Questa mattina, alle ore 10:42 sul blog di Beppe Grillo appariva un inqualificabile editoriale firmato a quattro mani con Gianroberto Casaleggio [1].
Essi lanciano un grave anatema contro la lodevole iniziativa di due senatori di M5S, Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi, che hanno proposto un emendamento, poi approvato dalla Commissione Giustizia, che abolisce il reato di “immigrazione clandestina”. Ben fatto!

Lo fanno con ragionamenti che reazionari è dire poco.

(1) I diarchi segnalano che il reato di “immigrazione clandestina” è “presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti”. Ora, anche volendo lasciare da parte i paesi presi a fulgido esempio di civiltà (tra cui gli USA, paese dove, come ci dicono i giuristi, lo Stato penale ha rimpiazzato da tempo lo Stato di diritto), vale ricordare che il reato che i diarchi vogliono difendere è presente in tutti, proprio tutti, i paesi dittatoriali e dispotici che pullulano il pianeta.

(2) Affermare, in perfetto stile leghista, che l’abolizione di questo reato sarebbe «un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia», non è solo indice sicuro di ignoranza in materia di flussi migratori, rappresenta una capitolazione ai sentimenti più retrivi, razzisti e abietti che allignano nelle torbide viscere della società italiana.

(3) Scrivere poi, e questo dopo la tragedia sconvolgente di Lampedusa — un barcone affondato davanti alle coste, natanti che non prestano alcun soccorso, gli scampati alla morte arrestati e  subito rinchiusi in condizioni disumane — che «Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice “La clandestinità non è più un reato”», è indice di meschinità e bassezza morale conclamata.

(4) I diarchi rincarano la dose dicendo: «Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità … il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico». Un cinismo opportunista da fare invidia ai vari demagoghi di regime e al piazzista Berlusconi, pronti a tutto pur di accalappiare voti ed ottenere uno scranno.

Nel metodo l’editto dei diarchi è come minimo inquietante.

Dopo aver insultato come “Stranamore” i due senatori di M5S, condannano la loro iniziativa come una scelta personale che viola il programma elettorale di M5S e il mandato ricevuto dagli elettori. Non è solo una censura, è l’implicita promessa di una condanna all’espulsione.

La vicenda non tira in ballo solo la questione del “mandato imperativo”, o “vincolo di mandato” per gli eletti, [2] ma l’architettura stessa di M5S, quale sia la fonte di legittimità delle decisioni politiche. E’ evidente che l’inopinata sortita di Grillo e Casaleggio mostri, in barba al motto “uno vale uno”, e alla bufala della “democrazia diretta digitale”, come essi siano detentori di un micidiale diritto di veto, che essi e solo essi abbiano l’ultima parola sia in fatto di definizione della linea politica come per ciò che concerne l’investitura o la consegna della titolarità a rappresentare il movimento, e ciò in base al fatto che loro è la proprietà del simbolo.

Ne vien fuori un partito a regime patriarcale, un sultanismo dispotico, dove la diarchia sovrana pretende di essere investita di potere esecutivo inviolabile, senza cioè che vi sia nel movimento alcuna possibilità effettiva di mutare il regime interno medesimo. I detentori del potere effettivo chiedono a iscritti ed eletti docilità e obbedienza, chi sgarra è fuori.

Questa storia ha da finire, e finirà presto. Leggendo alla svelta i tanti commenti in coda all’editoriale di Grillo e Casaleggio si vede che il diavolo e l’acqua santa  non potranno stare assieme ancora a lungo. Accanto ai tanti che sostengono i due senatori altrettanti vomitano una lordura razzista da far accapponare la pelle. Ci sono poi coloro che non si schierano, ma chiedono che sia la base a decidere. Staremo a vedere.

Grillo e Casaleggio hanno fatto la pentola dimenticandosi di fare il coperchio. Il Vaso di Pandora si sta aprendo e, in barba a quanto schiamazzano, che destra e sinistra sono criteri divisori morti e sepolti, M5S tenderà a dividersi proprio su questo antico e irriducibile solco. Speriamo solo che chi abbandonerà i diarchi non approdi alla sinistra sistemica, per capirci Pd e suoi satelliti come Sel, che di sinistra, per avere il gradimento delle classi dominanti, han conservato solo la difesa dei diritti civili, dimenticando che essere (e non apparire) di  sinistra significa lottare per una società che non sia più basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e quindi di uomini liberi sì, ma eguali.

Non basta allora opporsi all’avanzata dei sentimenti e dei movimenti xenofobi e razzisti. Questa battaglia sarà perdente se non la si collega a quella contro il neoliberismo. Non si contrasta la xenofobia andando a braccetto con le oligarchie capitaliste che si fanno scudo della libera circolazione delle persone per difendere ciò che per essi più conta: la libera circolazione dei capitali e delle merci (e per loro gli esseri umani sono solo merci). Non si vincono xenofobia e razzismo avallando la perdita di sovranità nazionale e correndo dietro alla globalizzazione, spacciata dalla sinistra sistemica e non solo, come qualcosa di “progressista”.

La doverosa solidarietà agli ultimi della terra deve essere ancorata a quella contro il liberismo e l’imperialismo, che sono i veri colpevoli delle devastazioni che costringono milioni di uomini e donne alla fuga dalle loro terre.

NOTE

[1] «Ieri è passato l’emendamento di due portavoce senatori del MoVimento 5 Stelle sull’abolizione del reato di clandestinità. La loro posizione espressa in Commissione Giustizia è del tutto personale. Non è stata discussa in assemblea con gli altri senatori del M5S, non faceva parte del Programma votato da otto milioni e mezzo di elettori, non è mai stata sottoposta ad alcuna verifica formale all’interno. Non siamo d’accordo sia nel metodo che nel merito. Nel metodo perché un portavoce non può arrogarsi una decisione così importante su un problema molto sentito a livello sociale senza consultarsi con nessuno. Il M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in Parlamento senza controllo. Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico. Sostituirsi all’opinione pubblica, alla volontà popolare è la pratica comune dei partiti che vogliono “educare” i cittadini, ma non è la nostra. Il M5S e i cittadini che ne fanno parte e che lo hanno votato sono un’unica entità. Nel merito questo emendamento è un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice “La clandestinità non è più un reato”. Lampedusa è al collasso e l’Italia non sta tanto bene. Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?» Firmato: Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio [Reato di clandestinità]

[2] Quanto sia aleatorio pretendere di applicare il principio del “vincolo di mandato” è mostrato esemplarmente da questa vicenda. Grillo dice: “non era nel programma l’abolizione del reato di immigrazione clandestina”. Se è per questo non c’era nemmeno il contrario. Tante sono le decisioni che possono presentarsi davanti agli eletti che non erano necessariamente nel programma su cui hanno preso voti e ottenuto il mandato. Accade il più delle volte che gli eletti debbano prendere delle decisioni, spesso in tempi stringenti, e votare su questioni nuove e impreviste. Finché non si trova un (improbabile) sistema efficace di consultazione in tempo reale con tutti i propri elettori, l’eletto deve decidere e votare una data proposta di legge, certo in sintonia con il suo gruppo parlamentare e con la direzione del proprio mandatario, partito o movimento che sia.

da sollevAzione