Ici-Imu-Tarsu-Tares-Taser: cambiar nome alle tasse per meglio aumentarle

Ormai è uno sport nazionale. Quando si vuole aumentare una tassa, per prima cosa gli si cambia il nome. Il trucco c’è e si vede. Ha voglia Alfano a twittare le sue grida di gioia. Gioia per lui e per il suo principale, non certo per chi le tasse le deve pagare. E che nel trucchetto non cade più.

A leggere i giornali sembra il giorno del dopo-elezioni: tutti hanno vinto anche se non si sa bene il perché. I berluscones sono i campioni dell’esultanza. Avevano un programma elettorale fatto da un solo punto ed apparentemente lo hanno ottenuto. I piddini esultano anch’essi, un po’ perché non possono fare altrimenti, un po’ perché pensano di aver guadagnato tempo al governo Letta, che pur sempre un piddino è.

In realtà, il dispositivo approvato ieri dal governo sull’Imu altro non è che un accordicchio figlio di un governicchio tenuto in vita solo dai diktat quirinalizi. Questo dal punto di vista dei partiti di maggioranza. Da quello, invece, della gente comune siamo di fronte al più pacchiano degli imbrogli. Un’autentica buffonata degna dei suoi autori: il capo-comico di Arcore, il suo fido azzeccagarbugli di provincia, il vice di Bersani che crede di essere diventato un leader, un ministro dell’economia più che altro specializzato nello smentire se stesso.

Ad ogni modo da ieri gli italiani hanno una nuova tassa. E tutti sanno quali sono stati gli aumenti quando l’ICI si è trasformata in IMU, od anche quelli in atto nel passaggio tra la TARSU e la TARES. Bene, dal prossimo anno IMU e TARES andranno a sommarsi nella nuova TASER. Non sappiamo se sarà davvero questo il nome definitivo, ma di certo sappiamo che ad essa corrisponderà per i più un aumento della tassazione complessiva.

Il perché è semplice: ce lo chiede l’Europa, come il simpaticone di Olli Rehn ci ha immediatamente ricordato con il suo zelo beffardo. Parlare di una riduzione della pressione fiscale senza uscire dagli attuali vincoli europei è come parlare delle vacanze in un campo di concentramento nazista. Possono farlo solo degli imbroglioni matricolati, possono crederci solo degli inguaribili fessi.

In ogni caso stiamo ai fatti. In campagna elettorale Berlusconi aveva parlato di restituzione dell’IMU 2012 sulla prima casa e dell’azzeramento per il 2013 e per gli anni a venire. Cosa ha invece deciso ieri il governo? Nessuna restituzione per il 2012, l’annullamento della prima rata 2013, la sospensione della seconda, per la quale andranno trovate “nuove coperture” (cioè nuove tasse o nuovi tagli) nella Legge di Stabilità. Mentre dal 2014 ci penserà la TASER a far recuperare con gli interessi al fisco quel poco che gli italiani avranno risparmiato nell’anno in corso.

Una truffa in piena regola, il cui esito sarà garantito dal ruolo di sceriffi fiscali che verrà assegnato ai sindaci, con il duplice effetto di aumentare la tassazione, scaricandone al tempo stesso la responsabilità politica su amministrazioni comunali assetate di denaro. I comuni potranno infatti stabilire le nuove aliquote. Certo, entro limiti fissati dallo stato, ma con una sicura spinta verso l’alto.

Che di truffa si tratti ce lo spiega assai candidamente un vice-ministro piddino, il terribile “sinistro” Fassina, il quale sull’Huffington Post ha scritto che «è abolita l’IMU. Non la tassazione sulla prima casa». Fassina ha ragione, le cose stanno esattamente così. Ma il “giovane turco” va anche oltre, chiarendo che a questo punto l’aumento dell’IVA, che si diceva di voler scongiurare, è da considerarsi ormai inevitabile.

Che in questo quadro ci sia chi canta vittoria per un modestissimo finanziamento (500 milioni) per la cassa integrazione in deroga, o per i 700 milioni di euro destinati a risolvere la situazione di una piccola parte dei lavoratori esodati (6.500), grida veramente vendetta. Si tratta, in tutta evidenza, di due atti dovuti: come si può farli passare per conquiste o come straordinarie concessioni di questo governo dell’inciucio totale?

C’è infine un altro aspetto, sollevato in queste ore dai sindacati degli inquilini. Come sarà strutturata la TASER, altrimenti detta Service Tax, ancora non si sa. Ma non si può escludere che una parte della tassazione che oggi ricade sui proprietari degli immobili possa passare addirittura sulle spalle degli inquilini. Vedremo se sarà davvero così, nel qual caso avremmo una redistribuzione della ricchezza al contrario che non richiederebbe particolari commenti.

