Il voto agli “anti-euro” di AfD: dove e perché

Una spaventosa vittoria

Da un punto di vista rivoluzionario il travolgente successo elettorale della Merkel è abominevole. Ne esce confermato un modello sociale incardinato sull’egemonia politico-culturale dei ceti medi sulle larghe masse. Dalle urne è venuta infatti la spinta a difendere il presunto Wirtschaftswunder tedesco (miracolo economico), in contrasto con la catastrofe che soffrono i paesi del Sud Europa.

Le classi medie cercano stabilità e vogliono evitare ogni pericolo proveniente dai paesi più deboli della zona euro. In ultima analisi esse accetteranno le misure per prevenire ulteriori eruzioni della crisi dell’euro. Ulteriori haircuts alla Grecia saranno impopolari ma le classi medie confidano che la Merkel saprà fare ciò che è necessario, ma nulla di più. In apparenza il piccolo borghese ha ragione nel credere in quello che dice la Merkel: in un fosco contesto globale lei sta garantendo il successo della Germania.

Si potrebbe interpretare il maggiore consenso per l’oligarchia tedesca (di cui la Merkel è il principale rappresentante) come il movimento inverso di ciò che sta accadendo nel sud dell’Europa. Laggiù le élite tradizionali sono  sempre più isolate e il loro sistema politico si approssima al collasso.

Populismo

L’oligarchia ed i suoi apparati mediatici e ideologici gridano al “populismo“ quando i dogmi centrali del regime  (neo)liberale vengono  messi in discussione.

In verità l’accusa di populismo va rovesciata proprio sulla stessa Merkel, in quanto è proprio lei che liscia il pelo alla  piccola borghesia dicendogli ciò che questa vuole che gli sia detto.

–    L’oligarchia ed i suoi apparati mediatici e ideologici danno la colpa della crisi ai paesi periferici. Raccontano che essi hanno vissuto oltre le proprie possibilità, mentre ora la Germania miete il raccolto della sua performance. Neanche la minima traccia dell’idea che la politica tedesca ha una grande responsabilità per le difficoltà e l’impoverimento dei paesi del Sud. Nemmeno una parola sul fatto che le classi dominanti tedesche hanno massicciamente beneficiato di tale situazione.

–     L’aumento delle diseguaglianze sociali, il dumping dei salari e la priorità alle esportazioni sono spacciati come un modello che il resto dell’Europa deve seguire. Un surplus permanente della bilancia dei pagamenti è celebrato come una virtù economica, non come un sintomo di squilibrio e di crisi.

–     La stabilità tedesca è diventata un dogma. Ma i fattori di crisi all’interno della zona euro si sono accumulati anche a causa del trattamento imposto da Berlino ai paesi del Sud. Ciò mentre la moneta comune non offre alcun meccanismo di compensazione dei gravi squilibri. Una Germania in posizione di assoluto dominio impone i suoi interessi unilaterali anche contro quelli dei suoi omologhi capitalisti degli altri paesi. Prima o poi questo porterà alla rottura della zona euro.

–    La classe dirigente tedesca sta portando l’Europa in un abisso sociale mentre si presenta come il salvatore. Non bisogna dimenticare un fatto importante: il mondo dei sogni della Merkel ha bisogno che non sia soltanto raccontato e venduto. Dall’altra parte ci deve essere anche qualcuno che voglia crederci. Le classi medie tedesche (molti salariati inclusi) si aggrappano a questo racconto con tutti i mezzi. Pezzi di ceto medio hanno votato per i socialdemocratici, i verdi o i liberali, ma le  narrazioni di questi ultimi sono sostanzialmente le stesse. Che cosa accadrà se questo sogno apparente si trasformasse in un incubo?


La morte dell’ideologia del capitalismo puro

Nel 2009, solo un anno dopo il crollo di Lehman Brothers e dei miliardi di aiuti statale distribuiti per salvare il sistema (essenzialmente doni al capitale finanziario) i liberali del Fdp, con il loro rozzo e aggressivo neoliberismo, ottennero un enorme risultato elettorale. Come se le classi dominanti avessero voluto dire al mondo: “ora il capitalismo sarà ancora più selvaggio! Noi insistiamo sul diritto di arricchire noi stessi e lo stato ha il dannato dovere ci consentircelo!” Ma ben presto questa pretesa franò. Troppo grandi le difficoltà economiche; troppo cinismo nel chiedere di tagliare ulteriormente i contributi fiscali dei ricchi.

