9 dicembre: i nemici esterni e quelli interni

Agire con la testa, fare pulizia

Quando nel febbraio scorso annunciammo il nostro voto alle liste M5S, dicemmo che occorreva una potente spallata elettorale contro il regime, e che questa avrebbe aperto la strada alla spallata sociale. Quest’ultima è arrivata, fragorosa, col Movimento del 9 dicembre, giunto al quarto giorno di mobilitazione.

Occorre rafforzarlo, strutturarlo affinché non sia un fuoco fatuo. Occorre quindi difenderlo con le unghie e coi denti, non solo dai suoi nemici esterni ma pure da quelli interni.

I nemici esterni li conosciamo, sono anzitutto le forze del regime che prima hanno previsto il flop della mobilitazione, poi quando è scattata allargandosi a macchia d’olio hanno scatenato una campagna di denigrazione per isolarlo. Siamo stati bollati come “qualunquisti”, “populisti”, ed infine “fascisti” e “golpisti”.

A queste forze di regime si sono affiancati politici, sindacalisti, intellettuali e gruppetti della sinistra che, invece di andare incontro a questa genuina rivolta popolare per aiutarla a vincere, con miserabili pretesti, si stanno dimenando affinché sia sconfitta. Cosa hanno in comune forze di regime e di presunta opposizione? La loro siderale e oramai incolmabile distanza dalla realtà sociale e dal popolo in rivolta.

Ma il Movimento del 9 dicembre ha anche nemici interni.

Quali sono?

(1) Il primo nemico è la mitomania.
Noi riconosciamo ai promotori della protesta i loro meriti. Ma con troppa garibaldina leggerezza da alcuni di loro sono stati lanciati bellicosissimi proclami rivoluzionari, prematuri annunci di assalto finale al potere. Non si scherza col fuoco! Il Movimento è ancora alle prime armi, non ha ancora dietro di sé una forza di massa. Improvvisati proclami incendiari possono solo produrre frustrazione. Un passo alla volta quindi. Occorre far ragionare i mitomani che si sono montati la testa.

(2) Il secondo nemico è la faciloneria. La lotta sarà ancora molto lunga, la rivoluzione è un punto d’arrivo, non di partenza. Il Movimento deve organizzarsi, l’energia che si sprigiona nelle strade e nelle piazze va incanalata, altrimenti si disperderà e quello del 9 dicembre sarà stato un ennesimo fuoco di paglia.

(3) Il terzo nemico sono le forze politiche che, piombate sul movimento all’ultimo momento con le loro truppe cammellate e le loro dichiarazioni, cercano di mettere il cappello alla mobilitazione per portare acqua al loro mulino. Questo è un movimento di base autorganizzato, che si autodetermina, che deve decidere democraticamente le cose da fare, quindi evitando forzature d’ogni tipo.

(4) Il quarto nemico sono coloro che complottano alla spalle del Movimento tentando di eterodirigerlo per secondi fini. Danilo Calvani, oltre che evitare di girare in auto di lusso (un insulto alla grande maggioranza di chi protesta), per le responsabilità che porta, deve smentire categoricamente la frase a lui attribuita e che ora i media diffondono a piene mani secondo cui, caduto il governo, sarebbe auspicabile un governo delle forze di polizia. Un Golpe? Questa idiozia è un’offesa alla stragrande maggioranza dei cittadini in lotta.

(5) Il quinto nemico sono i gruppi fascisti, comunque camuffati. I cittadini hanno risposto ad un appello che chiama alla difesa della democrazia e della Costituzione repubblicana. Noi vogliamo mandare a casa chi governa anche perché svendendo la sovranità e sottoponendoci alla dittatura esterna dell’Unione europea ha calpestato la Costituzione e sospeso la democrazia. Non possiamo quindi ospitare gruppuscoli che sputano sulla Costituzione, odiano la democrazia e usano il Movimento come zona di pesca.

Il primo compito ora è avanzare
, e per farlo occorre guadagnare l’appoggio della più ampia fetta di popolazione che guarda con simpatia la nostra lotta, ma giustamente vuole vedervi chiaro, vuole vedere facce pulite alla testa della rivolta.

La strombazzata manifestazione su Roma sarebbe un errore.
Questa potrebbe essere la tomba del Movimento. Quando andremo a Roma non sarà per la solita liturgica sfilata ma per dare la spallata definitiva al regime, ovvero andremo per vincere. Non è ancora il tempo. Occorrono altri mesi di sensibilizzazione e mobilitazione, crescere ai livelli locali, per portare un giorno non lontano a Roma non qualche migliaio di manifestanti, ma centinaia di migliaia.

Per questo occorre dare una struttura organizzata, democratica e davvero rappresentativa al Movimento.
Questa è ora la vera priorità. Visto il salto in avanti compiuto dal Movimento in questi quattro giorni, l’attuale coordinamento nazionale, senza nulla togliere ai suoi meriti, ha esaurito i suoi compiti.

Bisogna indire subito una grande assemblea nazionale di tutti i coordinatori e portavoce da svolgersi prima della fine dell’anno. In quella sede formare un Coordinamento nazionale. Quello sarà l’organismo preposto a prendere le decisioni importanti.

La Segreteria nazionale di Mpl
12/12/13