Tante cose si possono dire, ma se non si capisce che la radice del dramma è nell’inumana divisione della ricchezza tipica della nostra epoca è meglio tacere

Il dramma di Lampedusa, quest’ennesima strage di migranti in cerca di miglior vita, non ha bisogno di troppi commenti. Anzi è essa stessa il commento più eclatante sui risultati ultimi del capitalismo. In specie di quel capitalismo-casinò che altro non fa che impoverire i poveri per arricchire i ricchi, accentuando ancor di più le disuguaglianze tra le classi, ma anche quella tra i paesi del centro e quelli della periferia del sistema.

Per fermare questa carneficina è giusto chiedere la cancellazione delle norme inumane, come la Bossi-Fini, è giusto lottare contro la “Fortezza Europa”, ma avendo sempre ben presente quali sono i veri nemici: il capitalismo e l’imperialismo. Sono loro che affamano interi popoli per poterne sfruttare meglio le loro risorse, sia quelle naturali che quelle umane (la forza-lavoro).

Su quanto avvenuto a Lampedusa, sulle politiche nazionali ed europee, pubblichiamo di seguito due interventi: quello del Coordinamento Migranti, che ha il merito di denunciare con forza le responsabilità europee, e quello di Franco Berardi, che sottolinea la stridente contraddizione tra l’Italia di Napolitano e Letta che festeggia per la “stabilità” e per l’Europa, e gli effetti che quella “stabilità” voluta dall’Europa produce.


Migranti: un’altra strage politica

del Coordinamento Migranti

Le centinaia di morti della strage di migranti che si è consumata oggi si aggiungono alle migliaia degli ultimi vent’anni. Nonostante il variare dei numeri, queste stragi sono diventate la norma da quando l’Europa di Schengen, mentre celebrava la libertà di movimento al suo interno, ha armonizzato il sistema dei permessi di soggiorno e scaricato sui paesi di frontiera l’onere di fare da ‘filtro’ ai movimenti dei migranti.

Del resto, la posizione espressa dal Consiglio d’Europa poche ore prima dell’ennesima strage mostra il vero volto dell’area Schengen: in sostanza, si accusa l’Italia di essere stata troppo morbida e incerta nel gestire i migranti in arrivo. Un discorso che farà piacere alle molte destre europee e forse anche al presidente italiano Napolitano che, inebriato dal fatto che l’Italia ha un governo, pretende anche di governare le coste altrui.

Il padre della legge che ha aperto la strada alla Bossi-Fini non si smentisce e neppure si smentisce la Lega, con il suo solito razzismo, né il M5S, che dopo essersi opposto allo ius soli riafferma il suo pensiero di Stato invocando l’intervento dell’Unione europea per garantirne i confini.

Lontano dall’immagine di ogni ‘Fortezza Europa’ assediata, il regime di Schengen, che include la forza armata Frontex, ha significato per la quasi totalità degli abitanti del pianeta l’impossibilità di raggiungere l’Europa in modo regolare. Persino la possibilità di ‘soccorrere regolarmente’ i naufraghi è impedita dal reato di immigrazione clandestina.

Era logico aspettarsi che ciò avrebbe reso più pericoloso ogni tentativo di raggiungere l’UE. Logico anche aspettarsi che nel mondo globalizzato lo scoppiare di rivoluzioni e conflitti avrebbe aumentato la voglia di libertà e prodotto movimenti maggiori: i migranti hanno il diritto di esercitare quella libertà di movimento che si sono conquistati, come successo dopo la rivoluzione tunisina, e di votare con i piedi contro guerre che non li riguardano, come successo in Libia e ora in Siria.

Contro ogni pretesa di regolare questa libertà, quello che né l’Europa né l’Italia capiscono è che i movimenti dei migranti non dipendono da loro. Da loro dipendono tutto al più le condizioni nelle quali i migranti si muovono. Per questo, i paesi europei e le politiche sull’immigrazione condividono la colpa di quanto regolarmente accade. È bene che nessuno si presti più al gioco che vedrebbe nell’Europa un argine alla barbarie nostrana.