“Antisemitismo”: uno degli esempi della campagna contro l’AfD

Intanto la Merkel, mentre faceva gli interessi delle oligarchiche classi dominanti, sapeva bene come accontentare le vaste classi medie. I liberali del Fdp sono stati gradualmente trasformati in una stampella della  maggioranza della Merkel, a lei utili  anche per tenere buona la propria ala ultra-conservatrice che potenzialmente avrebbe messo a rischio il suo ampio consenso popolare. Il populismo della Merkel ha prevalso perché i tedeschi hanno preferito l’originale alla sua copia.


L’euro è il problema

Alternativa per la Germania (AfD ) ha preso le fattezze di una severa casalinga sveva mentre la Merkel ha saputo far leva sul senso comune della classe media. Per AfD la Germania dovrebbe rifiutarsi di accollarsi qualsiasi rischio per l’Europa del Sud, come del resto la Merkel ha fatto in buona sostanza di fronte al collasso di diversi paesi. Le conseguenze derivanti da tale rifiuto non sono né apertamente dichiarate né adeguatamente ponderate. Ma si dichiara di essere pronti per affrontarle. Nessuna parola, invece, sul fatto che il capitale tedesco è stato in grado di fare profitti enormi grazie all’euro.

Non una parola sul fatto che non è il debito che ha causato la specifica crisi dell’eurozona, ma gli squilibri delle partite correnti e la mancanza di un meccanismo per regolare il diverso ritmo di crescita della produttività — ciò che ha contribuito ad aggravare la crisi globale generale.

Ciò nonostante, il successo elettorale di AfD è un fatto positivo, in quanto, pur la politica di AfD rimanendo all’interno di un modello liberista, segnala un’opposizione al regime dell’euro. I voti ad AfD non sono venuti infatti solo dal Fdp &Co. AfD ha strappato molti elettori anche da Die Linke, ciò soprattutto nella Germania orientale [vedi cartina elettorale sotto].

In queste circoscrizioni, dove Die Linke è nei governi locali e applica le ricette del regime oligarchico, gli elettori di sinistra  non hanno solo espresso la loro insoddisfazione ma anche una richiesta di radicale alternativa al regime dell’euro.

La linea di ostracismo verso AfD scelta dalla sinistra è stata funzionale al sistema. Essa faceva intendere che il “centro” attorno alla Cdu della Merkel (più Spd e Verdi) è un male minore per il popolo lavoratore. Questo è pazzesco. La protesta contro l’euro indebolisce le classi dominanti e il loro progetto, malgrado questa venga dall’interno del sistema. Se la sinistra non risponde positivamente a questa protesta radicale contro l’euro, se non osa far suo l’obbiettivo di sciogliere la zona euro, essa rischia di spingerla tra le braccia della destra.


Die Linke è la speranza?

L’AfD si è affermata soprattutto ad Est, nelle zone più “rosse”. La cartina mostra il voto ad AfD nel “secondario”, ovvero nella quota proporzionale.

Qui non ci riferiamo alla Spd, che ha aperto la strada al Merkelismo con l’adozione dell’Agenda 2010—Hartz IV sul mercato del lavoro a basso costo, ecc.) , ma a Die Linke. La sua relativa affermazione elettorale è un fatto positivo, anche visto da un punto di vista rivoluzionario. Certo, la leadership intorno a Gysi è orientata ad entrare nel sistema assumendo posti di governo come già avviene in molti stati federali, non solo nella Germania Est. Per essere accettata anche a livello federale (cioè nazionale), Die Linke ha giurato fedeltà ai due dogmi centrali della oligarchia. I due dogmi sistemici sono uno internazionale e uno nazionale: Israele e l’euro. Fortunatamente le classi dominanti sono così stupide da usare il vecchio cavallo di battaglia dell’anticomunismo, ciò che salva il partito dall’autodistruzione. Ma non ci vorrà un altro decennio per superare questi pregiudizi. Ben presto dentro il sistema politico si farà strada l’idea che è un beneficio poter contare sulla cooptazione della Linke.

La Linke non sarà in grado di offrire una risposta anti-sistemica alla crisi, il cui simbolo è il rifiuto dell’euro. Non è che Gysi & Co non abbiano il coraggio di farlo, semplicemente non lo vogliono. Essi evocano il pericolo del nazionalismo come se il Merkelismo non fosse basato sull’egoismo nazionale. Non solo le economie del Sud Europa hanno bisogno di lasciare il letto di Procuste per sopravvivere.

Le masse subalterne, nel momento attuale hanno solo una possibilità, tornare alla politica, difendere i loro propri interessi nell’ambito dei rispettivi teatri nazionali e lottare per prendere il controllo dello stato. Se si chiede ai poveri di Grecia, Portogallo, Spagna o Italia di attendere che la Linke e le masse tedesche rovescino la Merkel, essi saranno già morti di fame prima che questa accada.

* Wilhelm Langthaler, portavoce internazionale del Campo Antimperialista
** Traduzione a cura della redazione