27 settembre. Il giudizio della Segreteria nazionale del Mpl sul marasma politico e l’autunno, speriamo caldo, che ci aspetta.

Che il governicchio Napolitano-Letta si reggesse in piedi con le stampelle era chiaro.
La mossa delle dimissioni in blocco dei parlamentari berlusconiani sottrae al governo quella senza la quale non può continuare nemmeno a trascinarsi.

Stefano Folli, editorialista de Il Sole 24 Ore, di solito non ne acchiappa una, ma questa volta fotografa bene il marasma che afferra i palazzi romani del potere e quindi lo sgomento che assale le classi dominanti.

Sentiamo:
«Se Berlusconi volesse aprire la crisi, avrebbe un’arma semplice e definitiva a sua disposizione: far dimettere i ministri del centrodestra presenti nel ministero Letta. Viceversa preferisce una strada tortuosa e devastante, forse peggiore di quella che porterebbe alla caduta immediata del governo. (…) È una mossa che cambia lo scenario e rischia di travolgere tutti gli equilibri. Il presidente del Consiglio è negli Stati Uniti a raccontare che l’Italia è sulla via della ripresa e viene pugnalato alla schiena senza tanti complimenti. (…) Ecco allora che torna la ricorrente tentazione di rovesciare il tavolo, chiedendo poi agli elettori di smentire con il voto il verdetto dei magistrati. Eppure questa è a sua volta un’azione eversiva, di proporzioni senza precedenti: per cui rischiamo di avere una campagna distruttiva su tutti i piani. Proprio nel momento in cui – drammatica coincidenza – si chiede il massimo di stabilità. (…) Ma la situazione è così fragile che l’ennesimo scossone, come abbiamo visto, potrebbe essere fatale. Ovvero lasciare in campo un governo disalberato come un antico galeone dopo la battaglia. (…) Ma è difficile dire se ci sia una vera strategia dietro queste mosse. Di sicuro al fondo c’è una sfida al Quirinale: l’improvviso e implicito rifiuto di considerare Napolitano il garante delle istituzioni. E questo è l’aspetto più pericoloso della vicenda. Il logoramento è arrivato al massimo livello». [L’Aventino della destra, Il Sole 24 Ore del 26/9/13]

Se non la mera disperazione ma un calcolo politico presiede alla mossa di fare un Aventino, questo consiste nel precipitare i tempi dello scontro elettorale, affinché si voti col sistema vigente. La ragione è semplice: l’ingovernabilità persisterebbe e i berluscones, stante un M5S per fortuna indisponibile ad ogni inciucio con le cosche politiche euriste, rimarrebbero l’ago della bilancia per formare il governo.

Il fatto è, come abbiamo segnalato giorni addietro, che per conto delle classi dominanti europee ed italiane, Napolitano, in nome della stabilità, le farà di tutti i colori pur di evitare elezioni anticipate col Porcellum. Con qualche Scilipoti preso in prestito a destra e a manca una maggioranza senza Forza Italia è teoricamente possibile.

Prive della spinta di un conflitto sociale degno di questo nome, le forze antagoniste, noi compresi, boccheggiano, e non hanno serie possibilità di giocare un ruolo di peso. Ciò non può giustificare una posizione indifferentista. Tutto possiamo augurarci, in queste condizioni, meno che la vittoria delle forze stabilizzatrici, che fanno perno politicamente sul Pd. Se è vero che solo una sollevazione popolare può invertire la situazione, il realismo ci dice che l’instabilità politica e istituzionale è preferibile, per il principio della correlazione inversa, alla stabilità tanto anelata dai dominanti.

E’ entro questo quadro che diverse componenti dell’estrema sinistra sociale hanno indetto una settimana di lotta dal 12 al 19 ottobre, che incorporerà lo sciopero generale del sindacalismo di base e culminerà nel cosiddetto “assedio” al Ministero dell’Economia di via XX Settembre e a quello delle Infrastrutture.

