L’illuminante caso di Sherif El Sebaie
A Pechino il carro armato non sparò, al Cairo sì. Ma lo sdegno di ieri è pari solo all’indifferenza di oggi.

Ismailia, 16 agosto. Un uomo, un manifestante palesemente disarmato, si para davanti ad un carro armato. Pochi attimi e viene colpito a morte. C’è bisogno di commenti ad un immagine del genere? A leggere certi blog parrebbe di sì.

La follia islamofoba è forte. E qui qualcuno ha perso la testa. Anche, e forse soprattutto, a sinistra. Immagini che un tempo avrebbero provocato lo sdegno immediato, vengono oggi digerite come niente fosse. Anche perché siamo in Egitto, la vittima è un arabo e, peggio, un musulmano.

Cosa sarebbe successo se immagini simili fossero giunte da Teheran o da Istanbul? Nel 1989 una foto fece il giro del mondo. Proveniva da Pechino. Ma il giovane che si parò davanti ad un tank in Piazza Tien a Men non venne ucciso. Quello che, con identico coraggio, lo ha fatto oggi al Cairo sì.

I manifestanti islamici di questi giorni stanno subendo una repressione senza precedenti. E non c’è nessun bisogno di identificarsi con la Fratellanza Musulmana, tantomeno con Morsi, per capire che in questo momento stanno dalla parte del giusto. Di chi si batte contro un golpe che, in tutta evidenza, ha aperto la strada alla più feroce delle dittature.

Eppure anche quel che è evidente appare del tutto insufficiente a certuni. Ed abbiamo già detto che qualcuno, accecato dall’islamofobia, ha perso la testa. Prendiamo il caso di Sherif El Sebaie, egiziano trapiantato in Italia (proprio come Magdi Allam), noto anche per la sua collaborazione con il Manifesto.

Leggiamo sul suo blog, l’articolo Egitto: è l’ora del Terrore. Un inno alla repressione, ai generali, alle stragi, che però ancora non bastano. Leggiamo il passaggio centrale:

«A fronte del piano degli islamisti che prevede, nella sua prima fase, la ricerca del martirio e il maggior numero possibile di vittime pur di muovere a compassione un Occidente boccalone innamorato dell’idea della democrazia che vince sempre e ovunque anche se sono i nazisti a beneficiarne, a fronte dei leader di una fratellanza che non esitano a sacrificare poveri innocenti indottrinati pur di ritornare sulle comode poltrone che qualcuno ha avuto la brillante idea di far provare loro per un anno, l’unico rimedio è dichiarare la legge marziale, e istituire tribunali speciali con condanne capitali immediatamente esecutive nei confronti di alcuni leader, in modo da costringere i rimanenti dal carcere a bloccare il piano eversivo che prevede di distruggere il paese nel caso non siano loro a governare. Ha funzionato negli anni 50 con i fratelli, negli anni 90 con i qaedisti, che poi sono i loro amichetti, giochi di ruolo (moderati vs estremisti) a parte.  E funzionerà ancora».   

Avete capito bene come ragionano certi commentatori di sinistra?
Ora, di fronte a simili mostruosità, vedremo se finalmente qualcuno si sveglierà dall’attuale torpore, o se invece si proseguirà con l’atteggiamento attuale. Solo allora sapremo se è solo qualche individuo ad aver perso la testa, o se questi individui sono invece l’avanguardia di uno smarrimento più generale di fronte alle cose del mondo. Certi silenzi non fanno ben sperare.

Per intanto, però, una cosa diciamola: in tanti hanno certamente perso la testa, ma non per questo ci fanno meno schifo.