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Veniamo ora agli aspetti più propriamente politici. A sentire i più, un governo mezzo moribondo sarebbe ora vispo come una lepre grazie a questa piccola truffa di fine agosto. Sprezzante del ridicolo, il nipote dello zio ha dichiarato che ora il suo governo «non ha più scadenze». Si vede che fino a ieri si sentiva come una mozzarella alquanto flaccida, mentre ora pensa di essersi trasformato in una solida forma di parmigiano. Il tempo ci dirà come stiano davvero le cose. Ed in genere il tempo è davvero galantuomo.

Quello di Letta governicchio era e governicchio rimane. Questo non vuol dire che un simile esecutivo sia incapace di nuocere. Al contrario, ha questa capacità e, se ne avrà la possibilità, di certo la metterà ancora meglio in mostra in autunno, magari intervenendo di nuovo sulle pensioni. Tuttavia, il quadro in cui si muove è ben delimitato ed il suo orizzonte temporale assai breve.

La conferma della condanna di Berlusconi rappresenta in ogni caso un punto di non ritorno. Non che prima la salute del governo fosse florida. Ma dopo il 1° agosto è diventato impossibile pensare che un governo frutto di uno “stato di necessità”, si trasformi in vero governo delle larghe intese. Non perché i suoi protagonisti (Pd e Pdl) siano divisi da chissà quali differenze programmatiche, anzi palesemente non lo sono, ma perché nessuno ha la forza di reggere a lungo il venir meno della “narrazione” che ha strutturato il bipolarismo italiano.

Proprio per questo troviamo inverosimile l’opinione di chi ritiene questo governo quasi inattaccabile. Un’opinione diffusa anche in ambienti a noi vicini. Il compagno Cremaschi ha scritto, ad esempio, che: «le vicende giudiziarie di Berlusconi sono servite non a indebolire, ma a rafforzare il governo». Un’analisi che sinceramente non riusciamo a comprendere, come se tutto fosse soltanto il frutto di un invincibile ed infinito complotto, e non anche, invece, la conseguenza di uno scontro furibondo all’interno del blocco dominante.

Il governo Letta non ha alcuna vera solidità, nessuna solidarietà interna, niente che possa somigliare ad un pur vago consenso popolare. Oltre che da Napolitano, è tenuto insieme dalla logica del “vincolo esterno” e dalla comune paura di quel che rappresenta (ed ancor più di quel che potrebbe rappresentare) il M5S.

Troppo poco in tempi come questi. E, difatti, il piccolo democristiano che lo guida si guarda bene dal tirarsi fuori dalla logica delle “piccole cose”, sulla quale è nato l’attuale esecutivo. Ciò nonostante, i cultori della stabilità fissano il suo orizzonte temporale al 2015. Chi scrive crede invece che questo traguardo non sia possibile.

In ballo non c’è soltanto la cosiddetta “agibilità politica” di Berlusconi, comunque una partita che ben difficilmente porterà ad esiti condivisi nella maggioranza di governo. In ballo non ci sono soltanto le grandi scelte rispetto ai vincoli europei, che diventeranno più stringenti dopo le elezioni tedesche. In ballo c’è anche la nuova legge elettorale, che il capobanda Napolitano considera come lo snodo decisivo del disegno di rilancio coercitivo del sistema bipolare.

Ammesso e non concesso che il parlamento arrivi all’ora x della discussione su questo punto, i casi saranno allora due e soltanto due. O l’accordo verrà trovato, grosso modo sulla base di quello che abbiamo chiamato Violantum, od anche questa volta il tentativo di superare il Porcellum fallirà. Nel primo caso, dopo aver approvato la nuova legge, niente potrebbe più impedire nuove elezioni, venendo meno lo spauracchio dell’ingovernabilità. Nel secondo, l’insuccesso sulla legge elettorale sarebbe la manifestazione più evidente del più generale fallimento del governo Letta-Napolitano.

Dunque, al più tardi agli inizi del 2014, l’Italia sarà di nuovo in campagna elettorale. Ed i trucchetti di questi giorni, volti essenzialmente a prender tempo, appariranno pienamente per quello che sono. Andando al voto le oligarchie tenteranno in ogni modo di restaurare il bipolarismo ferito. Dovremo cercare di impedirglielo in tutti i modi. Quel bipolarismo, però, non esiste più. E se il M5S saprà fare un salto di qualità, ponendosi all’altezza delle aspettative di larghi settori popolari, ne vedremo delle belle.

Chi ha il potere ha molti mezzi. Ma non sempre sono sufficienti a realizzare i propri disegni. Non tutte le ciambelle riescono con il buco. E mai come questa volta il calcolo del potere potrebbe rivelarsi errato.