Come Mpl aderiamo a questa settimana di lotta e al corteo nazionale del 19 ottobre. Il nostro Coordinamento nazionale deciderà, tenendo conto delle nostre ancora modeste forze, le modalità di questa partecipazione. Di sicuro ci auguriamo che la settimana di lotta, lo sciopero del sindacalismo di base e la manifestazione nazionale del 19 ottobre siano un successo, nella speranza che, se non la miccia del conflitto generale, possano dargli una spinta.

Noi aderiamo convinti non senza denunciare i limiti politici delle piattaforme su cui i promotori chiamano i cittadini alla lotta. Richieste come reddito, salari e pensioni decenti, la fine della precarizzazione, il diritto alla casa e alla salute, lo stop alle privatizzazioni e la difesa dei beni comuni, sono tutte rivendicazioni antiliberiste sacrosante.

Il che non ci fa fare però un passo avanti rispetto a quello che più volte abbiamo chiamato “sindacalismo sociale”. Non è ammissibile che nulla si dica sulla necessità di uscire dalla gabbia dell’euro(pa), che non si indichino le grandi misure sociali e politiche necessarie affinché le richieste non restino piè intenzioni. Noi aderiremo dunque ma portando la nostra propria piattaforma: che insiste sulla necessità di costruire un ampio fronte popolare che sull’onda di una sollevazione generale dia i natali ad un governo d’emergenza che applichi sette misure imprescindibili, SETTE GRANDI TRASFORMAZIONI:

(1) Ripudio del debito verso la grande finanza speculativa e bancaria, internazionale e italiana.

(2) Uscire in modo programmato dall’euro e dall’Unione europea, per riconquistare la sovranità politica e monetaria, attraverso la reintroduzione della lira.

(3) Svalutare in modo equilibrato la nuova lira per investire nell’industria e nell’agricoltura imponendo opportuni dazi su tutti i prodotti di importazione affinché sia riportata in attivo la bilancia dei pagamenti. Introdurre contestualmente una scala mobile integrale dei salari.

(4) Trasformare e nazionalizzare il sistema bancario e assicurativo in modo da bloccare le banche d’affari che utilizzano i depositi e i risparmi dei cittadini nel gioco d’azzardo dei mercati finanziari internazionali.

(5) Adottare un piano di nazionalizzazione degli enti che operano nei settori strategici di interesse nazionale: energia, acqua, trasporti, telecomunicazioni.

(6) Stabilire un piano nazionale per il lavoro, mettendo al centro la tutela dell’ambiente, del paesaggio, dei beni artistici, della salute e della scuola.

(7) A partire dallo spirito originario della Costituzione italiana, promuovere un’Assemblea Nazionale Costituente al fine di riconquistare un’effettiva sovranità popolare.

Da questo punto di vista ci convince ancora meno la manifestazione indetta per il 12 ottobre dall’assemblea svoltasi l’8 settembre a Roma da personaggi come Landini, Rodotà, ecc. La piattaforma di questa manifestazione si riduce a questa parola d’ordine: “difendere e applicare la Costituzione”. Certo occorre difendere la Costituzione dagli assalti, ma farne una specie di Talmud, questo non ci convince per niente. Ma il punto è che questa manifestazione non è stata indetta per chiamare davvero il popolo lavoratore alla lotta. E’ stata indetta allo scopo di costruire un contenitore per risvegliare all’impegno e ficcarci dentro tanti cittadini di sinistra disillusi dopo le ultime batoste. Meglio di niente si dirà. Il problema è che, dati i costruttori di questo contenitore, non c’è alcun dubbio sul fatto che esso agirà come ruota di scorta del Partito democratico, ciò malgrado questo partito sia stato e sia uno dei principali “picconatori”.
Una ragione più che sufficiente per restarsene a casa il 12 ottobre.

La Segreteria nazionale del Mpl
26 settembre 2013

da sollevAzione