Uno e Trino. L’imbroglio al cubo del rottamatore della democrazia

L’imbroglio questa volta è al cubo. Perché proporre una sola legge truffa? Meglio proporne tre, di identica fattezza, lasciando poi la scelta (ed eventualmente la colpa) agli incauti alleati. Tanto quel che conta è il risultato: sfasciare quel che resta della democrazia rappresentativa, seppellendo con ratifica quirinalizia la Costituzione del 1948. Un risultato garantito da ognuna delle tre ipotesi avanzate da Renzi sulla legge elettorale.

Al sindaco di Firenze non gliene frega niente se alla fine prevarrà il sistema delle comunali (ovviamente peggiorato), il Mattarellum (ovviamente peggiorato) od il metodo spagnolo (ovviamente peggiorato). Gli basta che sia uno dei tre, per ottenere un sistema comunque iper-maggioritario come non esiste, per quanto a nostra conoscenza, in nessun altro paese al mondo.

Ma guarda un po’ come l’è democratio i Renzi! E’ talmente democratico da infischiarsene totalmente della sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre scorso. Con quella sentenza, le cui motivazioni verranno rese pubbliche a breve, la Consulta ha dichiarato incostituzionali due aspetti della legge attualmente in vigore: l’esistenza di un premio di maggioranza privo di soglie minime per accedervi, l’assenza del voto di preferenza.

Ora cosa vuol fare il Blair alla fiorentina? Con una faccia di bronzo che non ha paragoni, il vecchio amico di Marchionne vuole muoversi esattamente nella direzione opposta da quella indicata dalla Corte. E come l’ad della Fiat è stato il paladino della distruzione di ogni diritto dei lavoratori, Renzi si propone come il demolitore più accanito di ogni diritto democratico. Altro che rottamatore della vecchia classe politica ed asfaltatore del berlusconismo! Quel che il neo-segretario del Pd vuol veramente rottamare è il principio della rappresentanza, senza il quale non può esistere nessuna democrazia parlamentare degna di questo nome. Per farlo si alleerà probabilmente con il per nulla asfaltato Cavaliere, di certo proponendosi come versione “moderna” e di “sinistra” del berlusconismo stesso.

Perché le tre ipotesi di legge, proposte dal Pd, sono tutte e tre antidemocratiche ed incostituzionali? E’ presto detto: perché in tutti e tre i casi – Mattarellum, metodo spagnolo, sistema delle comunali – si avrebbe un sistema ancor più maggioritario di quello esistente con il Porcellum, bocciato proprio per questo dalla Consulta.

In tutti e tre i casi avremmo la trasformazione di una minoranza in maggioranza assoluta. In tutti e tre i casi la misura del premio di maggioranza (esplicito e/o implicito) sarebbe ben superiore a quello della vecchia legge. E, a differenza del Porcellum, il premio di maggioranza si determinerebbe in base ad un sistema già maggioritario. Insomma, sicuro dell’inqualificabile connivenza del Quirinale, e dell’assenza in materia di ogni vera opposizione parlamentare, Renzi non si è posto alcun limite.

Di fronte alle odierne proposte piddine, la famosa «legge truffa» del 1953, che rafforzava con un premio una maggioranza già di suo assoluta, sarebbe un sistema mille volte più democratico. Ma oggi anche gli storici e gli intellettuali di sinistra tacciono, come se il più antidemocratico dei principi – quello della governance – fosse penetrato ovunque con la forza ammorbante di un veleno senza limiti.

Ora, siccome la materia è ostica a molti, vediamo meglio in cosa consistono le tre ipotesi renziane.

Partiamo dal sistema delle comunali
, più esattamente quello in vigore nei comuni con oltre 15mila abitanti. Quel sistema, qualora nessuno raggiunga la maggioranza assoluta al primo turno, prevede come noto il ballottaggio che assegna al vincitore il 60% dei seggi. Sessanta percento che è assai di più del 54% previsto dal Porcellum alla Camera. Lo spostamento verso un rafforzamento del  maggioritario è dunque evidente. Ma a lui non gli basta mica! Ed ecco allora l’introduzione di una soglia di sbarramento, che alle comunali non esiste, del 5%.

