubblicato il suo libro annuale sulle violazioni israeliane dei diritti palestinesi, reso disponibile in arabo e inglese.

Jamal al-’Umla, direttore del centro, ha rivelato che il 2012 è stato “l’anno dell’insediamento e delle colonie per eccellenza”, a causa della grande quantità di violazioni commesse dall’occupazione israeliana contro la terra e le case palestinesi.

Al-’Umla ha fornito una presentazione dettagliata sulle violazioni israeliane, corredata di immagini, mappe, tabelle e grafici che dimostrano che la superficie della Palestina storica è pari a 27.000 km2, posseduta al 100% dai palestinesi, che a partire dal mandato britannico e con i governi israeliani succedutisi, hanno visto la graduale diminuzione della loro quota, fino ad arrivare all’otto per cento nel 2012, all’epoca del primo ministro israeliano, Netanyahu.

Ha sottolineato che “l’occupazione perpetua il suo approccio adottato durante la guerra del 1948, basato sulle demolizioni delle abitazioni e le strutture palestinesi, e la sostituzione degli abitanti con i coloni israeliani. Nel 2012, 189 case sono state abbattute e 1215 palestinesi sono rimasti senza dimora. La stessa sorte ha riguardato 415, tra strutture commerciali, agricole e pozzi d’acqua”.

Il direttore del centro ha aggiunto che nel 2012 “772 case e 590 strutture sono state minacciate di demolizione e/o di fermo costruzione, mentre 92 abitazioni palestinesi sono state aggredite dai coloni”. Inoltre, al-’Umla ha spiegato che “nello stesso anno, 27.710 dunum (1 dunum, 1000 mq) di terra sono stati confiscati o colpiti da avvisi di sequestro, sottolineando che Nablus è stata la città più colpita, seguita da Gerusalemme”.

I dati contenuti nel libro dimostrano che l’occupazione “ha distrutto 64.000 alberi, tra cui 52.122 ulivi, abbattendo, bruciando o immergendoli con l’acqua reflua”.

Inoltre, alla fine del 2012, il numero dei posti di blocco israeliani ha raggiunto i 240, senza contare quelli della città vecchia di Hebron e quelli nei valichi legati all’anno 1948, 46 dei quali sono stati eretti proprio l’anno scorso. Nello stesso anno, sono state costruite 14 strade per collegare gli avamposti coloniali che sorgono sulle terre palestinesi usurpate.

Il centro di ricerca ha dimostrato che nemmeno i luoghi di culto si sono salvati, con 86 moschee e 24 chiese aggredite nell’anno scorso.

Al-’Umla ha invitato a “preparare documenti di accusa internazionali e imporre delle sanzioni contro l’occupazione israeliana, oltre a lanciare campagne mediatiche per esporre, a livello mondiale, gli abusi commessi contro il popolo palestinese”. Infine, egli ha invitato a “rilanciare la resistenza popolare contro le attività coloniali, e sostenerla finanziariamente, moralmente e politicamente”.

da InfoPal