«Se ne vadano tutti!» e un bel «vaffa!» all’Europa. Una formula semplice e probabilmente vincente.

Dunque il cerino si è consumato del tutto. Con le dimissioni dei berluscones il classico giochetto del teatrino bipolare italiano, durato addirittura due mesi interi, è giunto al termine. Chi si è scottato le dita? Secondo i più, il solo Silvio Berlusconi. Non siamo d’accordo: se le sono scottate tutti, tutte le forze della maggioranza che hanno fin qui sostenuto il governicchio presieduto da Letta. Ma c’è uno sconfitto che è più sconfitto degli altri. Ed è il sant’uomo che siede al Quirinale.

Egli, con una pervicacia senza limiti, ma certamente sostenuta in sede europea, ha preteso di veder volare gli asini, pensando di poter trasformare il più raccogliticcio dei governi in un esecutivo capace di reggere, di affrontare la crisi, di approvare le (contro)riforme costituzionali.

Il bluff, dietro il quale si manifestava tutta questa presunzione quirinalesca, lo si è visto nell’afoso pomeriggio del 1° agosto. Quel giorno la Cassazione, anziché cassare la condanna al secondo azionista del governo in carica, ha cassato le speranze del presidente della repubblica, che certamente non aveva mancato di esercitare le sue pressioni sui giudici di Piazza Cavour.

Come annotammo a caldo, la vera notizia di quel giorno, più che la stessa sentenza, fu la sconfitta del bis-presidente. E’ da quel momento che il conto alla rovescia è iniziato. Ed ogni tentativo di ignorare questo fatto ha veramente del patetico. Adesso, dopo due mesi, siamo alla resa dei conti.

Non avevamo dunque torto a definire come governicchio l’esecutivo guidato da Letta. Qualcuno nell’estrema sinistra, sempre portato a considerare come invincibili i piani del blocco dominante, ce lo ha rinfacciato, quasi accusandoci di sottovalutare l’operazione “larghe intese”. Bene, oggi l’esito di quell’operazione è sotto gli occhi di tutti. Il nemico è perfido e diabolico, ma non invincibile. Ricordiamocelo.

Le «larghe intese» non hanno funzionato e non potevano funzionare. Non perché tra Pd e Pdl vi sia chissà quale differenza di programma e di prospettiva. Anzi, da questo punto di vista – in una situazione “normale” –  l’alleanza avrebbe potuto felicemente funzionare per qualche decennio. Ma, ci sono due “ma”. In primo luogo c’è la “variabile B”, come Berlusconi, che rende palesemente impossibile una qualsivoglia navigazione al governo. In secondo luogo, ma ancora più importante, c’è la “variabile C”, come crisi. E’ vero, sia Pd che Pdl sono uniti dall’assenza di idee su come venirne fuori, ma proprio per questa comune incapacità ad affrontare le questioni di fondo, sono giocoforza destinati a scontrarsi sulle questioni palesemente secondarie, come l’IMU.

Certo tutto questo era ben noto agli “addetti ai lavori”, ma dalla regia del Colle si riteneva forse di poter riuscire a mandare in porto almeno la nuova legge elettorale. Un’ipotesi che ha retto fino alla decapitazione del Pdl. Fino a quel punto, infatti, lo scambio era quello tra una legge elettorale favorevole al Pd ed un salvacondotto assicurato al buffone di Arcore. Ma ora che il salvacondotto è venuto meno, perché il Pdl dovrebbe fare un favore così grosso al Pd?

Dunque il governicchio messo in piedi in primavera è alla frutta. Mancano solo le dimissioni, a questo punto una mera formalità. Ma i giochi sono tutt’altro che fatti.

Sta infatti per iniziare una torbida partita. O meglio, essa sta soltanto per venire alla luce, dato che – dietro le quinte – è in corso già da alcune settimane. Di che cosa si tratti lo abbiamo già scritto: del trasformistico cambio di casacca di un buon numero di senatori (deputati non ne servono, e vedrete che lì ci saranno ben pochi passaggi), in modo da consentire la nascita di un governicchio bis in grado di approvare la Legge di stabilità e, soprattutto la nuova legge elettorale.

Saranno sufficienti questi transfughi per dar vita ad un nuovo esecutivo? Al momento non lo sappiamo. Movimenti si annunciano dalle truppe berlusconiane (siciliani in specie), ma anche tra i senatori del M5S. Pochi dubbi sul fatto che, alla bisogna, si aggiungerebbero pure i pochi senatori di Sel. Basteranno costoro, rafforzati anche dalle 4 nomine a senatore a vita (tra le quali una cinquantenne!) recentemente decise dal bis-presidente? Lo vedremo ben presto.

I dubbi riguardano i senatori pidiellini. Dal loro miserabile punto di vista, i tanti potenziali Scilipoti hanno infatti un drammatico problema. Il tradimento avviene in genere sia per conservare la poltrona (ad esempio prolungando una legislatura altrimenti al lumicino), che per garantirsi la rielezione, attraverso una trattativa col “compratore”. In questo caso entrambi gli obiettivi sono problematici.

Se prolungamento della legislatura ci sarà, sarà solo per alcuni mesi, al massimo fino alla prossima primavera. Troppo poco per le aspettative di questi saltimbanchi. Tuttavia il problema potrebbe risolversi con la garanzia della rielezione. Ma anche qui non mancano i problemi. A meno che costoro siano disponibili a passare immediatamente, armi e bagagli, al centrosinistra, la prospettiva più “naturale” sembrerebbe quella di un passaggio verso “Lista Civica” e Udc. Ma questo, più che altro, sembra un vero e proprio viaggio verso il nulla. Un rischio che i tanti piccoli Scilipoti non possono permettersi. Da qui le incertezze del momento, senza considerare che Berlusconi potrebbe aver utilizzato queste settimane per riaprire generosamente il suo portafoglio, che però non è detto sia l’unico della partita…

Ecco a quali calcoli, a quali virtuosi gentiluomini, si aggrappano le speranze del Quirinale e del Pd. Del resto anche l’attuale polemica col noto evasore è assai penosa. «Gesto folle e per motivi personali», ha tuonato Letta il nipote, dopo le dimissioni dei ministri del Pdl. Ma non è proprio con questo folle, che agisce solo per interessi personali, che egli avrebbe voluto continuare a governare?

E’ una vergogna. Una vergogna che Napolitano ha costruito con le sue mani. Il capolavoro politico di un autentico golpista, che certo non si fermerà proprio ora.

In questo momento così delicato è fondamentale che chi guida il M5S tenga dritta la barra. Innanzitutto cercando di ridurre al minimo i transfughi al Senato, che è poi il modo concreto per arrivare al voto al più presto, come il movimento già chiede.

La natura del governicchio bis va subito smascherata. Se nascerà, sarà solo per arrivare al Super-Porcellum ideato da Violante, una legge truffa al cubo, ultra-maggioritaria ed antidemocratica.

«Se ne vadano tutti, e subito!»
, questa parola d’ordine è oggi più forte di ieri. Il disastro politico compiuto da Napolitano, dal suo pupillo Letta e dal suo grande elettore Berlusconi, non può rimanere impunito.

Ma per vincere – perché questa sarà la posta in palio – occorre qualcosa di più: occorre dire basta a questa Europa che ci impone sacrifici, tasse, tagli, disoccupazione e percentuali del debito. E che per ottenere questi obiettivi ha prima imposto Monti, reimposto Napolitano, benedicendo Letta e il suo matrimonio con Berlusconi.  «Se ne vadano tutti!» e un bel «vaffa!» all’Europa. Una formula semplice e probabilmente vincente.