Troppi, a sinistra, hanno appoggiato nei fatti il sanguinoso golpe militare egiziano. Si tratta di un evidentissimo sintomo di integrazione nel sistema di pensiero dominante, di cui l’islamofobia è parte non secondaria. Contro questo processo di omologazione va l’articolo di Michele Franco, della Rete dei Comunisti, scritto nei giorni della repressione più dura e che pubblichiamo di seguito.

Quanto sta accadendo, in queste ore, in Egitto non è altro che la conseguenza concreta ed inevitabile del golpe militare che, nelle settimane scorse, ha spodestato il presidente Morsi.

Una violentissima congiura militare salutata positivamente in Occidente da tutte le cancellerie che, con pochi ipocriti distinguo, hanno sostenuto le baionette golpiste le quali – al momento – sono una autentica garanzia per gli interessi diplomatici, finanziari ed economici occidentali presenti nel paese e nell’intera area.

Interessi ascrivibili alle filiere economiche transnazionali, impegnate nel gorgo della competizione globale internazionale, che attraversano l’Egitto e l’intero Medio Oriente ma anche forti preoccupazioni geo/politiche circa la salvaguardia del bastione/Israele e della sua politica neo-colonialista verso le masse arabo/islamiche e i paesi confinanti.

Non è un caso che gli Stati Uniti e l’Unione Europea non hanno mosso un dito per fermare i golpisti anzi, nei mesi scorsi, hanno lavorato alacremente per manomettere il governo di Morsi aumentando tutti i fattori di destabilizzazione verso un esecutivo che – in ogni caso – era il prodotto di elezioni.

Ora – sembra – che la situazione sul campo, a partire dalle grandi aree metropolitane, stia precipitando verso l’instaurazione di un controllo blindato da parte dei golpisti di tutto il paese cancellando, attraverso un bagno di sangue generalizzato, le forze di opposizione a partire da quelle dei Fratelli Musulmani.

Siamo tra coloro che non hanno mai politicamente cauzionato le forze variegate dell’Islam politico e della Umma musulmana, siamo tra coloro che hanno sempre distinto le istanze di liberazione sociale e di emancipazione di classe dai vari contenitori religiosi e, finanche, da quelli nazionalisti ma siamo, anche, tra coloro che hanno sempre posto attenzione ed ascolto verso le forze progressiste e laiche che, in uno scenario complesso e complicato come quello egiziano, hanno inteso alimentare speranze vere di cambiamento e di emancipazione soprattutto del mondo del lavoro e dei ceti popolari e subalterni.

Con questa premessa, di sostanza e di metodo, vogliamo bollare con sdegno l’ipocrita esecrazione che sicuramente, in queste ore, si leverà da vari pulpiti per condannare gli eccessi delle forze armate egiziane che si stanno consumando in queste ore.

Un cinismo che pervade l’intera sinistra europea sempre più intrisa di eurocentrismo, razzismo e logiche differenzialistiche come dimostra, da tempo, l’atteggiamento di acquiescenza verso lo stato sionista di Israele e l’appoggio verso la ripresa dell’interventismo militare occidentale come quello francese in corso in Mali.

Anzi osservando l’atteggiamento occidentale di queste settimane ci viene in mente la stessa squallida ed interessata linea di condotta che i governi degli USA e dell’UE ebbero, nel 1992, verso la situazione algerina quando a fronte della sacrosanta vittoria elettorale del FIS scelsero di sostenere i golpisti pur di non far governare un partito islamista.

Naturalmente anche in quel caso le conseguenze furono eccidi, morti e derive terroristiche/stragiste per oltre un decennio oltre l’abolizione dei diritti politici, sociali e sindacali in tutto il paese e l’accentuazione delle politiche di rapina e di spoliazione delle risorse nazionali.

Qualche giorno fa su Contropiano abbiamo pubblicato una importante presa di posizione contro i golpisti –  http//www.contropiano.org/documenti/item/18461-egitto-non-fatevi-imbrogliare-dall-esercito – da parte di un esponente della Federazione Egiziana dei Sindacati Indipendenti ed abbiamo, agli inizi di Luglio, elaborato un ragionamento circa gli scenari che si prefiguravano – http://www.retedeicomunisti.org/index.php/interventi/100-un-colpo-di-stato-non-e-la-rivoluzione.

Tale operazione politica e culturale che vogliamo compiere non è solo di un atto di verità e di necessaria controinformazione, che come militanti della Rete dei Comunisti evidenziamo, ma vuole rappresentare, anche con modalità esemplificative, una forma di attitudine agente alla battaglia politica contro ogni concezione che vede ovunque rivoluzioni in marcia e fiorenti primavere arabe in azione.

Intanto, pur nella calura estiva, non sarebbe inutile far ascoltare il nostro dissenso e la nostra rabbia contro questo ulteriore massacro di proletari.

da Contropiano