Da quasi due secoli gli sfruttatori cercano di denigrare i comunisti in tutti i modi. Accade però, alle volte, che forze almeno nominalmente «comuniste», riescano ad infangare il nome che portano assai più dei nemici di sempre. E’ questo il caso del Partito Comunista d’Egitto.

In un recente comunicato, prontamente tradotto in italiano dal sito Marx21.it, organo di una corrente di quel Pdci che in quanto a sputtanamento del comunismo non è secondo a nessuno, il partito egiziano ci offre un concentrato di bestialità quasi insuperabile. Ne consigliamo perciò la lettura integrale.

Per gli estensori di questo testo in Egitto non vi è stato alcun golpe. Al contrario, la presa del potere da parte dei militari andrebbe vista come un modo per recuperare lo spirito della rivoluzione dell’inverno 2011. Sull’attuale esecutivo, dopo aver comunque espresso il «rispetto per i suoi membri», i «comunisti» egiziani avvertono – bontà loro! – di «non poterlo considerare un governo rivoluzionario». Complimenti, ma eravamo già informati.

In considerazione di questa acuta osservazione, il comunicato passa ad elencare alcuni obiettivi. Il piccolo problema è che alle sacrosante rivendicazioni sociali e politiche, si fa precedere (punto 1) la richiesta di messa fuorilegge dei Fratelli Musulmani e dei loro alleati. Ed è proprio questa la vera critica che viene mossa ad al-Sisi: quella di non reprimere a sufficienza la Fratellanza. Dato che, testuale, «niente giustifica il ritardo dell’applicazione delle sentenze della Corte Suprema, dello scioglimento dei Fratelli musulmani e della criminalizzazione delle loro attività, che sono quelle di un gruppo terrorista».

Ora, il governo Morsi ha certamente avuto le sue colpe, ma era comunque il frutto di un consenso elettorale indiscutibile. Non riconoscere neppure questo fatto elementare, negare la brutalità omicida della repressione militare nei giorni caldi della scorsa estate, fingere di non sapere qual è stato il ruolo geopolitico dell’esercito negli ultimi decenni, far finta di ignorare il ruolo fondamentale avuto dalla monarchia saudita nella deposizione di Morsi: cos’altro avrebbero potuto aggiungere gli estensori del comunicato per insudiciare il nome che porta il loro (non a caso minuscolo) partito?

Avrebbero solo potuto aggiungere la più bieca forma di islamofobia. Bene: lo hanno fatto. Per questi «comunisti», tutte le formazioni islamiche, in quanto tali, vanno messe al bando e perseguite in tutti i modi. Ogni formazione islamica, in quanto tale, è infatti reazionaria, «fascista», «criminale» e «terrorista». Neanche il più invasato neocon alla corte di George W. Bush avrebbe saputo fare di meglio.

Ma nella loro foga islamofoba, ecco però una bella scivolata sulla classica buccia di banana. Leggiamo: «Si sta manifestando uno stato di confusione, una mancanza di direzione, e non comprendiamo perché venga trattato con tanta delicatezza il partito “Al-Nour” salafita». Ma dai, un piccolo sforzo che lo sapete benissimo come mai questo partito salafita, dunque ben più «integralista» della Fratellanza, viene trattato con i guanti di velluto. Il fatto è che Al-Nour è un partito notoriamente sostenuto dall’Arabia Saudita. E fondamentalmente saudita è stato il golpe, anche se questi comunistucoli fingono di ignorarlo.

Ora, che del democraticissimo regno dei Saud non si parli proprio già la dice lunga, ma che in una simile cornice si pretenda di perseguire avanzatissimi obiettivi sociali, o è sintomo di schizofrenia o di disonestà. E naturalmente una cosa non esclude l’altra.

Potremmo anche chiudere qui. Ma non manca un’altra ciliegina sulla torta. Che merita di essere citata. L’esercito egiziano ha blindato ulteriormente Gaza? E chissenefrega! L’importante è che possiamo «salutare il ruolo delle forze armate nel fronteggiare gli attacchi terroristici nel Sinai, per eliminare un focolaio del terrorismo nazionale e internazionale».

Ora fermiamoci davvero, perché di certi «comunisti» proprio non se ne può più.