Al contrario, i movimenti dei migranti mostrano che non può esserci una lotta che non sia su scala pienamente transnazionale. Di soluzioni forse non ce ne sono, come sostiene il ministro degli Esteri Bonino. Certamente, però, abolire Frontex e sancire la possibilità di raggiungere liberamente lo spazio Schengen renderebbero il servizio offerto dai cosiddetti scafisti meno esclusivo. In assenza di tale volontà politica, ci siano risparmiate espressioni di rammarico.

Se nell’individuare i colpevoli siamo certi di trovare ampio accordo, l’ennesima strage ci spinge a ricordare non solo le vittime, ma tutti quei migranti che quotidianamente lottano e da anni si organizzano contro le leggi che governano i confini dello sfruttamento.

Il cordoglio e la rabbia che si alzano contro questa ennesima strage impongono, ora più che mai, di riconoscere che sulla pelle dei migranti si gioca molto di più di quanto è reso visibile dalle stragi del mare e dalla sistematiche e speculari vittimizzazione e criminalizzazione politica e mediatica. Si giocano il tentativo di regolare e governare, su scala transnazionale, una nuova geopolitca e i movimenti della forza lavoro. Si gioca uno scontro politico globale e di classe. Dentro questo scontro i migranti sono parte attiva. E gli altri?

Se si vuole continuare a scandalizzarsi ogni volta di nuovo, allora va bene continuare così. Altrimenti, bisognerebbe almeno smetterla di ostinarsi a considerare i migranti solo quando muoiono in mare o come portatori di istanze parziali, e accettare finalmente la sfida politica generale che essi pongono.

Coordinamento Migranti

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Nel Canale di Sicilia centinaia di migranti oggi sono morti affogati dalla legge Bossi Fini e da una classe politica di mascalzoni
di Franco Berardi “Bifo”

Oggi è giorno di festa per Letta Alfano e Napolitano.
Festeggiano la sconfitta di Berlusconi, dimenticando un piccolo particolare: il programma con cui Berlusconi venne sulla scena politica nel 1993 si è integralmente realizzato. L’uomo di Mediaset e della P2 voleva che dopo Tangentopoli i democristiani continuassero a governare. Non trovò il democristiano capace di eseguire il suo progetto e allora se ne dovette occupare personalmente. Venti anni dopo, sulla scena politica sono rimasti solo democristiani. Ma soprattutto l’uomo di Mediaset e della P2 voleva distruggere la forza dei lavoratori, ridurre i salari alla metà costringere i lavoratori a sottomettersi al ricatto infinito della precarietà. Anche questo è perfettamente riuscito grazie ai governi di centro sinistra e a quelli di centro destra che si sono succeduti in perfetta coerenza e continuità.

Nel Canale di Sicilia c’è una fossa comune nella quale per sempre giacciono migliaia di uomini donne e bambini che le guerre armate dalla follia economica e religiosa cacciano dalle loro case a cercare lavoro e a trovare morte.

Nelle varie regioni della penisola decine di migliaia di migranti soffrono in campi di concentramento nazisti inventati dai democratici Turco e Napolitano e rinforzati dai non meno democratici Bossi e Fini con l’istigazione all’omicidio che si chiama “respingimento”.

Ma oggi è giorno di festa per una classe politica di mascalzoni e di servi.
Festeggiano la ritrovata forza di governo che permetterà loro di distruggere definitivamente la società italiana, di generalizzare a tutta la forza lavoro il decreto schiavista firmato per i lavoratori dell’EXPO, che prevede l’imposizione di lavoro gratuito.

Festeggiano l’unità che permetterà loro di eseguire i dettati degli speculatori che hanno sottomesso il progetto europeo agli interessi delle grandi banche, e passo passo stanno conducendo l’Europa verso la guerra civile.

A Lampedusa giungono cadaveri dentro buste di plastica azzurra.

Quanti altri migranti devono uccidere ancora gli assassini in festa, prima che qualcuno cancelli l’infamia della loro legge?