Democrazia significa che anche i Fratelli Musulmani hanno il diritto di usufruirne
Con il colpo di stato militare, lo schianto dei Fratelli Musulmani e la dichiarazione dello stato di emergenza, i generali tentano di ristabilire il dominio della vecchia elite sociale e, in parte, anche politica. L’esercito è stato, come sappiamo, il pilastro centrale e la longa manus del sistema capitalista globale in Egitto.
Tutti coloro che hanno pensato che il movimento popolare avrebbe potuto usare l’esercito contro i Fratelli Musulmani hanno ricevuto una amara lezione. E’ accaduto proprio il contrario: il movimento è stato usato dall’esercito contro la Fratellanza con la totale soppressione delle conquiste democratiche.
Come rivoluzionari democratici condanniamo il regime militare e il massacro della Fratellanza. Chiediamo diritti democratici per tutti, Fratellanza compresa, nonostante che essa stessa non abbia agito secondo tale principio. In Egitto il nemico principale dei rivoluzionari democratici sono le vecchie elites raccolte intorno ai generali. Le differenze politiche e i conflitti con gli islamisti, compresa la Fratellanza, non debbono portare a sottovalutare la vecchia oligarchia e i suoi apparati di potere.
Il colpo di stato militare e il ritorno al passato rappresentano una seria minaccia per la rivolta popolare. Il golpe è anzi oggigiorno il pericolo più grande da quando Mubarak è stato rovesciato.
Ciò che in realtà ha reso politicamente possibile il ritorno della giunta è stata la profonda spaccatura interna dell’opposizione popolare fra forze islamiste e forze laiche.
Da un lato la Fratellanza ha una pesante responsabilità politica, poiché si è dimostrata incapace di generare consenso. Per farlo sarebbe stato decisivo unirsi al movimento Tahrir contro i militari e i resti del vecchio regime. Purtroppo è avvenuto il contrario: Tahrir è stato dichiarato il nemico principale. La Fratellanza ha condotto la sua battaglia culturale contro i laici e non ha esibito alcuna capacità di governare una società plurale. Quanto più la Fratellanza si è mostrata incapace di attuare le idee centrali della rivolta del 2011– pane, libertà, giustizia sociale – tanto più ha perso sostegno, sempre più attaccata alla sua esclusiva gestione del potere. In tal modo ha allontanato il popolo, compresi ampi settori di estrazione culturale islamica. In un certo senso ha perfino provocato la rivolta contro il suo governo.
D’altra parte l’opposizione popolare di sinistra ha commesso l’errore speculare. Invece di sfidare la Fratellanza perché stava tradendo le istanze sociali della rivolta, ha accettato come principale proprio il terreno di scontro preferito dalla Fratellanza, quello culturale, dichiarandola nemico principale. L’idea politica della cooperazione propositiva non ha trovato molti seguaci.
Così il movimento di massa contro Morsi prima si è trasformato in un’appendice dei liberali (Fronte di Salvezza Nazionale), poi dei militari e delle vecchie elite. Il movimento Tahrir è stato soppiantato da Tamarrod, che fino ad ora continua ad appoggiare i militari, mentre el Baradei si è già fatto da parte. Molti hanno perfino invocato l’intervento dell’esercito e hanno visto con favore il colpo di Stato, poiché ritengono la Fratellanza il nemico principale.
I rivoluzionari democratici restati fedeli alla lotta di Tahrir contro i militari sono stati politicamente paralizzati. Finché islamisti e militari vengono considerati come nemici equivalenti ci si trova in una impossibile guerra su due fronti.
Come rivoluzionari democratici chiediamo:
di fermare la repressione contro la Fratellanza Musulmana e ripristinare i diritti democratici;
la ricerca di un compromesso con la Fratellanza che permetta nuove elezioni al più presto;
di sviluppare il progetto di un governo popolare fondato sulle istanze della rivolta contro Mubarak e contro la sanguinaria giunta militare (appena mascherata da civile).