Secondo documenti della NSA degli Stati Uniti fatti trapelati da Edward Snowden e pubblicati di recente dal New York Times, il Venezuela è stato uno degli obiettivi principali dell’Agenzia di spionaggio. Gli Stati Uniti sembravano particolarmente interessati all’influenza regionale del Venezuela. Il New York Times (NYT) ha pubblicato un documento ufficiale dell’NSA, il 2 novembre, che riassume le priorità dell’agenzia nel 2007 per i successivi 12-18 mesi riguardo la signal intelligence (SIGINT) o le intercettazioni.

Il documento o “Lista delle missioni strategiche” dettaglia le 16 priorità “tematiche” come  terrorismo, sicurezza nazionale e armi di distruzione di massa, oltre a sei “obiettivi duraturi“. Gli obiettivi duraturi sono sei Paesi che secondo la NSA bisognava “indirizzarsi in modo olistico per la loro importanza strategica”. Il  Venezuela era menzionato come uno dei sei “obiettivi duraturi“, così come in molte delle 16 aree tematiche.

L’obiettivo della NSA verso il Venezuela, nel 2007, quale “obiettivo duraturo” era “impedire politicamente (sic) al Venezuela di raggiungere l’obiettivo della leadership regionale e di perseguire politiche che influiscano negativamente sugli interessi globali degli Stati Uniti“. La NSA si focalizzava nel fornire dati SIGINT “ai decisori degli Stati Uniti per una prospettiva olistica delle tendenze e degli sviluppi regionali, con una valutazione/previsione su direzione, piani, intenzioni e capacità strategiche che colpissero gli interessi degli Stati Uniti“.

La NSA s’è, in generale, incentrata sulla potenza regionale del Venezuela e “sul progresso di (Hugo) Chavez nelle sue iniziative volte a perseguire obiettivi regionali di politica energetica, economica ed ideologica“. La NSA quell’anno decise anche di concentrarsi sulla valutazione della “stabilità del regime, in particolare nel settore energetico” del Venezuela e sulla “profondità e ampiezza” dei suoi rapporti con Iran, Cuba, Cina e Russia. Gli altri Paesi scelti quali “obiettivi duraturi” furono Cina,  Corea democratica, Iran, Iraq e Russia. Il Venezuela è stato anche uno dei principali Paesi nelle 16 aree tematiche.

Nell’area stabilità statale/politica, l’obiettivo della NSA era fornire “l’avvertimento dell’imminente instabilità dello Stato“, in Venezuela e Bolivia, e “gli sviluppi latinoamericani bolivariani” furono una priorità nel monitoraggio delle “attività politiche interne che potrebbero sfociare in una crisi“. Allo stesso modo, il documento elencava il Venezuela come uno dei settori in cui la NSA “monitorava le tensioni regionali che potrebbero degenerare in conflitto/crisi“, notando la preoccupazione su come una tale crisi, in Venezuela, potesse “avere un impatto sulla regione circostante”.

Nel topic “Information Operations“, è chiaro che la NSA era impegnata in “inganno militare” (MILDEC), “operazioni psicologiche” (PSYOP) e “comunicazioni strategiche inter-agenzia… per influenzare il comportamento e le attività dei bersagli“, al fine d’indurre in errore i cosiddetti avversari in Venezuela, Iran, Corea democratica e Cina. Il Venezuela era anche nella lista della NSA dei Paesi in cui “viene assicurato il vantaggio diplomatico nella politica estera degli Stati Uniti” attraverso il monitoraggio delle comunicazioni diplomatiche.

Nel suo articolo sui documenti trapelati, il NYT ha descritto una presentazione PowerPoint dell’agosto 2010 sullo “Sviluppo della missione economica venezuelana“. Secondo il New York Times, “l’NSA monitorava il flusso di miliardi di dollari tra Caracas e Cina (sistemi radar e  perforazione petrolifera), Russia (aerei da combattimento MiG e missili spallegiabili) e Iran (fabbrica per la produzione di droni)”.

Il giornale afferma anche che la NSA sorvegliò il Ministero delle Finanze e della Pianificazione del Venezuela, controllando la posta elettronica governativa e dei primi 10 funzionari economici venezuelani. “Un ufficiale della NSA in Texas, in altre parole, veniva pagato per esaminare ogni giorno i messaggi privati di oscuri burocrati venezuelani, a caccia di curiosità (sic) che potessero offrire un qualche misero vantaggio politico“, dichiarava il New York Times.

La reazione del governo venezuelano

Ieri il ministro degli Esteri del Venezuela Elias Jaua ha reagito alla nuova fuga (di notizie, ndr). “E’ inaccettabile spiarci… e anche che lo facciano con qualsiasi altro governo”, ha detto. “Non è una sorpresa, lo sapevamo, e proprio (queste cose) hanno fatto sì che il rapporto tra Venezuela e Stati Uniti siano al livello attuale“. Venezuela e  Stati Uniti non hanno ambasciatori dal 2010. Nell’ottobre di quest’anno il Venezuela ha anche espulso tre diplomatici statunitensi, tra cui il suo incaricato d’affari, accusandoli di complottare per destabilizzarlo.

Il giorno dopo gli Stati Uniti espulsero tre diplomatici venezuelani, tra cui l’incaricato d’affari Calixto Ortega. Rodrigo Cabezas, ex-ministro delle finanze nel 2007 e quindi probabilmente uno dei dieci funzionari spiati, ha detto: “Per noi è chiaro che il sistema di spionaggio nordamericano viola l’articolo 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani… ogni Paese dell’America Latina e dei Caraibi… dovrebbe prendere precauzioni per garantirsi che… le multinazionali che gestiscono le informazioni non si prestino a spiare i cittadini e i loro governi“.

da selvas.org
Fonte: Venezuelanalysis