15/12 ore 17:30
Avevamo da poco diffuso il comunicato della Segreteria nazionale del Mpl (che potete leggere di seguito) quando alcuni dei coordinatori nazionali, tra cui Ferro e Chiavegato, si sono pubblicamente dissociati da Calvani e dalla “marcia su Roma”. Meglio così!

Il Movimento 9/12, giunto al sesto giorno di mobilitazione autorganizzata, si trova davanti ad un bivio. Nei presidi ci si chiede che fare ora? Continuare ad oltranza i presidi e i blocchi non è possibile. Molti attivisti pensano che a questo punto occorra una grande manifestazione nazionale a Roma per “mandarli tutti a casa”. Questa proposta è strombazzata da Danilo Calvani e dai suoi accoliti, non è condivisa nemmeno dal resto dei coordinatori nazionali, a partire da Mariano Ferro e da Lucio Chiavegato. E’ dunque una proposta divisionista che rischia di spaccare definitivamente il Movimento.

Quella della “marcia su Roma” è una scorciatoia ambigua, pericolosa e suicida.

Pericolosa perché rischia di diventare il palcoscenico dei gruppi fascisti, principalmente romani, che si sono infiltrati nella mobilitazione, proprio grazie a Danilo Calvani che i fascisti stessi considerano il loro referente.

Danilo Calvani è un mitomane che sta utilizzando il Movimento 9/12 per i suoi loschi disegni. Il sospetto è che occulti burattinai, via Calvani, tentino di utilizzare il Movimento 9/12 per loro torbidi disegni politici. Quali sono? Egli lo ha confessato in una dichiarazione, che non ha mai davvero smentito, nella quale sosteneva che dopo la caduta del governo Letta «…vi sarà un periodo transitorio in cui lo Stato sarà guidato da una commissione retta dalle forze dell’ordine, trascorso il quale si procederà a nuove votazioni». Dichiarazioni come queste sono un’offesa alla gran parte degli attivisti del Movimento, sono in palese opposizione alla piattaforma sovranista e democratica con cui è stata indetta la mobilitazione.

La proposta di scendere a Roma il 18 dicembre non è solo pericolosa ma suicida. Lo è per la semplice ragione che sarà una manifestazione con numeri scarsi, che quindi potrebbe essere il funerale del Movimento. La simpatia popolare che abbiamo registrato nei presidi e nei blocchi non si è trasformata in adesione attiva e massiccia. I presidi si sono ingrossati in alcuni luoghi, in altri meno. Insomma: dopo il primo slancio il Movimento accusa una comprensibile stanchezza. Come ogni movimento non può procedere sempre in avanti, in linea retta, sempre all’attacco. Ha bisogno di rifiatare per riprendere  slancio.

Il Movimento, a partire dalle singole zone e città, deve ora consolidarsi, mettere più solide radici sociali,  evitando che gli attivisti se ne tornino a casa o nel mondo virtuale di facebook. Come si fa? Si fa anzitutto decidendo collettivamente che non si torna a casa. I vari presidi debbono strutturarsi come collettivi permanenti di lotta, trovare luoghi stabili di discussione e di organizzazione, eleggere democraticamente dei comitati direttivi rappresentativi, quindi coordinarsi ai livelli provinciali e regionali, fino al livello nazionale.

Una volta costruita una rete stabile e un comitato nazionale dirigente davvero rappresentativo, si potrà pensare di ripassare all’offensiva, con azioni concertate e contundenti. Non ne mancheranno le occasioni nei prossimi mesi. Non fermarsi quindi, ma procedere meglio organizzati ed inventarsi iniziative cittadine e locali che poi dovranno confluire in nuove giornate di lotta generali.

E’ fisiologico che alcuni di coloro che si sono mobilitati sull’onda dell’entusiasmo, molleranno. Saranno quelli che non andranno a casa che si prenderanno sulle spalle la responsabilità di dare continuità al Movimento. Ed è anche prevedibile che in diverse zone coloro che si sono improvvisati come coordinatori si demoralizzeranno e si faranno da parte, che nuovi lottatori si faranno avanti.

Quando la lotta si fa più dura i migliori occuperanno la prima linea.

La Segreteria nazionale del Mpl
15 dicembre 2013

da sollevAzione