Bocciato il maggioritario, delegittimata la Seconda Repubblica e la classe politica che l’ha popolata

Se fossimo in un Paese serio, e dunque dotato di istituzioni minimamente serie, la sentenza che la Corte Costituzionale ha pronunciato ieri non dovrebbe lasciare adito a dubbi. Ma così non è, dato che il marcio politicantume della Seconda Repubblica è ancora al suo posto e farà di tutto per restarvi. Sono già partiti, infatti, – e non poteva essere altrimenti – i tentativi di rovesciare la sostanza della sentenza, per riciclare in qualche modo il sistema bipolare  fondato sul maggioritario. E’ grave che a questo coro maggioritarista si sia già aggiunto anche Beppe Grillo. Una posizione, la sua, sbagliata e perfino autolesionista.

Come noto, la Consulta ha dichiarato incostituzionali due aspetti della legge fino a ieri in vigore (il cosiddetto Porcellum): l’esistenza di un premio di maggioranza privo di soglie minime per accedervi, l’assenza del voto di preferenza. Che la legge calderoliana fosse contraria ai principi costituzionali era fin troppo evidente, come ugualmente evidente era la natura incostituzionale della legge che l’ha preceduta, quel Mattarellum altrettanto maggioritario entrato in vigore nel 1993.

Meglio tardi che mai!, potremmo dire, dato che per vent’anni la Corte ha preferito ignorare la questione, con il pretesto assai discutibile che vorrebbe la legge elettorale come materia non direttamente costituzionale. Ora, per dare un giudizio su questo aspetto, non è certo necessario essere dei fini costituzionalisti, perché non sarà un caso se la Costituzione e la legge proporzionale videro la luce in parallelo, nello stesso contesto storico e politico.

Così come non è un caso che, una volta arrivati al maggioritario, si sia disinvoltamente passati a parlare di Seconda Repubblica, con una Costituzione sempre più ridotta a carta straccia. Che questo sia avvenuto solo implicitamente, mentre i tromboni istituzionali (a partire da presidenti della repubblica uno peggio dell’altro) continuavano a celebrare la Carta nei loro riti sacerdotali, questo ci parla solo di quanto sono marci costoro, della loro natura menzognera, della loro disonestà intellettuale.

Ma veniamo alle conseguenze della sentenza di ieri.

Forza Italia e M5S chiedono di andare a votare subito, dato che la sentenza delegittima il parlamento, dunque il governo, ed anche il presidente della repubblica. Hanno ragione? Assolutamente sì. Se vogliamo prendere sul serio il pronunciamento della Corte, e non considerarlo semplicemente come un mezzuccio per dare a Letta un compitino da fare giusto per restare ancora un po’ a Palazzo Chigi, le cose stanno assolutamente così.

Naturalmente non escludiamo affatto che qualche giudice costituzionale si sia pronunciato avendo a cuore il governicchio delle «strette intese», anzi! Ma il risultato è comunque quello di una potente delegittimazione dell’intera classe politica. Un fatto che sta producendo una vera costernazione nel fronte da tempo al lavoro per arrivare al Super-Porcellum, cioè al doppio turno di coalizione.

Tra i costernati c’è il professor Roberto D’Alimonte. Costernato, ma anche competente e lucido, ecco come sintetizza il tutto sul Sole 24 Ore di questa mattina:
«La Corte non ha creato un vuoto normativo. Ha sostituito un sistema elettorale maggioritario con un sistema proporzionale. E nel frattempo ha anche destabilizzato i sistemi di governo regionali. In tutte le regioni infatti i consigli sono eletti con sistemi a premio di maggioranza senza soglia per l’attribuzione del premio. Sono tutti porcelli. Ed è andata anche oltre. Ha dichiarato illegittime anche le liste bloccate. Un meccanismo con cui in Spagna si scelgono il 100% dei parlamentari, in Germania il 50% e in Toscana tutti i consiglieri regionali».

Potremmo aggiungere che il maggioritario senza soglia è in vigore da vent’anni anche per comuni e province, e siamo così all’en plein.

Se D’Alimonte è irritato, ma almeno corretto nel riconoscimento della portata della decisione della Consulta, diverso è il discorso per il ceto politico. In questo caso – l’abbiamo già accennato all’inizio – non solo quello bipolare, visto che anche Grillo reclama, chissà perché, il Mattarellum.

Da ieri sera il regime è al lavoro: Quirinale, Palazzo Chigi, partiti di governo, mezzi di informazione, tutti alla ricerca del modo per trovare la quadratura del cerchio. Il loro obiettivo è semplice: disinnescare la sostanza della sentenza di ieri, piegarla ai loro specifici interessi, ripristinando in qualche modo un sistema che garantisca il bipolarismo.

Ciò che vogliono è dunque un nuovo maggioritario. Potrà chiamarsi doppio turno di coalizione (come vorrebbe buona parte del Pd, a partire da Renzi), potrà chiamarsi nuovo Mattarellum (come vogliono altri piddini, ma anche Forza Italia e M5S), ma il risultato sarebbe comunque lo stesso: il ripristino forzoso di un bipolarismo ripudiato dagli elettori ed ora bocciato anche dalla Corte costituzionale.

Possiamo accettare una simile truffa? Ovviamente no. E qui arriviamo al problema M5S. Giusto chiedere le elezioni immediate, il tutti a casa. Sbagliato, sbagliatissimo, perfino autolesionista chiedere di farlo con il Mattarellum.

Entriamo nel merito. Intanto la sentenza di ieri non ha affatto ripristinato la legge Mattarella, e dunque chi volesse davvero reintrodurla dovrebbe passare da un lungo percorso parlamentare, altro che “tutti a casa”! In secondo luogo, le principali forze parlamentari (Renzi lo ha già richiesto espressamente con un’intervista a Repubblica) lavorerebbero per un ulteriore peggioramento di quella legge, ad esempio trasformando i 2/3 del 25% della vecchia quota proporzionale in premio di maggioranza. In terzo luogo – e questa è la questione davvero dirimente – il Mattarellum è una legge assai somigliante al Porcellum, anch’essa non ha soglie per limitare il premio di maggioranza, e potenzialmente (come riconosciuto dallo stesso D’Alimonte) è ancor più maggioritaria della legge ieri dichiarata incostituzionale.

Questo significa che la legge uscita dal pronunciamento della Consulta sia la nostra legge ideale? Certamente no, dato che resterebbero in vigore le soglie di sbarramento, ma senza dubbio è questa la miglior legge dopo che il referendum del 18 aprile 1993 affossò il sistema voluto dai costituenti. E siccome da questo parlamento – peraltro a questo punto formalmente illegittimo – non uscirà mai qualcosa di più avanzato, mentre quel che si prepara è invece l’ennesima truffa maggioritaria e bipolare, ci sono solo due cose da dire: tutti a casa subito, votare quanto prima con la legge proporzionale!

Passa anche da qui la lotta per il ripristino dei principi costituzionali travolti dalle oligarchie dominanti, un obiettivo che è tra i punti qualificanti della mobilitazione che scatterà il prossimo 9 dicembre.