I giornali di questa mattina mettono al centro il declassamento del rating italiano da parte di Standard & Poor’s (da BBB+ a BBB, a due passi dal livello spazzatura) e subito dopo la decisione della Corte di Cassazione di emettere sentenza sul processo Mediaset per i diritti Tv — l’8 maggio scorso, in appello, Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

Tra i due fatti, del tutto scollegati l’uno all’altro, viene a stabilirsi tuttavia un nesso oggettivo. Qual è il nesso? Entrambi sono fendenti contro il partito di Berlusconi e quindi congiurano contro la vita del governo Napolitano-Letta o di “larghe intese”.

Ci si attendeva che la Cassazione se la sarebbe presa comoda (dato che la conferma della condanna di Berlusconi sembra scontata), venendo sostanzialmente incontro ai desiderata di Napolitano, il cui governicchio è appeso come un impiccato alla corda del sostegno del Pdl. Invece, sorprendendo tutti, ma proprio tutti, i giudici hanno deciso di chiudere la partita a stretto giro. Non a torto i berlusconiani hanno interpretato questa accelerazione come l’avviso di una condanna del loro capo supremo.

I rating di Standard & Poor’s

D’altra parte colpiscono le motivazioni con cui Standard & Poor’s ha di nuovo declassato l’Italia, ovvero il governo Napolitano-Letta: gli obiettivi di bilancio sarebbero a rischio poiché il disavanzo crescerebbe come risultato della sospensione dell’Imu e del possibile ritardo dell’aumento dell’Iva. Anche qui si parla del Pdl, che ha fatto della cancellazione dell’Imu e del non aumento dell’Iva i suoi vessilli.

Letta fa il pesce in barile. Dice che la tenuta del governo non è a rischio.

I vari paesi del mondo ed il rating di Standard & Poor’s

Comunque sia è appesa ad un filo, al filo del sostegno dei berlusconiani, ai quali, Standard & Poor’s (del resto anche il Fmi giorni addietro s’era fatto sentire) ha lanciato un avvertimento in stile para-mafioso: ammainate le vostre bandiere e non staccate la spina al governo Napolitano-Letta o scateniamo contro l’Italia “i mercati”. Come avvenne di fatto con la tempesta finanziaria dell’estate-autunno 2011 che portò alle dimissioni di Berlusconi e all’avvento di Monti.

Situazioni mediane a questo punto non se ne danno: o i berlusconiani abbassano la cresta su Imu e Iva tenendo in vita il governicchio o fanno saltare il banco causando le elezioni anticipate.

C’è chi dice che Berlusconi alla fine cederà, perché anzitutto pensa alla preservazione del suo impero economico e finanziario. Giusto. Ma questo fattore, per quanto decisivo, non è il solo che noi dobbiamo tenere in considerazione. Se il Pdl capitola e ammaina le bandiere di Imu e Iva è come se firmasse la sua condanna a morte. Quando si voterà, ritengo al massimo entro la primavera 2014, subirebbe un tracollo devastante. Per questo potremmo avere sorprese in seno al partito berlusconiano, ovvero i cosiddetti “falchi” che decidono di staccare la spina non solo a Letta ma pure al Cavaliere.

Vi può essere una diversa chiave interpretativa, almeno della decisione di Standard & Poor’s. Essa potrebbe essere letta alla luce di quanto adombrato da Moreno Pasquinelli:
«Questa guerra economica è ad uno stadio già molto avanzato, ma non è affatto terminata. Siamo alle porte dell’ultimo assalto, del bombardamento finale. E’ questione non di anni, è questione di mesi.
Attenderanno le elezioni tedesche, per verificare la solidità della loro piazzaforte tedesca. Quindi le cosche dell’alta finanza globale scateneranno l’attacco finale
». [IL TEMPO È SCADUTO, 1 luglio 2013]
Staremo a vedere. Le prossime settimane ci daranno la risposta.

da sollevAzione

Standard & Poor’s