Michel Aoun contro la decisione europea su Hezbollah:
«Quest’ala militare, oggi accusata di terrorismo, è la stessa che costrinse Israele a ritirarsi dal Libano senza condizioni nel maggio del 2000.  La stessa dunque che 22 anni  dopo assicurò l’esecuzione della risoluzione 425 adottata il 19 marzo 1978 dal Consiglio di sicurezza dopo l’occupazione di Israele del sud del Libano».

Pochi giorni fa, a seguito delle fortissime pressioni di Usa e Israele, i ministri degli esteri dell’UE hanno deciso di inserire la cosiddetta “ala militare” di Hezbollah nella lista nera delle organizzazioni classificate come “terroristiche”. Una decisione inqualificabile, che mentre soddisfa le richieste degli aggressori israeliani (basti ricordare l’invasione del Libano del 1982 e l’attacco dell’estate del 2006), intende così colpire la principale organizzazione della resistenza libanese.

Su questo nuovo atto di banditismo internazionale pubblichiamo di seguito la lettera aperta che il generale Aoun, esponente di primissimo piano della comunità cristiano-maronita, ha indirizzato all’Unione Europea.


Lettera aperta del generale Aoun all’Unione Europea

Mi rivolgo a voi in nome di questa cultura europea a cui mi sento così vicino e di cui divido i valori ed i princìpi.

Sono sconvolto dalla decisione dell’Unione Europea di iscrivere l’ala militare di Hezbollah nell’elenco delle organizzazioni terroristiche. Difatti questa decisione è in evidente contraddizione con la Carta delle Nazione Unite che riconosce il diritto naturale di legittima difesa, individuale o collettiva, nel caso in cui un Membro delle Nazioni Unite sia oggetto di un’aggressione armata.

Quest’ala militare, oggi accusata di terrorismo, è la stessa che costrinse Israele a ritirarsi dal Libano senza condizioni nel maggio del 2000.  La stessa dunque che 22 anni  dopo assicurò l’esecuzione della risoluzione 425 adottata il 19 marzo 1978 dal Consiglio di sicurezza dopo l’occupazione di Israele del sud del Libano.

La risoluzione 425 stipula difatti che il Consiglio di sicurezza dell’ONU esiga da Israele di cessare immediatamente la sua azione militare contro l’integrità territoriale libanese e ritirare immediatamente le sue forze da tutto il territorio libanese. Per 22 lunghi anni è rimasta senza applicazione; perché è così che Israele interpretò allora il termine “ritirare immediatamente”. Il Libano non dovette la liberazione dei suoi territori che alla volontà impeccabile della sua Resistenza, testimone anche dei fatti che portarono Israele a muovere guerra contro il Libano durante l’estate del 2006.

Tuttora il Libano continua a fare fronte a tre aggressioni israeliane accertate:

1) l’occupazione delle fattorie di Chebaa, delle colline di Kfarchouba e del villaggio El-Ghajar
2) il problema dei profughi palestinesi in Libano
3) le violazioni ripetute della sua integrità territoriale, aerea, e marittima.

A questo si devono aggiungere le illegittime mire israeliane sulle acque territoriali libanesi ed il suo ostinato rifiuto a rispettare le frontiere marittime tracciate secondo le convenzioni internazionali in vigore.

Invece che accusare di terrorismo la Resistenza libanese, sarebbe stato doveroso che le Nazioni-membro dell’Unione Europea sostenessero il diritto del Libano a preservare la sua integrità territoriale, così come il diritto del popolo palestinese a tornare sulle sue terre. Alcuni motivi invocati in passato per rafforzare queste accuse sono già stati rigettati tanto dall’Argentina – per gli attentati di Buenos Aires – che dalla Bulgaria; il ministro degli Affari Esteri bulgaro, pochi giorni orsono, ha difatti dichiarato che niente giustifica una decisione europea contro Hezbollah perché le accuse di una sua implicazione nell’attentato di Burgas sono del tutto infondate.

Quando l’Europa tutta rinnega il diritto di una nazione a difendersi – diritto sancito dalla Carta delle Nazioni Unite –, e quando volta le spalle a queste nazioni che lottano per preservare la loro libertà e la loro sovranità, questa Europa rinnega allora i suoi stessi valori ed i suoi stessi princìpi; volta le spalle alle lezioni della sua Storia; perché ciascuno dei popoli che la costituiscono, in passato, versò il suo sangue per resistere al giogo dell’occupazione.

Esorto dunque l’Unione Europea a restare fedele ai suoi princìpi, ai suoi ideali, ed alla sua Storia. Occorre che prenda coscienza della gravità delle sue responsabilità e che le assuma pienamente in merito al suo ruolo nella guerra che insanguina la Siria con gravi ripercussioni che ricadono sul Libano; una guerra che alcuni dei suoi Stati-membri continuano ad alimentare apertamente con uomini ed armamenti.

Michel Aoun (24 luglio)

da Sa Defenza
Traduzione a cura di Lorenzo de Vita