C’è in più un aspetto costituzionale assai rilevante. Alle comunali si ha l’elezione diretta del sindaco, dunque, trasponendo quel sistema, si avrebbe l’elezione diretta del primo ministro. E’ vero che con l’introduzione del maggioritario, nel 1993, la Costituzione è stata già di fatto stravolta su questo punto, ma qualora fosse questo il sistema adottato si arriverebbe poi inevitabilmente anche al suo stravolgimento formale.

Inoltre, va ricordato che l’attribuzione di una maggioranza così ampia al vincitore del ballottaggio, anche solo con il 50% dei voti +1, venne giustificata dai fautori della legge sulle comunali (sempre del 1993) con il fatto che si trattava appunto dei consigli comunali e non del parlamento, nel quale si ammetteva evidentemente la necessità di una qualche maggior tutela del principio di rappresentanza. Oggi, invece, si vorrebbe appiattire tutto sulla legge dei sindaci-podestà. In più peggiorandola con lo sbarramento del 5%.

Vediamo ora il cosiddetto modello spagnolo.
In questo sistema l’attribuzione ultra-maggioritaria dei seggi avviene attraverso un soglia implicita. Il Paese verrebbe infatti suddiviso in 118 piccole circoscrizioni, ognuna delle quali dovrebbe eleggere una media di 5/6 parlamentari. Siccome quel sistema non prevede il calcolo dei resti nel collegio unico nazionale, o vinci i seggi collegio per collegio (dunque con percentuali necessarie spesso sopra il 10-15%) o sei fuori. Ma siccome alcune circoscrizioni (quelle metropolitane) dovrebbero essere giocoforza più grandi, a scanso di equivoci si prevede lo sbarramento del 5%.

Ma anche in questo caso, mica gli basta! Non gli basta proprio, ed ecco infatti l’aggiunta di un premio di maggioranza del 15%, peggiorando così – e non poco – lo stesso antidemocratico sistema spagnolo.

Arriviamo infine al Super-Mattarellum. Come abbiamo scritto tante volte, già il Mattarellum era potenzialmente assai più maggioritario del Porcellum. Ma anche qui si è pensato bene di peggiorarlo ulteriormente. Come? Facendo sparire la quota proporzionale, trasformandone una parte (ancora il 15%) in premio di maggioranza.    

Cosa sarebbe avvenuto alle elezioni dello scorso anno se avessimo votato con questi tre sistemi?
Certo, con esattezza non lo possiamo sapere. Ma qualche ipotesi ragionevole si può fare.

Come noto, centrosinistra e destra superarono entrambi di poco il 29% dei voti, ma il centrosinistra arrivò primo con il 29,54%. Una manciata di voti che gli ha garantito il 54% dei seggi alla Camera. Un autentico scandalo, ma cosa sarebbe successo con le tre ipotesi renziane?

Nel primo caso
(sistema delle comunali) si sarebbe andati al ballottaggio tra centrosinistra e destra. Al vincitore sarebbe andato il 60% dei seggi, mentre il perdente al ballottaggio (ma anche il M5S) avrebbero visto un’ulteriore decurtazione dei propri seggi.

Nel secondo caso (modello spagnolo), il sistema dei piccoli collegi – che notoriamente favoriscono la personalizzazione del voto – avrebbe rafforzato i due schieramenti principali, garantendo comunque la maggioranza assoluta ad uno dei due grazie al premio di maggioranza del 15%. Probabilmente saremmo finiti ad una percentuale sempre vicina al 60%, perché in questo caso l’effetto maggioritario è dato dal combinato disposto di tre fattori: le dimensioni dei collegi, lo sbarramento al 5%, il premio di maggioranza.

Nel terzo caso
(Mattarellum) il premio di maggioranza reale sarebbe stato anche maggiore. Questo perché i collegi uninominali premiano i candidati più conosciuti nei loro territori (ad esempio gli amministratori locali), così come la campagna elettorale del tutto personalizzata favorisce i candidati con più soldi e maggiore visibilità mediatica. Non è difficile capire come questo sistema sarebbe addirittura micidiale per i candidati del M5S. Ed anche per questo non si comprende proprio la preferenza del movimento di Grillo per il Mattarellum.

In conclusione

Abbiamo già visto come le proposte di Renzi mirino a stravolgere il pronunciamento della Corte Costituzionale. Certo, Renzi non è solo. Con lui, o perlomeno con il disegno ultramaggioritario, ci sono Napolitano e Letta, al di là degli immediati interessi politici di ciascuno. E c’è pure l’eurocrazia di Bruxelles, che sa perfettamente che questo è l’unico modo per infischiarsene della volontà popolare.

