Superfluo dire che la sentenza della Cassazione è politicamente devastante. La sostanziale conferma della condanna è una sconfitta pesantissima non solo per Berlusconi e per i suoi affiliati. Lo è anche per i suoi sodali e compagni di governo del Pd. Lo è infine per il Presidente della Repubblica che questo governo ha voluto e imposto, augurandosi che quest’ultima vicenda processuale del Cavaliere sarebbe finita in una bolla di sapone.

La sorte del governo Letta è oramai appesa ad un filo, un filo destinato a spezzarsi se, come noi riteniamo, il blocco berlusconiano gli toglierà il sostegno per andare a tappe forzate verso nuove elezioni anticipate.

La surreale prudenza pidiellina di queste prime ore non deve quindi trarre in inganno. In guerra, se decideranno di dichiararla, non andranno in prima battuta con le insegne logore della lotta contro i “magistrati rossi” (sarebbe un suicidio) ma risfoderando le armi consuete: fine delle politiche d’austerità, riduzione delle tasse, meno Stato e più mercato. Queste sono le cose su cui il berlusconismo ha costruito il suo blocco sociale, e sono le cose che questo blocco vuole sentirsi dire per uscire dal sonno in cui è precipitato.

Molta acqua è passata sotto i ponti dai tempi d’oro del berlusconismo, tra cui la comparsa sulla scena di M5S. Che una chiamata alle armi riesca effettivamente a risvegliare e, quel che conta, a mobilitare la sua plebaglia è difficile dire. Ma è una scelta pressoché obbligata se l’organismo berlusconiano non vuole dissolversi. E se questa scelta verrà compiuta il governo Letta è condannato, poiché il Pd non potrà portare sulle sue sole e fratturate spalle, il peso enorme di un governo antipopolare la cui sola missione è proseguire con l’austerità per onorare gli impegni assunti con la finanza predatoria internazionale, con l’oligarchia europea, con la Bce.

Di che stupirsi del resto? Sono quattro lustri che Berlusconi e i suoi giocano a dadi con il Paese pur di difendere i loro interessi di parrocchia. Era solo ieri, il dicembre 2012, quando il Pdl, subodorati i possibili esiti elettorali e mosso da cieco istinto di vendetta, tolse il sostegno al governo Monti, governo “tecnico” che solo un anno prima era stato presentato come l’ultima spiaggia per l’Italia.

Ora è il berlusconismo che è all’ultima spiaggia, un animale ferito che è obbligato, per non tirare le cuoia, a giocarsi il tutto per tutto. Non ci stupiremo quindi se Forza-Italia-reloaded, già da settembre, non solo dissotterrerà l’ascia di guerra, ma deciderà di ricorrere alla bomba atomica, quella della bandiera anti-euro, ovvero di un orgoglio nazionale declinato in modo liberista.

Una simile, potente mossa tattica d’attacco, avrebbe un doppio collaterale vantaggio per i berluscones: lascerebbe al Pd l’onere di sostenere un eurismo sempre più antipopolare, metterebbe in forte imbarazzo i “grillini” che quella bomba (a meno che non si decidano ad usarla subito, cioè da adesso) potrebbero sì usarla, ma a rischio di andare a rimorchio del Cavaliere.

Non è detto che il Pdl abbia il coraggio di compiere questa mossa, ma se l’avrà sarà il caso di non vendere anzitempo la pelle dell’orso, poiché non è stato ancora catturato. Berlusconi è stato gravemente ferito, ma non è morto affatto come Beppe Grillo ha scritto a caldo commentando la sentenza.

Fin qui il piano squisitamente politico. Che tuttavia non è sospeso nella stratosfera. Dietro, anzi sopra il circo politico, ci sono i cosiddetti “mercati”, ovvero le grandi potenze finanziarie che fanno il bello e il cattivo tempo nel campo economico e che tutto faranno per impedire un ritorno al potere dei berluscones.

La tempesta finanziaria che diversi analisti prevedono in arrivo, potrebbe a questo punto abbattersi sul nostro paese prima di quanto si pensi. Non avremo quindi, eventualmente, elezioni “normali”; i “mercati” imporranno lo Stato d’eccezione, minacceranno se non determineranno a freddo, un attacco del tipo di quello che scatenarono nell’autunno 2011. Un crack combinato, delle finanze pubbliche e del sistema bancario, obbligherebbe quindi la Bce di Draghi (sentenza della Corte costituzionale tedesca permettendo) ad usare “il bazooka”, le cosiddette Outright Monetary Transactions (OMT), a condizione che siano applicati programmi spaventosi di massacro sociale e che l’Italia, già privata di sovranità sostanziale, venga posta in un regime anche formale di protettorato.

Tutto quindi, nei prossimi mesi, potrebbe accadere. Avevamo detto che con la poderosa “spallata” segnata dalla avanzata gigantesca di M5S, entravamo in una nuova fase, segnata dall’acutizzazione della crisi del sistema politico. La sentenza della Corte di Cassazione accentua questa crisi.

Per chi ha a cuore le sorti del popolo lavoratore e con esse quelle del nostro Paese c’è una cosa da fare; lanciare l’allarme, operare affinché nasca un fronte ampio che combatta i due blocchi dominanti: quello eurista incardinato attorno al PD e quello incipiente nazional-liberista berlusconiano, che imbarcherà non solo i rottami leghisti ma pure i cascami neofascisti.

Il Movimento 5 Stelle è chiamato alla sua più grande sfida: essere l’architrave di questo fronte, per mandare davvero a casa chi ha portato questo paese nell’abisso, e dargli un governo di svolta radicale. 

Con le elezioni se possibile, con la sollevazione se necessario. 

La Segreteria nazionale del MPL
2 agosto 2013

da sollevAzione