Tutte ragioni in più per affermare una verità assai semplice: dopo la sentenza della Consulta non c’è alcun bisogno di una nuova legge elettorale, nel senso che la legge c’è già. Si tratta di una legge proporzionale, con le preferenze che si possono reintrodurre con un semplice decreto. Come abbiamo già scritto, non si tratterebbe certo della nostra legge ideale: «Ma senza dubbio è questa la miglior legge dopo che il referendum del 18 aprile 1993 affossò il sistema voluto dai costituenti. E siccome da questo parlamento – peraltro a questo punto formalmente illegittimo – non uscirà mai qualcosa di più avanzato, mentre quel che si prepara è invece l’ennesima truffa maggioritaria e bipolare, ci sono solo due cose da dire: tutti a casa subito, votare quanto prima con la legge proporzionale!»

Perché, di fronte a questa situazione, anche il M5S sembra voler partecipare a modo suo alla discussione sulla nuova legge elettorale? Se, come risultante della sentenza della Consulta, una nuova legge di fatto già c’è, se essa è nettamente più democratica delle altre ipotesi in campo, se essa e solo essa consentirebbe di votare al più presto mandando a casa l’intera classe politica, perché non assumere con decisione questa posizione?

Mentre solo il tempo potrà forse fare chiarezza su un simile mistero, occupiamoci ora di una questione ancora più importante: come opporsi efficacemente al renzismo?

Abbiamo visto come, nella sostanza, la visione renziana sia la più antidemocratica proposta al paese dal 1945. Su questo non possono esserci dubbi. E, tuttavia, la sostanza è una cosa, ma nell’odierna società conta maledettamente la forma. E la forma del rottamatore della democrazia – e con essa, non dimentichiamolo, di ogni diritto sociale – è una forma assai astuta e di “sinistra“, non rinunciando anche ad andare a caccia di consensi nelle praterie pentastellate. Non a caso Renzi ha ricevuto l’abbraccio di quel Landini che solo tre mesi fa sembrava destinato a costruire un soggetto politico a sinistra del Pd. Ecco uno di quei fatti simbolici che dovrebbe far riflettere.

Renzi si presenta come “innovatore”, “giovane”, come paladino dei diritti civili, favorevole ai matrimoni gay. Tutte cose che nell’immaginario rimandano alla “sinistra” così come viene intesa oggi dai più. Tutte cose che servono a coprire la sostanza, che non è solo quella di un personaggio assetato di potere per sé e per il gruppo che gli si raccoglie attorno. La sostanza è anche un’altra: ed è che Renzi è forse l’ultima carta italiana delle oligarchie europee. Con le quali egli si permette una certa consuetudine (vedi l’incontro con la signora Merkel di qualche mese fa), ed anche una certa baldanza (vedi alcune dichiarazioni sulla possibilità di sforare il famoso 3% del rapporto deficit/Pil).

Una disinvoltura che il sindaco di Firenze può consentirsi proprio perché sa quanto a Bruxelles abbiano bisogno di lui. Magari per usare propagandisticamente il taglio di 315 senatori, allo scopo di coprire la prosecuzione di un massacro sociale che gli euro-oligarchi immaginano più accettabile agli italiani se essi avranno in cambio lo scalpo di qualche politicante di troppo.

Ecco, per lottare contro il renzismo bisogna partire proprio dal disvelamento della natura antidemocratica ed antipopolare del suo disegno. Chiarendo che il nemico non è solo lui. Il nemico è il blocco di potere che lo sostiene. Il nemico sono le oligarchie euriste che si apprestano ad usarlo. In fondo una “rottamazione” tutta interna all’Italia serve anche a far ritenere che i problemi siano tutti interni e tutti riconducibili al ceto politico.

Beninteso, il ceto politico degli ultimi decenni fa semplicemente schifo e va cacciato al più presto. Ma fa schifo anche perché servile verso le oligarchie euriste, un aspetto che il renzismo si guarda bene dall’evidenziare, candidandosi semplicemente a prendere il posto degli attuali governanti.

Probabilmente Renzi sarà un avversario più ostico di Monti e Letta. Opporsi da subito alla super-truffa della nuova legge elettorale ultra-maggioritaria è il primo passo per rendergli la vita più dura di quel che si aspetta.

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